[22/09/2008] Comunicati

I cambiamenti climatici preoccupano più gli europei degli italiani?

LIVORNO. Mentre per gli italiani il tema dei cambiamenti climatici risulta prioritario per il 47%, gli europei sembrano guardarvi con più preoccupazione (nel 62% degli intervistati) e – soprattutto -sembrano più determinati a prendere misure concrete per contrastarli. Nel sondaggio condotto da Eurobarometro e commissionato da Parlamento e Commissione europei, la maggioranza dei cittadini dell’Unione ritiene che gli obiettivi fissati per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la quota di energie rinnovabili entro il 2020 siano adeguati o addirittura troppo limitati. Oltre la metà degli europei interpellati si considera informata circa le cause (56%) e le conseguenze (56%) dei cambiamenti climatici, e sui modi per contrastarli (52%). Tuttavia, la percentuale di cittadini che si considera poco informata al riguardo resta significativa (più di quattro intervistati su dieci) e la mancanza di informazioni viene indicata come un motivo importante per non agire.

Quindi in Europa la disponibilità al cambiamento di rotta sembra esserci: anzi il 61% degli intervistati afferma di aver già adottato qualche tipo di misura per far fronte a questo problema mentre il 44% dichiara che sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto per un´energia prodotta da fonti con minori emissioni di gas serra, a fronte del 30% che invece non avrebbe questa disponibilità.

Per gli oltre mille intervistati italiani, il cambiamento climatico rappresenta sì un problema cruciale per l´umanità ma dopo la povertà, la fame, e la carenza idrica (come se poi questi problemi non fossero tra di loro intimamente collegati). Così nei gesti quotidiani, indicati come utili per contribuire a combattere il cambiamento climatico, gli intervistati italiani collocano la primo posto la raccolta differenziata destinata al riciclaggio, al secondo la riduzione di consumi energetici, al terzo l´abbattimento dei consumi di acqua e al quarto quello dei prodotti usa e getta. E si aggiudica solo il quinto posto il ricorso a trasporti più sostenibili, scelti come modalità privata di spostamento solo dal 21% degli intervistati, mentre ancora più in basso scivolano le opzioni della rinuncia all´auto privata e il ricorso al car sharing.

Sarà anche per questo atteggiamento così reticente della popolazione all’adozione di un sistema di trasporto pubblico che le città del Belpaese sono in forte ritardo, rispetto all’Europa, sul fronte della sostenibilità, come sottolinea anche Maria Berrini, presidente dell´Istituto di ricerche Ambiente Italia, che chiama l’Italia ad una «svolta radicale» in occasione della giornata europea senz’auto. Le città italiane - dice Maria Berrini - sono quelle dove la salute è ancora a rischio, collocandosi tutte tra il 45% delle 32 città europee che non rispettano il limite per le polveri sottili (Pm10) fissato nel 2005» e quelle dove – ricorda la Berrini - «l´auto è il mezzo di gran lunga più utilizzato negli spostamenti casa-lavoro».

Dati che «dimostrano quanto ampio è lo spazio di miglioramento», a patto che vi sia però la volontà. Buoni esempi in Europa non mancano. Tra i modelli che si potrebbero seguire, che l’esperta di Ambiente Italia ricorda, vi sono quelli di Praga, Stoccolma e Vienna, dove è possibile usare il trasporto pubblico per il 58%, 47% e 45% degli spostamenti casa-lavoro o dove è possibile usare la macchina meno di altri mezzi, come a Barcellona e Madrid (35% degli spostamenti casa-lavoro) e rendere allo stesso tempo i cittadini molto soddisfatti della sua qualità.

Città ultramoderne senza auto, come Copenaghen e Riga, con 20 auto ogni 100 abitanti, oppure Berlino, Londra e Parigi dove la media delle auto arriva a 30 per 100 abitanti. L’alternativa sono le due ruote: «la bici – segnala la Berrini- è il mezzo di trasporto più comodo per gli spostamenti in città a Copenaghen per il 29% dei cittadini» e risultati simili, utilizzando moderazione della velocità e spazi per le biciclette si sono ottenuti ad Helsinki, che può vantare ben 1.500 km di piste ciclabili, ma anche a Stoccolma e Hannover che ne hanno la metà.

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