[07/10/2008] Consumo

Crisi economica, minori consumi... e maggiori rifiuti

LIVORNO. Che la crisi economica abbia almeno una ricaduta positiva sull’ambiente ormai è una cosa indiscutibile (rallentano i consumi, quindi frena la produzione, quindi diminuisce il prelievo di materia e di energia dall’ambiente, quindi minore è la nostra impronta ecologica) e non sono più solamente gli “utopisti della decrescita” ad accorgersene. Infatti anche il mondo del terziario, commercio in testa, sta attrezzando una contro offensiva per contrastare il calo delle vendite e rilanciare i consumi, magari strizzando (indirettamente) l’occhio all’ecologia.

Il sole 24 ore di oggi dedica l’intero inserto riservato al commercio alla questione della sostenibilità ambientale, facendo numerosi esempi di come questa tendenza sia ormai all’ordine del giorno. La grande distribuzione che si attrezza per vendere prodotti con vuoti a rendere (o addirittura con mescita diretta, come nel caso dei distributori del latte o dei detersivi), facendo risparmiare soldi al consumatore e imballaggi inutili all’ambiente.

Oppure il ritorno al negozio sotto casa, soffocato dal boom consumistico dei grandi iper store di periferia, dato che il consumatore adesso deve mettere nel conto della spesa anche il fatto di prendere l’automobile, quindi spesso risulta più conveniente fare la spesa nella bottega all’angolo, con l’ulteriore vantaggio di risparmiare tempo e di comprare solo quello che serve, dato che dai centri commerciali si esce “sempre” con qualcosa di non previsto nella borsa (magie del marketing….). Oppure il ritorno alla filiera corta nel settore ortofrutticolo, con la rinascita dei mercati contadini, che sempre più spesso (fortunatamente) troviamo sparsi nei rioni e nei quartieri cittadini, dove i piccoli imprenditori agricoli vanno a vendere la propria produzione tipica.
Questo sistema di vendita, oltre ad abbassare di almeno il 25% il prezzo di vendita consente di valorizzare le derrate locali (che quindi non necessitano di lunghi ed inquinanti trasporti) ed i prodotti di stagione (quindi senza conservanti e/o ogm).

Ma quello che risalta agli occhi, stando a queste brevi considerazioni, è che ci stiamo muovendo verso un ritorno al passato, come se tutti questi anni di “progresso” non ci avessero portato alcun beneficio, né economico né ambientale. O meglio, se i benefici fossero stati solo per alcune categorie e non per la generalità dei cittadini-consumatori. Eppure ci era stato imposto il dogma che la grande distribuzione ed i nuovi canali di vendita favorivano l’abbassamento dei prezzi e la sana concorrenza dei prodotti!

Tuttavia ci sono anche delle contro deduzioni sul fatto che la crisi economica tenda a ridurre l’impatto ambientale dovuto ai consumi. Infatti, per esempio a Milano (Repubblica di ieri, ndr), si sono accorti di quello che potrebbe essere un paradosso: «La capacità di spesa sempre più limitata delle famiglie spinge il mercato del low cost - dice l´assessore Maurizio Cadeo, che ha la delega alla Gestione dei rifiuti - promuovendo l´acquisto di prodotti di bassa qualità e di breve ciclo di vita». Una nuova forma di «usa e getta», lo definiscono, in particolare nel settore tessile (argomento già affrontato da greenreport - ndr). Questo dato tuttavia è riscontrabile solo per alcuni prodotti ma non per altri.

Se da una parte si assiste al boom degli hard discount e degli outlet per i citati motivi dall’altra il mercato del lusso e dei beni tecnologici griffati non conosce crisi. Nessuno (o quasi) compra un televisore e un telefonino di ultima generazione di una sottomarca. I brand che tirano il mercato sono sempre i soliti noti e questo è reso possibile anche grazie al dilagare del credito al consumo. E qui si ritorna ad un altro paradosso: si risparmia su ciò che si mangia e si veste (cioè sui bisogni primari) ma non abbiamo remore ad indebitarsi per quello che un tempo era definito "superfluo". Chissà cosa direbbe A.H. Maslow se fosse ancora vivo….

Torna all'archivio