[24/09/2008] Energia

Eolico, spingiamo chi governa a scelte cogenti invece che alla formulazione di indirizzi

LIVORNO. In relazione all´articolo "Troppe discussioni sull´eolico fanno il gioco di carbone e nucleare" firmato da Claudio Nencini e Maurizio Giacobbe, ritengo che sia utile raccogliere la provocazione per non fare il gioco del nemico, però non credo sia opportuno fermarsi li.

Cioè, anche il paesaggio è un valore e che valore per la Toscana, quindi una qualche composizione del problema bisogna trovarla rinunciando a quelli che sembrano opposti integralismi.

Non ho niente contro l’eolico, anzi, sono del tutto a favore, ma voglio tutelare la ricchezza e bellezza del territorio toscano. Il nodo è che c’è stata una fioritura spontanea di progetti senza che ci sia stata una pianificazione, una valutazione di fattibilità degli interventi in relazione a valori e vincoli paesaggistici e territoriali esistenti. Insomma anche su questo tema si assiste a quella sorta di spontaneismo figlio di una lettura che definirei estremistica del titolo quinto della costituzione riformata, lettura per la quale solo a livello comunale si possono stabilire vincoli e prescrizioni territoriali.

Ma che non è così ce lo ha dimostrato la vicenda del piano paesaggistico che la Corte Costituzionale ha ribadito essere competenza regionale. Allora fermo restando che bisogna dire no al nucleare, è possibile fare un piano per individuare dove e come fare impianti eolici? E’ possibile superare molte resistenze anche delle soprintendenze contro l’installazione di pannelli solari definendo una strategia a difesa dei centri storici, ma a favore di una obbligatoria diffusione del fotovoltaico o del termico altrove in completa integrazione con l’architettura? E’ possibile individuare aree e garantisco che di aree abbandonate, depredate, denudate ce ne sono tante (ad esempio cave e miniere abbandonate tanti anni fa è mai risarcite), dove realizzare grandi impianti solari?

Oppure si deve continuare a fare Pit e Ptc che sono una bella narrazione che non scende nel concreto o se vi scendono lo fanno per le vie delle intese politiche e non per quelle della assunzione di responsabilità nei consessi elettivi tramite l’approvazione di piani prima e progetti dopo?

Insomma mi piacerebbe che nel mondo di chi opera comunque a tutela delle risorse si trovasse il modo di comporre il conflitto sull’eolico per spingere chi governa a scelte cogenti invece che alla formulazione di indirizzi, per opporre una massa concreta a chi ha voglia di nucleare non avendo capacità di guardare in avanti tenuto conto che nelle energie alternative qualche possibilità di ricercare un’industria nostrana all’avanguardia c’è, mentre nel nucleare c’è solo la possibilità di comprare tecnologie e macchinari altrui.

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