[30/09/2008] Energia

Amiata, acqua e geotermia: il punto sulla complicata situazione

FIRENZE. Situazione di stallo sull’Amiata, un importante bacino idrico della nostra regione che soffre alcune criticità come abbassamento delle falde, carenza idrica, presenza di contaminanti nelle acque, in particolare arsenico. Da tempo si cercano di individuare le cause di questi fenomeni e soprattutto si cercano di stabilire i potenziali collegamenti con la presenza geotermica su quel territorio. La posta in gioco è alta: innanzi tutto si tratta di tutelare la salute dei cittadini e tutelare l’ambiente, ma ci sono anche importanti interessi economici (legittimi) in ballo e parte della strategia in campo energetico della Regione Toscana.

Ovviamente sull’argomento si è scatenata la battaglia politica e la vertenza Amiata è arrivata in Parlamento a seguito di un’interrogazione del Pdl. La Regione sta cercando di capire ed interpretare gli studi che ha affidato, ma ancora non è riuscita a sciogliere tutti nodi e fatta salva la complessità dei fenomeni in corso, non sempre l’Ente pare si sia mosso con cognizione di causa. Alcuni studi che sono stati affidati dalla Regione hanno ipotizzato in maniera più o meno marcata un collegamento tra l’acquifero superficiale e il geotermico: a partire da quello di Adele Manzella (geologa del Cnr di Pisa) nel 2003, fino a quello di Andrea Borgia, (geologo della European development research agency- Edra) del 2006, che in maniera più decisa conferma questa ipotesi.

Le conseguenze degli studi sono state tracciate da Luigi Micheli, geologo della Direzione generale delle politiche territoriali ed ambientali della Regione Toscana e responsabile del bilancio idrico dell´Amiata che le comunica agli assessori competenti già nel novembre 2007: gli elementi che tendono ad avvalorare il collegamento tra falda freatica e geotermica sottostante sono numerosi.

Secondo Micheli ci vuole prudenza quindi nello sfruttamento della falda: vanno rivisti i bilanci idrici dell’acquifero inserendo l’estrazione di vapore per la produzione di energia elettrica tra i parametri di calcolo; vanno rivisti i piani industriali di Enel per l’utilizzo del vapore geotermico per la produzione di energia elettrica viste le possibili ripercussioni quali-quantitatve sulla falda superficiale; vanno rivisti i piani di ambito dell’Ato 6 su questo territorio in merito allo sfruttamento della falda stessa. Evidentemente gli studi e il proprio tecnico non hanno convinto il decisore politico regionale che anzi a fine anno (2007) firma un accordo con Enel per aumentare la produzione elettrica dagli attuali 68 a 120 mw entro il 2013. Successivamente, sempre dalla Regione Toscana, viene affidato al Prof. Gaggi (biologo e docente di Ecologia del paesaggio presso il Dipartimento di scienze ambientali dell’università di Siena) un nuovo studio per verificare le tesi di Borgia che se fossero vere “destabilizzerebbero” quel territorio. Lo studio di Gaggi smentisce il modello concettuale del professore dell’European development research agency. Punto e a capo.

Ora la Regione (dal giugno scorso) ha messo tutti gli esperti che hanno avuto a che fare con l’Amiata, almeno in anni recenti, attorno ad un tavolo tecnico. Ad oggi non ci sono particolari novità come emerso anche nell’interessante seminario (“Amiata e Geotermia: una scottante questione” ) organizzato dall’ordine dei geologi e svoltosi pochi giorni fa a Siena. Aspettiamo lumi e soprattutto li aspettano i cittadini che vivono e lavorano su quel territorio. La scienza non sempre può dare certezze: ciò che rimane nel campo delle ipotesi deve essere tradotto in decisione politica che (almeno in questo caso) non può che propendere per l’imbocco di una strada di estrema prudenza.

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