[15/10/2008] Comunicati

Effetti della crisi. si avvicina il turno dell´economia reale?

LIVORNO. A voler essere ottimisti la crisi dei mercati finanziari non è ancora finita. Oggi le borse europee – scrive il Sole24ore on line e dicono anche le agenzie di stampa – sono «in vistosa retromarcia a metà mattina, dopo due giorni di forti rialzi. Il Mibtel arretra dell´1,2% e l´S&P/Mib dell´1,5%, mentre Parigi perde il 2,27%, Londra il 3,13% e Francoforte il 2,4%. La recessione – dice sempre il quotidiano web di Confindustria - «incombente sulle economie globali alimenta dubbi e timori. A farne le spese sono in primis le azioni dei comparti ciclici, come quelli delle costruzioni (-4,5% il sottoindice stoxx 600) e delle materie prime (-8%). Tornano in flessione, però, anche le banche (-2,7%). A Milano perdono oltre il 3% sia le Unicredit che le IntesaSanPaolo. Arginano i danni le Mps (-0,4%)».

In lieve guadagno le Fiat (+0,44%) dopo i dati confortanti sulle immatricolazioni auto in Europa. Volano le Mondadori (+11,8% dopo una sospensione al rialzo) dopo la vendita ieri sera delle attività grafiche. Continuano inoltre a mettere a segno rialzi consistenti le Seat (+12%).

Dunque la crisi finanziaria si è abbattuta sull’economia reale che ora sta arrancando, con i primi segnali che arrivano drammatici dalle fabbriche che chiudono, licenziano o chiedono la cassa integrazione. I governi i soldi per salvare le banche li hanno trovati. L’Ue, che quando vuole sa prendere decisioni comuni, ha risposto in modo unitario dando l’impressione che potrebbe fare anche molto di più. Le borse hanno subito reagito bene al piano Ue, ma oggi tornano con il segno meno perché, dicono gli analisti, la recessione incombe sulle economie globali e alimenta dubbi e timori. Insomma il cane si morde la coda. La crisi ha fatto per il momento sentire solo alcuni dei suoi effetti, ma arriverà con tutta la sua potenza nelle prossime settimane e si paleserà più sull’economia reale di quanto non l´abbia fatto sino ad ora su quella di carta.

Le conseguenze saranno allora una mazzata sul comparto sociale su cui quasi nessuno pone dei dubbi, ma anche sul versante ambientale. Effetti questi che rischiano invece di non essere tenuti in conto, se non da pochi. L´atteggiamento diffuso, almeno in Italia, è infatti di ritenere cose inutili il rispetto del protocollo di Kyoto, la lotta al cambiamento climatico e via dicendo. Poi passerà anche la crisi dell’economia reale, e nessuno ribadiamo spera il contrario, ma a quel punto si dovranno calcolare i danni. Anche di quello che non si è fatto e si sarebbe potuto fare. Anche dell’occasione che non si è colta, ovvero quella di ripensare un modello economico meno dissipatore di energia e di materia e più foriero di nuova e stabile occupazione. E arriveremo ultimi, ancora una volta.

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