[09/10/2008] Urbanistica

Crisi del mattone e ambientalismi del fare

PORTOFERRAIO (Livorno). Insieme alla crisi finanziaria arriva la crisi del mattone. I prezzi calano, l’alto costo del denaro fa sentire i suoi effetti. L’Ance, l’associazione dei costruttori di Confindustria attesta che i segnali sono negativi. I rappresentanti dei costruttori da Grosseto annunciano che se si smette costruire sono guai: in pochi mesi in quella provincia sarebbero già stati persi 400 posti di lavoro.

Potremmo dire, siamo alle solite. I tempi cambiano, ma mentre nei periodi favorevoli si spinge a più non posso sul mattone, alla fine del ciclo si comincia a piangere e a sperare che la crisi finanziaria spinga ad investire nel mattone.

Non c’è all’orizzonte autocritica per aver ritenuto il mattone occasione di sviluppo; il mattone invece ha drogato ancor più l’economia con costi sociali (ambientali e di qualità urbana, di gestione del territorio, se non di vero e proprio dissesto territoriale) crescenti e difficilmente recuperabili, con profitti crescenti garantiti alla rendita fondiaria e immobiliare, mai distribuiti.

Insomma, ancora una volta si è considerato il mattone, l’edilizia, un´attività produttiva primaria, mentre invece questa può e deve essere solo una attività di servizio e supporto alle attività produttive realmente primaria, cioè l’agricoltura, e secondaria, cioè la produzione industriale.

Allora è bene ricordare anche quale grave errore è stato l’abbandono delle attività produttive da parte di tanti imprenditori piccoli e grandi industriali, che non hanno accettato la sfida dell’innovazione e della competizione e hanno scelto di trasformare le proprie fabbriche in appartamenti o centri commerciali.

La voglia di accumulare presto e facilmente denaro ha portato alla fine alla recessione, porterà alla perdita di tanti posti di lavoro. Ma quel che è peggio, appunto, è che non c’è autocritica, che basterà aspettare un po’ per sentire chiedere misure di sostegno, facilitazioni.

Allora, poiché come ha denunciato Carlo Petrini nei giorni scorsi su Repubblica è stato fatto un gravissimo danno ambientale ed all’agricoltura con gli incrementi straordinari di consumo di suolo che si sono registrati negli ultimi anni, bisogna subito porre due opzioni irrinunciabili per la ristrutturazione – riconversione-sostegno dell’edilizia:

1. un sostegno all’edilizia potrà essere concesso solo per interventi che insistono nelle aree già urbanizzate, nella ristrutturazione dell’esistente, nelle periferie urbane, che spesso sono anche dentro i centri delle stesse città, come in tanti quartieri degli anni sessanta settanta figli di un’altra stagione speculativa;

2. un sostegno all’edilizia potrà essere concesso se, operando negli ambiti urbani di cui sopra, lo si farà aggiornando modalità, tecniche e tecnologie, per garantire sicurezza e qualificazione dei lavoratori, per realizzare edifici intelligenti, ecologici, che consumano poca energia, recuperano l’acqua, non inquinano, sono nuovi;

Altre strade non ci sono, non ci devono essere.
Si può chiedere su questo un preciso impegno ai tanti che a primavera si disputeranno la carico di sindaco? Ci sono candidati pronti a sottoscrive le due opzioni?
Oppure le tradizionali logiche del consenso porteranno ancora alla tradizionali giaculatorie di ambientalismi (di destra e di sinistra) del fare?

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