[29/09/2008] Comunicati

La politica prigioniera dell´economia senza regole: dagli Usa a Firenze

FIRENZE. Che il capitalismo degli stati nazionali sia finito è cosa assodata. Il capitalismo di mercato è in crisi e far riferimento alle regole del mercato è pura ipocrisia. Che il turbocapitalismo della finanza globalizzata abbia distrutto le vecchie regole e che altre non abbiano preso ancora il loro posto è un fatto, poi ognuno può pensarla come vuole sul futuro compresa la semplificazione nazionale del ministro Tremonti (Federalismo, Dio, Patria, Famiglia e potremmo aggiungere Libro – uno solo, anzi unico secondo il Gelmini pensiero - e Moschetto del ministro La Russa, rigorosamente modello 1891, che tira più lontano).

Il cac finanziario Usa e mondiale di questi giorni segnala che il Caos in cui siamo entrati dall’inizio del nuovo millennio si caratterizza per la totale opacità del mondo degli affari e del capitalismo globale, seguita dalla mancanza di regole dei mercati finanziari, dagli innumerevoli e sempre più diffusi conflitti di interesse, dai comportamenti disinvolti (sic) degli agenti economici, dalla politica prigioniera dell’economia; in poche parole è crollata non solo la Borsa ma anche la corporate governance degli interessi e della società. Privatizzare e massimizzare i profitti per pochi, socializzare le perdite quando il banco salta.

I segnali sono stati tanti dal 2001 in poi a volerli vedere (dall’esplosione della bolla della new economy, alla crisi di importanti istituti di credito, al crescente indebitamento Usa verso i paesi emergenti, ecc.); nel nostro piccolo avevamo avuto segnali simili di “finanza” creativa come Parmalat e altri scaldaletti e conflitti di interesse vari, fino ad arrivare alla vicenda Alitalia di cui si può dire con sicurezza che il tratto distintivo è opacità e mancanza di regole e quelle scritte in corso d’opera non paiono confortanti (e meno male che c’era Cgil). Ma il meccanismo non si ferma a livello nazionale.

In questi giorni gli imprenditori toscani lamentano il rallentamento delle attività, suggeriscono diagnosi, forniscono cure come è in loro potere e diritto. La prognosi però è fatta prevalentemente di rivendicazioni nel campo delle infrastrutture e degli appalti pubblici, oltrechè del governo del territorio (leggi riduzione limiti al consumo di suolo).

In questo quadro si è inserita la proposta dei Della Valle di un nuovo stadio di calcio ed altre cubature varie nell’area di Castello. Niente di male, è una proposta, può piacere o meno, non è questo il punto. E’ strano però che sia arrivata alla fine dell’iter di approvazione del piano strutturale fiorentino e alla vigilia delle elezioni amministrative; la politica corre ad adeguarsi e c’è da giurare che troverà il modo di adattare le regole esistenti di governo del territorio (per cominciare non con una variante ma con una delibera di controdeduzione di dettaglio per un’intervento di questa fatta) senza curarsi di un lungo dibattito che aveva visto appuntarsi sullo stesso progetto Fondiaria non poche critiche ed emendamenti per lo scarso collegamento dell’operazione con il Parco della piana e gli eccessi di volumetrie.

Per la prima volta, sia pure tra limiti e difetti, era stata sollecitata e attuata una vasta consultazione. Stop, non vale più, si ricomincia da capo con tempi e regole degli interessi dettate da un privato.

Che dire? Opacità? Politica prigioniera dell’economia senza regole?

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