[07/10/2008] Energia

Della Seta: «Colaninno conferma che in politica energetica Pd non c´è il nucleare»

LIVORNO. «La relazione di Matteo Colaninno alla conferenza economica conferma che tra le priorità del Pd per una politica energetica innovativa non c´è il nucleare». Lo ha detto Roberto Della Seta (Nella foto), capogruppo del Pd nella commissione Ambiente del Senato. «Matteo Colaninno - sottolinea Della Seta - ha confermato che il nucleare attualmente disponibile, cioè quello di terza generazione, per il Partito Democratico non rappresenta una soluzione di politica energetica percorribile. Si tratta infatti di una prospettiva che darebbe frutti solo tra 10 o 15 anni, che non ha risolto i problemi ambientali e di sicurezza legati agli impianti e allo smaltimento delle scorie, non rappresenta un´opzione economicamente conveniente».

«La strada da percorrere - conclude - è per noi quella di una politica energetica fondata sulla realizzazione delle infrastrutture come rigassificatori e gasdotti, sul potenziamento dell´utilizzo delle fonti rinnovabili, sull´aumento dell´efficienza energetica e sull´investimento nella ricerca sul nucleare avanzato, più pulito e sicuro».

Nell’intervista rilasciata all’Unità (pubblicata stamani) il ministro ombra del Pd alle Attività Produttive Colaninno ha infatti sostanzialmente detto che non c’è alcuna nuova apertura verso il nucleare attuale. «Non sono ostile in termini pratici a un mix dove entri il nucleare – ha detto Colaninno che poi ha aggiunto – Oggi però non siamo pronti né per la prima pietra né per la centrale. Manca il sistema per accoglierla».

Il ministro ombra ha anche ricordato che «solo tre Paesi stanno costruendo un reattore: Francia, Finlandia e Giappone» e rispondendo alla domanda «Crede che la gente potrà smettere di temere il nucleare?» ha risposto che «non è una paura solo emotiva. Dipende dalla consapevolezza che oggi in tasca non ci sono i presupposti. Tra 10-15 anni forse sì».

Colanninno ha inoltre ribadito che «la sfida delle rinnovabili non è di retroguardia, ma una scommessa tecnologica e industriale colossale. La frontiera dei nuovi mercati» e che l’Italia per il futuro deve «puntare su efficienza e risparmio energetico» portando come esempio il settore dei trasporti dove «si stimano risparmi dal 50 al 70%» dato che gli fa provocatoriamente domandare: «Troppi snobbano questi dati, ma quante centrali ci risparmieremmo così?».

Il ministro Stefania Prestigiacomo, però, non pare aver capito bene le parole di Colaninno, infatti commenta dal sito del ministero: «Da parte del PD, dopo mesi di attacchi pregiudiziali a mezzo stampa, finalmente registriamo da Matteo Colaninno un approccio realistico ed apprezzabile sui temi dell’ambiente e dell’energia».

«Prendiamo atto – prosegue il Ministro - che è stato fatto tesoro degli errori del recente passato, quando è stato detto no a tutto, e si condivide l’impostazione del Governo in favore di una diversificazione delle fonti e dello sviluppo delle infrastrutture (rigassificatori, gasdotti, impianti eolici etc) (non ci risulta affatto che il Pd si sia schierato contro questi impianti, ndr). Rimettere in moto la macchina amministrativa delle autorizzazioni sta costando mesi di intenso impegno per recuperare il tempo perduto negli ultimi due anni».

«Sul nucleare – rileva Stefania Prestigiacomo - siamo consapevoli di tempi e complessità. Il Governo è determinato ad operare con decisione ma anche con la massima cautela e garanzia in materia di sicurezza e tutela per la salute pubblica».

«Nelle more dello sviluppo del nucleare – afferma ancora il Ministro - l’impegno per il risparmio e l’efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti alternative sarà consistente, nella consapevolezza che risparmio energetico e fonti rinnovabili sono parti essenziali nella strategia energetica nazionale». Affermazione e teorica azione di governo quest’ultima discutibile che conferma le scelte non scelte di questa maggioranza in materia di energia puntando apparentemente su tutto. Una serie di sì a prescindere che nulla hanno a che vedere con la sostenibilità.

Sulle dichiarazioni di Colanninno interviene anche Angelo Bonelli dei Verdi: «La chiusura al nucleare da parte del Partito Democratico è una decisione positiva che ci auguriamo sia definitiva. Ora è necessario contrastare il governo Berlusconi che sta mortificando lo sviluppo delle rinnovabili, proprio quando, grazie agli incentivi del governo Prodi ed alle misure proposte dai Verdi nelle scorse finanziarie, le energie pulite, ed in particolare il solare, stavano vivendo un vero e proprio boom sia per quanto riguarda l´occupazione che per lo sviluppo di tecnologie innovative come il solare termodinamico».

«Il nucleare non risolve il problema energetico – aggiunge - , è costosissimo e nessuna nazione ha risolto i problemi relativi alle scorie nucleari: e´ per queste ragioni che in tutto il mondo, come ha ben evidenziato Colaninno nel suo intervento, si stanno costruendo solo tre centrali atomiche - ha concluso Bonelli -. Bisogna smettere di puntare su un passato pericoloso costoso e radioattivo ed investire con forza sulle energie del futuro».

Anche Monica Frassoni, presidente dei Verdi al Parlamento europeo, prende atto che «per il Pd la scelta del nucleare non è una questione prioritaria. La relazione di Matteo Colaninno alla conferenza economica del partito – aggiunge - conferma che c’è molto lavoro da fare per imporre nel nostro paese politiche energetiche all’avanguardia, cioè centrate sulle fonti rinnovabili. E’ possibile su questa base costruire alleanze politiche forti contro la propaganda berlusconiana che sui temi ambientali ha già mostrato il potenziale distruttivo».

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