[03/10/2008] Parchi

Le miniere oceaniche e il "bicchiere" russo

LIVORNO. Nei prossimi decenni i fondali marini diventeranno un campo di battaglia economico ed una delle aree più pericolose per il mantenimento della pace mondiale, ma potrebbero diventare anche l´ultima frontiera di un nuovo e devastante inquinamento planetario delle alte profondità. I fondali oceanici non nascondono solo petrolio e gas, ma anche i metalli che saranno sempre più preziosi per puntellare una crescita che si vorrebbe infinita. Il problema attuale è come raggiungere queste risorse minerarie ed estrarle in maniera economicamente accettabile ed evitando l´inquinamento dell´ambiente delle profondità oceaniche che si sta svelando sempre più importante per gli equilibri ecologici del pianeta.

Entro 10 o 15 anni, l´estrazione di ferro e manganese dai fondali oceanici del Pacifico potrebbe diventare una realtà e forse una necessità e la Russia sta già pensando di avviare un´estrazione sperimentale nel periodo 2011-2020, un esperimento che dovrebbe rapidamente portare ad una vera e propria valorizzazione industriale dei fondali del Pacifico trasformati in una immensa miniera di profondità. Ma le ambizioni e gli appetiti di Mosca devono fare i conti con gli organismi internazionali di protezione della natura che si rifiutano di autorizzare lo sfruttamento dei giacimenti minerari oceanici senza garanzie di sicurezza ecologica.

Se la Russia applicasse i metodi tradizionali per estrarre minerali dai fondali marini, l´inquinamento sarebbe inevitabile e di grande portata: le scorie minerarie e le acque di lavaggio finirebbero direttamente in mare, con conseguenze inimmaginabili su ambienti di cui sappiamo ancora molto poco. Elena Bazilevskaia, dell´Istituto geologico dell´Accademia delle scienze russa, propone sul sito nkj.ru quello che definisce «una procedura ecologicamente sicura e relativamente poco onerosa per estrarre i minerali», basato sulle particolarità geochimiche del manganese.

La Bazilevskaia spiega che «Il ferro e il manganese si trovano nel minerale allo stato di idrossido. Gli studi in laboratorio, condotti all´Istituto geologico, hanno dimostrato che in ambiente acido e in presenza di un agente riduttore come il perossido di idrogeno (comunemente chiamato acqua ossigenata), gli idrossidi di manganese e di ferro si riducono facilmente, liberando il manganese, il ferro e le miscele metalliche che li accompagnano. L´idea è quindi quella di procedere ad una riduzione dei metalli direttamente nel fondale marino, all´interno di un reattore sottomarino speciale. Questo reattore può essere concepito come una sorta di "bicchiere" che si ferma quando urta il fondale per raccogliere, mentre passa, le concrezioni di minerali.

Per la reazione, è sufficiente inviare nel reattore una soluzione abbastanza blanda di acido solforico e di perossido di idrogeno. Una volta che la soluzione ha operato, la soluzione di minerali, che contiene ioni di metallo, viene avviata attraverso un tubo a bordo di una nave. Un altro tubo invia ugualmente l´ossigeno che si è prodotto durante la reazione. Questo ossigeno può essere utilizzato per ossidare il concentrato di minerale per fare in modo che i metalli che contiene passino allo stato solido. Tutti questi processi all´interno del reattore e nelle stive della nave si effettuano a ciclo chiuso, nessun rifiuto viene sversato nell´oceano. E´ da notare anche che i componenti preziosi dei minerali sono così recuperati nella loro totalità. Inoltre, inviare attraverso un tubo una soluzione di minerali dal fondo dell´oceano alla superficie è molto più economico che caricare far risalire del minerale. Il procedimento non sarà quindi molto oneroso. Non resta quindi che trovare un centro studi interessato a soluzioni a livello ingegneristico per poter testare in situ questa tecnologia».

La prossima arma economica russa potrebbe essere un enorme "bicchiere" armato di sorbona che spazzola via ferro e manganese dal fondo degli oceani.

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