[06/10/2008] Comunicati

Crisi, politica e fischi per fiaschi

LIVORNO. Lutto al braccio per i sostenitori della sostenibilità ambientale e sociale. Il dibattito italiano sulla crisi globale nel fine settimana ha, speriamo per il momento, tagliato fuori loro e le loro tesi. Che poi sono anche quelle di greenreport, quotidiano per un’economia ecologica. Testata che crede che dalla crisi finanziaria che si sta allargando all´intera economica mondiale si possono gettare le basi se non per un cambiamento di paradigma dell´economia classica, almeno per un riorientamento di quello attuale attraverso un miglior governo dei flussi di materia e di energia.

Economia in ginocchio, borse fuori controllo, allargamento della forbice tra ricchi e poveri, materie prime sempre più scarse e costose (al di là degli alti e bassi giornalieri) disegnano uno scenario dove non è fantasioso vedere l’uscita dal caos almeno partendo dal mettere in discussione, non solo le regole, bensì la stessa direzione della crescita economica.

Confidavamo che dopo esserci rotti le ossa con la finanza creativa (nostrana non meno che statunitense) almeno si sarebbe tentato di adoperare il volante oltre che all´acceleratore. Invece abbiamo registrato per settimane analisi che ignoravano totalmente il link tra crisi e sostenibilità ambientale e sociale, concentrandosi esclusivamente su come si potesse ingessare il paziente nel miglior modo possibile, magari metter qualche cartello in più lungo la strada e qualche vigile più attento, ma tutto nell’ottica di far ripartire il Suv globale più veloce e più forte di prima.

L’economia di carta continua a bruciare miliardi di dollari e di euro nelle borse planetarie sotto i colpi del rinculo dei famigerati mutui subprime e comincia ad intaccare seriemente quella che viene definita l´economia reale, ma - questa è la svolta del week end - alla fine al link di cui sopra ci si è arrivati per dire che non è questo il momento per occuparsi dell’ambiente (vedi posizione Giovani imprenditori di Confindustria, vedi Scajola, vedi Prestigiacomo ecc). Macché Protocollo di Kyoto; macché industria che si deve riorientare; macché energie rinnovabili; macché adattamento e lotta ai cambiamenti climatici: qui non c’è tempo da perdere dietro queste sofisticazioni. Bisogna rimboccarsi le maniche e far ripartire la locomotiva della crescita a prescindere.

Magari con i soldi dei contribuenti, ma dicendo loro che lo Stato non deve mettere il becco nel mercato e orientare alcunché; magari facendo il verso a Berlinguer – vedi Tremonti – e parlando di una presenza dello Stato che, senza degenerare nello statalismo, si fondi essenzialmente su un corpus di principi «anche morali che trovano espressione nel sistema di diritto».

Esternazione da sbellicarsi dal ridere visto il pulpito e che peraltro non trova né spalle, né purtroppo, indignati. Insomma, l’economia sottosistema dell’ambiente pare sia una nostra invenzione e non un dato di fatto oggettivo, mentre il mercato sarebbe qualcosa di precedente all’uomo che va lasciato andare senza lacci e laccioli (con nuove regole, casomai, che lo facciano andare più spedito anche se non si sa dove). Come se il mercato fosse ‘naturale’ e le materie prime ‘artificiali’.

Il rischio che la politica interpreti questa crisi scambiando fischi per fiaschi sembra elevatissimo.

Nel frattempo stamani in borsa è profondo rosso. Crollano le azioni di Unicredit, nonostante il via libera al piano anti-crisi da 6,6 miliardi di euro il titolo di Piazza Cordusio, il cui ingresso in contrattazione è stato posticipato alle ore 10,05 dalla Autorità di Borsa, fa un tonfo del 13,4% a 2,6 euro. Significative peraltro le parole riportate dall’Ansa dell´amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, in conferenza telefonica: «Stiamo assistendo a una crisi che non ha precedenti, se non forse il crac del 1929. Chiaramente abbiamo sottovalutato le condizioni del mercato». E sul futuro? «Abbiamo un trend operativo buono - ha detto - e credo che questo sia importante».

Male anche Francoforte, dove affondano le quotazioni di Hypo Real Estate appena salvato dal Governo di Berlino con una mossa varata dal cancelliere Angela Merkel da 50 miliardi di euro, vede il titolo precipitare del 34% a quota 4,89 euro. In fase d´apertura il titolo aveva fatto registrare un tonfo del 50 per cento. Hypo Re è la seconda banca tedesca nel campo dei mutui immobiliari e commerciali con attività per 400 miliardi...


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