[02/10/2008] Comunicati

Sarah Palin: Lasciamo perdere cause global warming, pensiamo ad affrontarlo (!)

FIRENZE. Si è preparata un po’ meglio, è indubitabile. Quando il 29 agosto, in un’intervista sul sito Newsmax, fu domandato alla candidata repubblicana alla vice-presidenza Usa, Sarah Palin, quale fosse la sua posizione sul Global-warming, questa era stata la risposta: «il cambio climatico colpirà l’Alaska più di ogni altro stato, a causa della sua posizione. Anche se non sono tra coloro che lo attribuiscono alla mano dell’uomo». Dichiarazioni che, se possono essere comprensibili tra le labbra di una persona qualunque, non tenuta ad informarsi sul tema, stonarono decisamente allorché furono pronunciate da colei che si era da poco candidata per uno dei posti di maggior responsabilità nella politica planetaria. Forse, se il candidato presidente per i repubblicani fosse stato ancora George W. Bush, allora il problema dell’evidente impreparazione sui temi energetici della Palin non si sarebbe posto: ma la politica riguardante la riduzione delle emissioni costituisce uno degli aspetti su cui John Mc Cain vuole presentarsi come “nuovo” rispetto alla precedente amministrazione (almeno dal punto di vista degli intenti finora espressi), e molti commentatori si attendevano che la candidata vice-presidente avrebbe avuto molto da recuperare in termini di consenso, a causa dell’avventatezza dimostrata sulle tematiche climatiche (e conseguentemente energetiche) in un paese in cui, per motivi storici e territoriali, il rapporto dell’uomo con i fenomeni atmosferici e climatici è molto più stretto che sul vecchio continente.

Infatti, dopo i primi giorni di “luna di miele” dell’elettorato con una candidata che – almeno nell’apparenza degli incontri televisivi - pareva scelta apposta per permettere all’americano medio (quello mediamente ignorante, cioè) di identificarsi con essa, il consenso attribuito alla Palin è andato progressivamente scemando, man mano che si radicava la percezione di una sua effettiva impreparazione su alcuni aspetti fondamentali della politica d’oltreoceano, tra cui appunto le tematiche climatiche ed energetiche.

Il 30 settembre Katie Couric della Cbs ha intervistato i due appartenenti al ticket repubblicano, cercando di approfondire tra le altre cose la questione delle trivellazioni in Alaska (su cui la Palin, come governatrice dello stato, è attualmente in causa con il department of Interior che ha introdotto l’orso polare tra le specie in pericolo), e in particolare nell’area protetta denominata “Artic national wildlife refuge”: la particolarità sta nel fatto che, mentre la Palin è notoriamente intenzionata ad estendere le trivellazioni nell’area protetta e in generale nel territorio dell’Alaska, Mc Cain si è esplicitamente schierato in sua difesa, definendo il luogo come «una delle zone più intatte e più belle del mondo». I due hanno convenuto che la questione andrà approfondita, magari in una piacevole sessione di caccia all’alce, come ha auspicato Mc Cain. E’ apparso comunque evidente un certo (e calcolato) gioco delle parti, più che una effettiva divergenza di opinioni su quali compromessi attuare riguardo alla questione.

Maggiore interesse riveste la parte del colloquio in cui l’intervistatrice ha incalzato i due candidati (ma in pratica la sola Palin, com’era ovvio dopo le dichiarazioni del mese scorso) riguardo alla questione del surriscaldamento globale. Ed è qui che è apparso con evidenza come lo staff repubblicano abbia imposto un vero e proprio corso accelerato sul tema alla candidata vice-presidente, per evitare altre gaffe. «Ci sono attività umane che possono aver contribuito ai problemi i cui impatti stiamo subendo adesso» - ha risposto la Palin alla domanda riguardo al ruolo antropico nel GW - «non darò la colpa del cambio climatico alle sole attività umane, perchè le configurazioni climatiche globali hanno carattere ciclico, e storicamente abbiamo vissuto cambiamenti. Ma a questo punto non è importante dibattere su quale ne sia la causa. Il fatto è che è reale, e dobbiamo fare qualcosa (..) Quindi, invece di porre l’attenzione sugli aspetti riguardanti chi ha colpe, e se la natura abbia o meno colpe, facciamo qualcosa. Puliamo il nostro mondo, riduciamo le emissioni, e torniamo nel mondo reale».

Qui l’intervistatrice si è fatta più pressante, in conseguenza dell’ambiguità della candidata riguardo al nocciolo della questione, e ha rilanciato la domanda sulle effettive cause dell’attuale fase di surriscaldamento: «io credo che le cause siano molteplici, e che ci sia un solo effetto, cioè il cambio climatico. E ci sono cose che possiamo fare per essere sicuri di stare pulendo l’ambiente», ha risposto la Palin. Davanti alla posizione inizialmente espressa – e poi rettificata - da Mc Cain riguardo a quale carattere (facoltativo o vincolante) debbano assumere gli impegni per la riduzione delle emissioni, la governatrice dell’Alaska si è rifugiata in una attestazione di fiducia nelle capacità di Mc Cain di ridurre le emissioni e di ripulire il pianeta: «dobbiamo continuare a lavorare su ciò che può essere migliorato per dare un reale senso alla cosa e fare la differenza», è stata l’ambigua chiosa alla questione.

Quindi sì, la candidata vice-presidente si è decisamente preparata meglio rispetto alle prime apparizioni pubbliche. La sua posizione è però immutata: lasciamo perdere le cause del cambio climatico e concentriamoci sull’azione di contrasto ad esso. Come se i due ambiti potessero essere affrontati separatamente. Appare evidente da una parte l’effettiva impreparazione della Palin, ma dall’altra parte la raffinatezza della tattica che lei (o i suoi spin-doctors) ha scelto: ritornare al passato, a quel tempo in cui si credeva che la “difesa dell’ambiente”, come la definisce la Palin, sia qualcosa di separato dalla difesa della vita e del benessere umano. Qualcosa di utopico, di “carino”, qualcosa che è politicamente corretto fare anche se crea problemi all’economia e alla stessa libertà umana. Come a dire che affrontare il cambio climatico sia qualcosa che dovremmo perseguire per il bene della “natura”, dell’ “ambiente”, qualcosa di positivo che facciamo per contrastare il nostro egoismo: e invece, la più grande lezione che il mondo intero ha imparato dall’allarme climatico è che non è più tempo parlare di utopiche “attività di difesa dell’ambiente”, ma di concrete “attività di difesa della specie umana”.

Questo la Palin pare non capirlo, o più probabilmente le è stato spiegato di fingere di non capire per non compromettere il futuro delle lobby petrolifere, oggi più che mai interessate ad una vittoria dei Repubblicani alle elezioni di novembre. Stasera, al dibattito televisivo con il candidato democratico alla vice-presidenza Joe Biden, vedremo quale delle due ipotesi sia più realistica.

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