[08/10/2008] Aria

Non si esce dalla crisi economica se non si affronta il cambiamento climatico

LIVORNO. Il presidente della Banca mondiale Robert B. Zoellick si è chiesto nel suo intervento al Peterson Institute for International Economics «Che diremo nel 2018 degli avvenimenti che si sono succeduti quest´anno?», e si è risposto pragmaticamente: «Dipenderà da cosa faremo».

Secondo la Banca mondiale é significativo che nel bel mezzo di un terremoto finanziario globale, dominato dal crack delle borse, diversi Paesi abbiano unito le loro forze per aiutare i paesi in via di sviluppo affrontare le sfide del cambiamento climatico. Il 26 settembre i Paesi industrializzati e la Banca mondiale si sono impegnati a Washington a investire 6,1 miliardi di dollari in due Climate investment funds: il primo riguarda il risparmio e l´efficienza energetica, le tecnologie a basse emissioni di carbonio, come l´energia eolica e quella solare, e un nuovo approccio alla resilienza climatica degli edifici nei Paesi minacciati dai cambiamenti climatici, il secondo interessa gli investimenti per la salvaguardia e valorizzazione delle foreste e le energie rinnovabili.

Secondo Kseniya Lvovsky, un economista ambientale della Banca mondiale, «Questo forte sostegno agli sforzi per combattere il cambiamento climatico, nel bel mezzo di disordini finanziari, è incoraggiante. E´ la dimostrazione che il cambiamento climatico rimane un tema molto importante nell´agenda dei leaders internazionali».

Un´affermazione che fa apparire molto provinciali le lamentele del governo italiano sui "sacrifici" intollerabili per rispettare gli impegni europei e di Kyoto, mentre la Banca mondiale ed il Fondo monetario internazionale dedicheranno gran parte del loro meeting annuale proprio al global warming.

Il 12 ottobre, alla riunione dei ministri dello sviluppo e delle finanze che si terrà a Washington, la Banca mondiale presenterà il rapporto "Development and climate change: a strategic framework for the world bank group", un documento realizzato consultando 1.800 esperti di 76 Paesi, che definisce il ruolo del World bank group´s per affrontare il cambiamento climatico, un problema globale che rischia di causare i più grandi pericoli proprio nei Paesi poveri che ne sono meno responsabili.

Secondo gli economisti, nei prossimi decenni occorrerebbero tra 200 miliardi e un trilione di dollari per stabilizzare la CO2 in atmosfera. Saranno anche necessari decine di miliardi di dollari l´anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo più vulnerabili ad adattarsi ai cambiamenti climatici. E Lvovsky. dice sconsolato che «Con solo circa 10 miliardi di dollari all´anno a disposizione di paesi in via di sviluppo dalle attuali fonti, la sfida è immensa».

La Banca mondiale sta collaborando con altri partner per mobilitare finanziamenti per l´adattamento al cambiamento climatico: 6,1 miliardi di dollari vengono da nuovi fondi, un miliardo dei quali dallo Strategic Climate Fund. Dei 6,1 miliardi di $ si sono impegnati a nuovi fondi, poco meno di $ 1 miliardo è andato al Fondo strategico climatici. Una parte significativa del finanziamento sarà utilizzata per programmi pilota per migliorare la resilienza al clima in 10 o 15 dei Paesi più vulnerabili ed a basso reddito. Magari cominciando da quel miliardo e 600 mila esseri umani che non hanno accesso all´elettricità.

La Banca mondiale punta a sostituire ed integrare le energie fossili con l´aiuto ai Paesi poveri a sviluppare le proprie risorse energetiche in modo sostenibile, con un sostegno guidato da programmi nel settore per le energie rinnovabili, l´efficienza energetica. Il nuovo Strategic framework si basa sul recente spostamento della Banca mondiale verso il finanziamento dell´energia a basse emissioni di CO2: i fondi per le energie rinnovabili sono cresciuti dell´87% nel 2008, raggiungendo i 2,7 miliardi di dollari; la quota messa a disposizione per i "low-carbon energy projects" è salita del 28% rispetto al 2007 e del 41% sul 2006 e i prestiti globali in campo energetico sono cresciuti dai 7 milioni di dollari del periodo 2003 - 2005 0 ai 15 miliardi del 2006 - 2007; le attività di "Carbon finance" sono salite a 2, 1 miliardi messi a disposizione da 16 governi e 66 imprese private, con un effetto "leva" sul mercato delle emissioni di carbonio.

Nel 2008 circa il 30% dei prestiti energetici della Banca mondiale sono andati ad aiutare l´accesso all´energia in Paesi in via di sviluppo, una quota che sommata a quella dei finanziamenti per progetti a basse emissioni di CO2 arriva al 66% dei contribiuti totali in campo energetico.

Lo Strategic Framework prevede che entro il 2011 il 50% del finanziamenti per l´energia della Banca mondiale andranno a progetti per la riduzione dei gas serra. Lvovsky spiega che: «Per noi è centrale, all´interno della nostra mission principale di sconfiggere la povertà, assicurarsi che la crescita dei Paesi in via di sviluppo non venga compromessa a causa dei costi del cambiamento climatico». Per questo il nuovo "Clean technology fund" fornirà 5,2 miliardi di dollari per ridurre le emissioni di CO2 attraverso nuove tecnologie per trasporti, risparmio energetico ed efficienza energetica per edifici, industria ed agricoltura. I settori su cui si punta di più sono: eolico, geotermia, solare fotovoltaico, trasporti urbani.

Secondo Rohit Khanna, un alto funzionario della Banca mondiale, «Il Clean technology fund si concentrerà sullo sviluppo tecnologico di scala, ma non supporterà le tecnologie che sono ancora in fase di ricerca. Stiamo analizzando un ampio ventaglio di tecnologie già pronte al decollo. Siamo alla ricerca di opportunità già sperimentate e di settori già pronti per la fase di avvio. Se il Clean technology fund ci aiuterà ad portare l´energia solare ad alta concentrazione al punto a cui è arrivata oggi l´energia eolica, sarà un risultato importante. Il costo del vento è diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni, e se nei prossimi cinque anni saremo in grado di accelerare la riduzione dei costi dell´energia solare, avremo realizzato un enorme impatto»

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