[15/09/2008] Comunicati

Lehman brothers in bancarotta: That´s all folks!

LIVORNO. Spiegava Vaciago sul Sole 24 ore di qualche giorno fa che i politici non devono spaventare i cittadini, ma parlare meno dei problemi e più dei rimedi. Bene. Chissà come negli Usa i suddetti riusciranno a non spaventare i cittadini – che da non economisti interpretiamo come ‘illudere i cittadini e convincerli che tutto va bene così vanno a fare shopping’ – cercando di rimediare la bancarotta di Lehman Brothers.

Dovranno spiegarlo - senza impaurirli – a quegli azionisti che magari oggi vedono questo fallimento abbattersi come un uragano sui listini europei con l´indice di settore Stoxx in calo del 7,7%, al pari di quello degli assicurativi (-7%), mentre sembra resistere solo l´indice del comparto alimentare (-0,7%). Perdita record poi – dicono le agenzie - per il gigante dei mutui britannici Hbos (-32,3%), seguito da Barclays (-16,4%) e Ubs (-15,6%). Rbs cede il 13% e Credit Agricole il 12,8%- Di seguito gli indici dei titoli guida delle principali Borse europee. - Londra -4,62% - Parigi -5,15% - Francoforte -4,12% - Madrid -4,40% - Milano -3,80% - Stoccolma -4,38%. Borse a picco, quindi, e piccoli e grandi azionisti sull’orlo di una crisi di nervi e oltretutto rischiamo fortemente che questo sia solo l’inizio dell’uragano i cui danni calcoleremo tra qualche ora (o giorno).

Certo, se ‘giochi’ in borsa, bisogna che tu conosca anche le regole e quindi non è immaginabile pensare a un mercato azionario dove tutti guadagnano, ma ci chiediamo se davvero quello attuale sia il migliore possibile. Tra crollo di Lehman Brothers e acquisto di Merrill Lynch da parte di Bank of America, ci ricorda l’Ansa, sono a rischio qualcosa come più di cinquantamila posti di lavoro a Wall Street. Lehman ha 26 mila dipendenti a New York e oltre seimila in Europa di cui cinque mila in Gran Bretagna. A Merrill se ne dovranno andare prevedibilmente 24 mila dipendenti, il 40 per cento dei dipendenti non broker, in seguito all´acquisto da parte di Bank of America.

Gli esperti dicono che il fallimento di Lehman Brothers «è il più grande nella storia delle bancarotte mondiali». Lehman ha superato infatti il ´crac´ di WorldCom, il gruppo telefonico che finì in amministrazione controllata nel 2002 per via di alcune grosse irregolarità contabili. Lehman Brothers ha un debito pari a circa 613 miliardi di dollari ed ha superato di conseguenza oltre a WorldCom anche Drexel Burnham Lambert, fallimento avvenuto nel 1990.

Lehman Brothers è inoltre debitrice di oltre 157 miliardi di dollari nei confronti di una decina di creditori non privilegiati e nei riguardi degli obbligazionisti. In questo caso - sottolinea l´ agenzia Bloomberg - questi debiti potranno essere saldati solo dopo che saranno stati rimborsati i creditori privilegiati. La stessa Lehman ha precisato che fra i creditori non privilegiati figurano Commerzbank e Bank of New York Mellon, per il ruolo svolto da questi istituti nel prestare garanzie agli obbligazionisti. L´ esposizione degli obbligazionisti sarebbe pari a 155 miliardi di dollari, quindi pressoché la totalità del credito non garantito.

Lehman Brothers ha chiesto l´ammissione al Chapter 11, nonostante nel week end sembrassero essersi aperti degli spiragli di soluzione. Ora qualcuno dirà che è il mercato, darling, che è giusto così che i fallimenti sono la febbre e anche la cura della malattia e che dobbiamo avere fiducia perché dopo l’estate del 2009 ci sarà una ripresa, anzi una ripresina. Ovvio che nessuno spera nel crollo della borsa perché sarebbe da ingenui e da folli, ma un nuovo modello economico dove sia forte la riduzione della finanziarizzazione che gonfia bolle a tutto spiano e fuorvia ogni legame dell’economia con le reali risorse del pianeta non solo è auspicabile, bensì inderogabile. Questo modello non funziona, forse avrà il pregio di autoregolarsi, ma il prezzo che se ne paga socialmente e ambientalmente è ogni giorno più alto e insostenibile.

E proprio a conferma di quanto abbiamo finora osservato, sono arrivate in serta le ´rassicuranti´ parole di George W. Bush: «l´economia americana è ´robusta´ e può sostenere gli ´aggiustamenti´ dei mercati finanziari» aggiungendo che la sua amministrazione «sta cercando di ridurre le turbolenze dei mercati e di minimizzare l´impatto di questi sviluppi sulla intera economia».

(af)

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