[26/09/2008] Consumo

Cia: meno frutta e verdura, più bimbi sovrappeso ed obesi

LIVORNO. Secondo un´indagine della Confederazione italiana agricoltori (Cia), elaborata sulla base di dati raccolti dalle strutture territoriali dell´organizzazione e delle rilevazioni Istat e Ismea, solo tre bambini su dieci mangiano almeno una volta al giorno verdure e ortaggi; mentre sei su dieci consumano, sempre una volta al giorno, frutta. Nel 2007 -c´è stato un calo del 2,5% nelle vendite di frutta e del 4,2% in quelle di verdura e di ortaggi freschi. Segno inequivocabile della crisi della dieta mediterranea, come evidenzia anche in un recente studio della Fao.

I bimbi italiani (e i loro genitori) preferiscono altri prodotti, in particolare merendine, grassi, troppo salati o troppo zuccherati e con basso valore nutrizionale.

«Una tendenza - si legge nell´indagine della Cia - che in questi ultimi anni è andata man mano crescendo. Nel 2002, infatti, tra i più piccoli (dai 3 ai 10 anni) il consumo di verdure e ortaggi (cinque su dieci) e di frutta (sette su dieci) era maggiore. L´abitudine di mangiare i prodotti ortofrutticoli resta, invece, alta tra gli anziani (tra i 64 e i 75 anni), dove la percentuale arriva a superare il 91 per cento. Comunque, anche in questa fascia di età si consuma più frutta (85 per cento) e meno verdure e ortaggi (55 per cento). Sono elementi che confermano la scarsa educazione dei più piccoli verso una sana e corretta alimentazione».

Il frutto delle nuove abitudini alimentari è ben visibile: sempre più bambini sono obesi o soprappeso, non solo in Italia. Secondo l´Oms un ragazzo europeo su cinque è soprappeso e ogni anno, agli oltre 14 milioni di giovani europei in soprappeso, 3 milioni dei quali obesi, si aggiungono 400 mila "nuovi" soprappeso. La situazione peggiore è in Gran Bretagna con il 29% di soprappeso tra i 5 e i 17 anni.

Secondo la Cia «In Italia oltre un terzo dei bambini tra i 6 e i 9 anni risulta in soprappeso o obeso (34,1%), un dato che scende al 25,4% nella fascia tra i 10 e i 13 anni, e precipita con l´adolescenza (14-17 anni) al 13,9%. Per i bambini e adolescenti italiani, al di sotto della maggiore età, l´obesità infantile, si attesta al 4% di media, ma secondo recenti studi, nel 2025, mantenendosi questa situazione, l´obesità infantile nel nostro Paese triplicherà, arrivando al 12,2%».

La Cia si consola con l´approvazione da parte del Parlamento europeo della relazione dell´eurodeputato di Alessandro Foglietta (An), nella quale s´invita la commissione Ue ad adottare una serie di misure, tra le quali etichette chiare, educazione alimentare e maggiore consumo di ortofrutta e più sport. Il PE chiede anche di riformulare alcuni prodotti per renderli più sani e svilupparne di nuovi, limitare le pubblicità di alimenti nei programmi per bambini, eliminare le merendine dai distributori nelle scuole, migliorare i menù delle mense scolastiche e promuovere ricerca e prevenzione, anche sui rischi delle diete fai da te.

«Appare quanto mai mirato l´invito - sottolinea la Cia - a monitorare e migliorare la qualità e gli standard nutrizionali dei menù delle scuole e degli asili d´infanzia, anche organizzando controlli di qualità presso i ristoratori e formulando orientamenti dietetici destinati alle mense. Sempre secondo il Parlamento europeo occorre adattare le porzioni alle necessità e includervi frutta e verdura. E a tale proposito, viene espresso un giudizio positivo sul progetto "Frutta gratis nelle scuole" sostenuto finanziariamente dall´Unione europea, che consente di distribuire agli istituti maggiori quantitativi di frutta e verdura, incentivandone il consumo tra i più piccoli. Un´iniziativa, dunque, finalizzata ad incoraggiare i giovani a consumare prodotti salubri, come la frutta e la verdura, e ad abbandonare quell´alimentazione "spazzatura" che, in questi ultimi anni, ha provocato preoccupanti riflessi negativi alla salute. Serve, insomma, una dieta sana che inizi ad educare i bambini a mangiare in modo realmente corretto. Infine, gli europarlamentari evidenziano che l´industria dovrebbe usare particolare cura nella pubblicità di prodotti alimentari specificamente rivolta ai bambini. Anche perché le reclame di prodotti alimentari coprono circa la metà di tutta la pubblicità televisiva trasmessa in fasce orarie di visione frequentate dai bambini. In tale contesto, chiedono limitazioni per fasce orarie e quantitative della pubblicità di alimenti di scarso valore nutrizionale che abbiano i bambini come target specifico. Ogni restrizione di questo tipo, per il Parlamento europeo, dovrebbe essere estesa alle nuove forme mediatiche quali i giochi on-line, i pop-ups e i messaggi su telefoni cellulari».

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