[26/09/2008] Rifiuti

Rifiuti, ridurre si può e si deve, a partire dagli imballaggi

LIVORNO. Ridurre si può. Parlando di rifiuti e di materia necessaria per produrre le merci. Il problema è farlo in maniera operativa e rendere cogenti i piani che a tutti i livelli istituzionali e amministrativi prevedono azioni di riduzione o almeno di stabilizzazione della produzione dei rifiuti.
E’ per questo che Legambiente ha deciso di lanciare un forte segnale attivando una nuova campagna, in cui si insiste sulla R più disattesa tra le 4 della gerarchia comunitaria ribadita anche nella recente direttiva quadro sul tema della gestione dei rifiuti. Una campagna da affiancare a quelle già in atto che spingono in tal senso, ovvero Disimballiamoci, che è una giornata di mobilitazione per portare a casa dalla spesa una minor quantità di imballaggi e la recente Imbrocchiamola, iniziativa per spingere verso l’uso dell’acqua del rubinetto, così da ridurre la quantità di bottiglie di plastica da gestire nella filiera dei rifiuti.
Partner di questo percorso è Federambiente, con cui l’associazione ambientalista sta organizzando una serie di seminari a carattere regionale che confluiranno poi in una iniziativa nazionale.
L’ultimo organizzato è stato a Sesto fiorentino il 24 settembre, dopo Milano e Bari.
Ne abbiamo parlato con Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente per capire risultati e obiettivi di questa iniziativa.

Ridurre si può o è una chimera?
«Ridurre si può e si deve. I dati istituzionali ci dicono infatti che le quantità di rifiuti prodotte in Italia negli ultimi due decenni sono cresciute di anno in anno, disattendendo clamorosamente il principio comunitario delle 4R che, com’è noto, parte proprio dalla riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti. Ma la nuova direttiva chiede che gli Stati membri lavorino di più su questo versante con la predisposizione di specifici programmi per il 2013. L’idea sviluppata con Federambiente è di arrivare attraverso seminari locali alla promozione di un tavolo nazionale che dovrà redigere questo programma».

Una politica bottom up, quindi?
«Sì, l’idea è quella di partire dalle esperienze locali, farle conoscere e replicarle sul territorio regionale e quindi nazionale e portare queste istanze e le problematicità che vengono dal territorio al tavolo nazionale che dovrà tenerne conto nel redigere il programma di prevenzione».

Sesto Fiorentino è la terza di queste tappe. Sono emerse buone pratiche dai territori regionali?
«Di buone pratiche ce ne sono e devo dire che in Toscana per la prima volta abbiamo potuto presentare solo esperienze di realtà locali regionali senza bisogno di andare a prenderle fuori. E’ anche la regione che ha obiettivi più ambiziosi rispetto ad altri: meno il 15% entro il 2010 è un obiettivo importante, la Puglia ad esempio prevede il meno10% al 2015».

Un obiettivo importante anche se si pensa che i risultati di interventi fatti sino ad ora non hanno neanche stabilizzato la produzione
«Sì infatti lo ha sottolineato anche l’assessore Bramerini che ha partecipato al seminario. La Toscana -ha detto - ha dato un cambio di passo, ma ha anche aggiunto che non è scontato che ci riesca».

Le è sembrata quindi scettica?
«Mi è sembrata molto pragmatica. Con l’intenzione di andare avanti con la predisposizione degli strumenti necessari e con finanziamenti adeguati che verranno forniti agli Ato per perseguire l’obiettivo, ma con la consapevolezza - e lo ha sottolineato - che gli interventi regionali sono utili ma senza un ragionamento a livello nazionale su come vengono prodotte e distribuite le merci, lo sforzo a livello locale non sarà sufficiente e gli obiettivi saranno difficili da raggiungere».

Per questo il percorso che avete ipotizzato con Federambiente è quello di arrivare per tappe ad un appuntamento nazionale?
«Sì, dove vogliamo mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori, dalle istituzioni preposte ai principali interlocutori del ciclo beni/rifiuti, per discutere di come intraprendere i percorsi previsti dalla nuova direttiva e lanciare il tavolo nazionale che lo predisponga, tenendo conto di tutto quanto di buono c’è già e di quanto si deve fare ancora per arrivare a rispettare gli impegni».

E la Toscana potrà essere un modello?
«Sicuramente la Toscana potrà essere un modello di buone pratiche da esportare nelle altre realtà ma ci sono ancora criticità su cui lavorare, che emergono soprattutto nel settore impiantistico a servizio del sistema che – e lo ha fermamente sottolineato anche l’assessore Bramerini - è ancora molto lacunoso».

Le prossime tappe prima di Roma?
«A ottobre sono previsti due seminari, uno a Ravenna il 9 e poi a Potenza il 28. A novembre ci saranno appuntamenti in Veneto e in Campania. Il calendario prevede almeno un seminario a regione e in alcuni casi, come la Campania, verranno replicati. E poi l’appuntamento a Roma si prevede in primavera».

Per seguire gli appuntamenti: http://www.legambiente.eu/campagne/intro/ridurresipuo.php

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