[24/09/2008] Urbanistica

Nuovo stadio a Firenze: si può prendere o lasciare (e magari decidere)

Dopo aver aperto, con le sue affermazioni di lunedì sul nuovo stadio, un gorgo politico da cui l’amministrazione difficilmente si districherà in tempi brevi, l’assessore alla Cultura del comune di Firenze, Giovanni Gozzini, ha ieri rimesso le deleghe nelle mani del sindaco Domenici, che le ha accettate. In un comunicato, Gozzini definisce «inaspettato» il rilievo politico che hanno assunto le dichiarazioni rilasciate a Controradio, dichiarazioni per cui «i Della Valle farebbero bene, di questo progettino, a farne un rotolino e poi a ficcarselo su per la tromba del cosiddetto».

Da dischiuse che erano, a Firenze si sono ora spalancate le porte dell’inferno politico, come si può immaginare, e proprio nel momento peggiore. La società Acf Fiorentina, mordendo il freno, ha rilasciato un comunicato in cui sostiene che «nel confronto delle opinioni è basilare il rispetto reciproco onde evitare che si possano creare fraintendimenti molto spiacevoli». La sinistra della maggioranza (Verdi, Pdci, Sinistra democratica) esprime forti perplessità sulla localizzazione del progetto nell’area di Castello (che appare la più probabile per il nuovo stadio) e sulla riduzione dell’area a parco (80 ha) ivi prevista insieme a nuova edificazione per 1,4 milioni di mc. Il centrodestra, raggiante, ha l’occasione per attaccare la giunta sia sull’aspetto urbanistico (Forza Italia sfida il sindaco ad «adeguare lo strumento urbanistico per fare lo stadio nuovo in un’area che dovrebbe essere destinata a verde pubblico») sia su quello politico generale (An ha sarcasticamente pubblicato una “richiesta del comune di Firenze per un nuovo assessore” su un sito di annunci), sia sul delicatissimo piano del rapporto con la Fiorentina, con la sua tifoseria e con l’indotto politico che da questo rapporto discende.

Il nocciolo della questione, ne abbiamo parlato ormai molte volte, sta nel fatto che l’area di Castello (circa 168 ettari racchiusi tra l’aeroporto di Peretola, l’A11 Firenze-mare, due linee ferroviarie e altre direttrici viarie di rilievo) è l’unica grande area “vuota” rimasta all’interno del comune di Firenze e una delle poche di tutta la Piana. Si tratta di una zona ex-paludosa (retaggio del grande lago che in epoca remota occupava tutta la media valle dell’Arno), la cui bonifica integrale è terminata solo intorno alla metà del secolo scorso. L’aggiungersi di motivi urbanistici, politici, amministrativi (l’area è al confine con altri comuni della Piana) e la costruzione dell’adiacente aeroporto di Peretola (anni ’30) hanno comportato poi il suo rimanere “vuota” fino ai nostri giorni, mentre il dibattito politico sulla destinazione dell’area si infiammava e si spengeva alternativamente.

Anche se la pianificazione urbanistica ha compreso la zona di Castello già dal Prg Detti del 1962, solo nel 1984 le cose cominciarono a muoversi in modo significativo: la proprietà dell’area (già allora il gruppo Ligresti-Fondiaria) propose al comune un intervento urbanistico che fu approvato e inserito nel Prg del 1985, prevedendo 3 milioni di mc di edificazione e un parco di 60 ettari. Cifre che a livello politico locale furono oggetto di accesa discussione, ora veniva diminuita la volumetria, ora era ristretto il parco, finché la celeberrima telefonata del segretario Achille Occhetto (1989) ai dirigenti locali del morente Pci pose temporanea fine al dibattito. Negli anni ’90, dopo l’approvazione dello Schema strutturale per l’area metropolitana, la discussione ripartì, fino alla stesura delle linee-guida per l’area da parte dello studio Rogers (1998) che per la prima volta pose i capisaldi volumetrici oggi previsti dal Piano urbanistico esecutivo: e cioè, come detto, 1,4 milioni di mc edificati (comprendenti la scuola sottoufficiali carabinieri, già in fase di cantierizzazione avanzata, più uffici amministrativi, campus scolastici, residenze), e un parco di 80 ettari. Un parco che, al di là del valore che può assumere per la ricreazione umana in zone della periferia fiorentina dove la disponibilità di verde usufruibile è limitata, sembra essere fondamentale per garantire la continuità della connessione ecologica tra il fiume Arno e il sistema delle colline.

Il progetto Fuksas per il nuovo stadio e per i suoi annessi e connessi (un parco tematico, una “dowtown” dello shopping, e quant’altro), presentato da parte della società viola, si caratterizza per non prevedere né una connotazione territoriale precisa (cioè è virtuale e non “destinato” a nessun luogo, per ora), né (conseguentemente) un preventivo dei costi. Il progetto, pur di grande impatto per quanto riguarda il consumo di suolo, ha comunque dei punti di forza. E la necessità di un nuovo stadio per Firenze non è – di per sé – ipotesi da gettare alle ortiche, anche se desta francamente ancora perplessità. Il problema di fondo è che l’unica area disponibile per attuare il progetto è la piana di Castello, a meno che non si vogliano cercare soluzioni esterne ai confini del comune di Firenze, che la società ha fatto capire di non gradire.

E questo, come ha già scritto Enrico Falqui su greenreport, si configura come un vero e proprio “prendere o lasciare”: quello presentato è un progetto potenzialmente utile per la città, ma la cui attuazione avrà necessariamente enormi ripercussioni sia sul piano politico generale che su quello urbanistico, e che ulteriormente diminuirà il valore ecologico del territorio della Piana rispetto all’attuale pianificazione. Inoltre l’attuazione del progetto, a meno che il gruppo Ligresti non accetti una significativa riduzione dell’edificato rispetto a quanto concordato, vanificherebbe probabilmente ogni concreta ipotesi di parco urbano (e del previsto e mai realizzato “parco della Piana”). I Della Valle non hanno la presunzione di presentare un piano riguardante una zona già sottoposta alle scelte urbanistiche, ma vincolano il progetto alla sua realizzazione entro i confini comunali. E se non si fa entro i confini comunali, il progetto non ha ragione di esistere, è la condizione.

Prendere o lasciare, appunto. Dilemma pesante.

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