[27/04/2006] Rifiuti

Bandoli sugli inceneritori: «Né demonio né pietra filosofale»

ROMA. Fatte salve le priorità della riduzione della produzione di rifiuti e l’incremento della raccolta differenziata, chiediamo a Fulvia Bandoli, (nella foto) deputato Ds e membro dell’esecutivo della Sinistra ecologista, se secondo lei il recupero energetico dai rifiuti, dal punto di vista ambientale, è un’idiozia o è una necessità.

«Intanto è importante sottolineare le priorità che ha detto lei: noi come Ds siamo ancorati ai principi della legge Ronchi e sosteniamo che vadano fatte serie politiche di riduzione e che la raccolta differenziata dovrebbero arrivare almeno al 40-50%. Tra le premesse metterei anche che siamo da sempre per l’autosufficienza regionale e ancora meglio provinciale. Detto questo la parte residuale del rifiuto può trovare collocazione in una discarica controllata o in un impianto di termovalorizzazione con recupero di energia o di calore. Noi non abbiamo mai escluso questi impianti, preferendo in linea di massima quelli di piccole e medie dimensioni, con filtri sicuri e con la cittadinanza che deve sempre sapere esattamente cosa esce dai camini. Come avviene per esempio a Brescia».

Quali particolarità ha l’impianto bresciano?
«Intanto si trova in una zona industriale e condivido in pieno questo tipo di localizzazione, perché si tratta comunque di impianti industriali e non vedo perché qualcuno si ostini a volerli mettere sperduti nella campagna. L’impianto di Brescia inoltre è sottoposto a controlli quotidiani e il Comune diffonde in tempo reale i dati delle emissioni sia su internet sia su un display installato nell’atrio del palazzo comunale».

Perché ha detto “impianti preferibilmente di piccole e medie dimensioni”?
«In effetti dipende molto dal territorio e ci sono diverse linee di pensiero se funzionino meglio i termovalorizzatori grandi o quelli piccoli. Il mio ragionamento è che se ne facciamo uno solo grandissimo quando avrà un guasto manderà in tilt tutto il sistema. Per questo è meglio avere più impianti, magari utilizzabili a rotazione, così come noi suggeriamo una rotazione delle discariche».

Come mai su questo punto, quello dei termovalorizzatori, c’è sempre stata una spaccatura fra gli ambientalisti, tanto che alcuni li considerano quasi un demonio?
«Secondo me in passato in diverse regioni l’incenerimento è stato presentato come “la soluzione” al problema dei rifiuti e non come parte di una strategia più complessa: senza la riduzione e la raccolta differenziata gli inceneritori, che bruciando certe materie possono immettere in atmosfera sostanze pericolose, possono venir demonizzati. Per questo sono importantissimi i filtri e le tecnologie e l’informazione alla popolazione. Credo che nell’immaginario collettivo si è più abituati a vedere il camino di un impianto chimico e quindi ad ignorarlo, nonostante molto spesso sia ben più inquinante. Il termovalorizzatore invece viene demonizzato perché lo si conosce meno, si hanno meno informazioni. Noi non siamo mai stati d’accordo con la moratoria e la campagna inceneritori zero. Basta aprire un po’ gli occhi e vedere la Campania: non ha neppure un impianto e produce moltissimi rifiuti. Dove vanno a finire? Vanno a finire nella mia città, a Reggio Emilia, oppure a Ravenna, oppure in Germania, con costi altissimi. Io vorrei chiedere davvero a quelli che dicono inceneritori zero come risolverebbero il problema della Campania».

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