[30/09/2008] Consumo

Macché crisi, investiamo nel lusso!

LIVORNO. Le protagoniste di film come "Il diavolo veste Prada" o "Sex and the city" esistono veramente. Non solo. Quello del lusso è un settore che si rigenera e che unisce alle voci tradizionali, abbigliamento e accessori, due fresche new entry come il design e la nautica. Un dato per tutti: il mercato mondiale dei beni di lusso, nell’ultimo anno, ha realizzato una crescita del 9%. La rassicurante fotografia arriva da Bain & Company che per Altagamma (l’associazione delle imprese italiane che operano nella fascia alta di mercato) regolarmente emette il suo cartellino rosso o verde.

L’azienda che gode di miglior salute è sicuramente Louis Vuitton, con un fatturato di 3,5 miliardi di euro e 330 negozi. In pratica ogni shop, con il suo fatturato di circa 10 milioni di euro, rappresenta una piccola azienda. Abiti di haute couture, accessori a cinque stelle e divani griffati. Il lusso non conosce limiti e, soprattutto, crisi. Di conseguenza anche per quest’anno, quello che appare il più delicato, chi opera nel settore potrà dormire sonni tranquilli.

Mentre perfino il mercato immobiliare vacilla, e la fascia media si lamenta, il lusso sembra non fermarsi mai. Giornali come il Time dedicano interi servizi a chi può permettersi di realizzare i propri desideri. Rassicurazioni e distinguo che il presidente e CEO di Neiman Marcus Group, Burton Tansky, ha espresso parlando al convegno di Alta Gamma sulle prospettive 2008 del segmento lusso nei mercati mondiali. «Il lusso puro è quello che si caratterizza per la qualità eccellente e il suo consumatore non guarda il prezzo. Così se in situazioni di recessione può rallentare nei volumi di spesa, non cambia il suo livello di servizio e qualità e torna sempre alle aziende che sanno comprendere e realizzare le sue esigenze di eccellenza».

Il consiglio del marchio di top retail sul mercato statunitense è quindi quello di non cedere alla tentazione di ritoccare il valore del proprio prodotto nell´attuale situazione mondiale di rallentamento dell´economia, soprattutto davanti alla fascia di consumatori che in alcuni mercati cominciano ora a prendere coscienza del proprio status. «Nei prossimi 5 anni assisteremo al più grande trasferimento di risorse dopo la seconda guerra mondiale, quando la nuova generazione prenderà il posto di quella precedente. Con una ampia fascia di consumatori che intorno ai 40 anni si approssimano alla fase più remunerativa della loro vita».

Ma esistono anche le contraddizioni. Ovunque ci si gira si vedono costruire case, e ci chiediamo pure chi ci andrà mai ad abitare, siccome c´è crescita zero. Inoltre, viviamo in una società dove il lusso è accessibile, ma non i beni primari: tutti sono in grado di comprare un bene voluttuario come possono essere le scarpe di Prada, ma in pochi sono in grado di comprare una casa, cioè un bene primario. Se da una parte ci sono quelli che hanno veramente difficoltà ad arrivare a fine mese, con affitto, bollette, generi alimentari, tanto da non concedersi nessun extra, ci sono molte altre persone che si dichiarano in difficoltà, ma tuttavia non si fanno mancare l´adsl, sky, l´I-phone, l’appuntamento mensile con il parrucchiere e l’estetista... e poi c’è anche la Jemal Wright, società di design di Hollywood, che per far fronte alle richieste dei più stravaganti vip e milionari, ha coniato un wc (completo di tazza e sciacquone, nella foto) di Swarovski, prezzo di listino: 75mila dollari.

Le conclusioni più ovvie e quasi banali sembrano essere:
a) nei momenti di crisi, i beni di lusso non sembrano avere problemi, anzi, sembrano aumentare;
b) il prodotto di prima necessità, che soddisfa i bisogni posizionati alla base della Piramide di Maslow, sembra essere il prodotto su cui la gente cerca di risparmiare.

A questo punto la domanda che sorge spontanea: il bene di lusso è realmente un bene di rifugio psicologico durante i periodi di crisi economica? La risposta potrebbe essere implicita in questa recente notizia che ci viene da oltre Manica: «Un´ondata di criminalità che le forze dell´ordine avranno problemi a gestire: questa la diretta conseguenza della crisi economica in Gran Bretagna».

Autore delle fosche previsioni è il ministro dell´Interno in una lettera riservata a Gordon Brown che è stata intercettata e pubblicata il primo settembre da un quotidiano conservatore. Il calo dei redditi medi, l´aumento della disoccupazione e il credit crunch porteranno a un´impennata di furti e del contrabbando di carburante, alcolici e tabacco, faranno aumentare i crimini violenti e alimenteranno l´ostilità contro gli immigrati. La rivelazione più seria è che il ministero ammette che fondi e personale sono limitati e che la polizia dovrà essere molto selettiva e fare «scelte difficili» su come utilizzare le scarse risorse.
Ovviamente a prevenire il disastro annunciato non ci si pensa neppure.

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