[16/10/2008] Energia

Eolico off shore tra competenze, divieti e prospettive

LIVORNO. Le autorizzazioni all’eolico off shore potrebbero diventare di esclusiva competenza dello Stato. Secondo un emendamento inserito nell’articolo relativo all’energia del discusso decreto Sviluppo, che è stato licenziato dalla Commissione Affari produttivi alla camera e che adesso dovrà essere discusso in aula, il Governo riporta allo Stato centrale la competenza sulle autorizzazioni relative alla Via per gli impianti eolici realizzati in alto mare. Potenziandone anche la realizzazione attraverso un comma che aumenta gli incentivi previsti per questa tipologia di energie rinnovabili: il coefficiente per ottenere i certificati verdi passerebbe infatti da 1.1 a 1.6, il più alto tra le energie alternative.

Ma anche questo provvedimento suscita immediate critiche da parte di una delle regioni attualmente più interessate da questa tipologia di impianti. L’assessore regionale all’ecologia della Puglia, Michele Losappio, ha infatti rivendicato all’amministrazione regionale «la sua esclusiva competenza a esprimere la Via sull’eolico offshore». Nonostante il provvedimento non abbia effetto retroattivo e non vada quindi a determinare alcuna conseguenza sui provvedimenti in corso. Che in Puglia riguardano diversi progetti, due di Trevi Energy rispettivamente uno da 300 Mw a 8 chilometri dalla costa di Manfredonia, uno da 150 Mw a 3 chilometri dalla costa tra Brindisi e Lecce, uno della TG Srl da 144 MW nella stessa area. Su questi progetti è in corso una conferenza di servizi in cui - sostiene Losappio - «a fronte di una disponibilità di indirizzo da parte delle amministrazioni locali della Capitanata (Foggia ndr) con l´eccezione di quella di Margherita di Savoia, si riscontra un’assoluta indisponibilità delle amministrazioni brindisine, Provincia compresa, ad accogliere tali impianti».

La discussione quindi pare aperta, anche se al momento solo la Puglia sembra avere preso posizione, e ripropone il tema della distanza tra le ”disponibilità di indirizzo”, su cui difficilmente si ritrovano posizione di assoluta contrarietà, e le disposizioni tecniche e normative per permettere lo sviluppo delle energie alternative.

Quando poi, è da sottolineare, riguardo all’eolico offshore si tratta di una fonte che anche se presenta costi di realizzazione più alti rispetto agli impianti a terra, offre però un potenziale maggiore in termini di produzione energetica (+30%) a fronte di un impatto assai più basso.
Per questi motivi è una delle fonti di energia alternativa che sta crescendo di più in questi anni e per cui le previsioni indicano ritmi di crescita sostenuti nel prossimo futuro.

«L’eolico off-shore in Italia potrebbe contribuire fino al 5% della produzione di energia elettrica al 2030- secondo quanto dichiarato in un intervista a Qualenergia da Gaetano Gaudiosi, presidente dell´associazione Owemes (Offshore wind and other marine renewable energy in mediterranean and european seas)- cioè divenire dello stesso ordine di grandezza di quello su terraferma: al 2030 si raggiungerebbe così in totale il 10% dell’energia elettrica prodotta dall’eolico».

Sempre che – aggiunge Gaudiosi- venga chiarita la posizione del Governo su questa tipologia di impianti energetici, ovvero se l’obiettivo diventi davvero quello di raggiungere 2GW al 2020.
E sempre che, ci sarebbe da aggiungere, si raggiunga un accordo sulle competenze autorizzative.

«Il mare è di proprietà dello Stato - dice Gaudiosi - ma anche le Regioni vi si affacciano. Queste stanno cominciando a chiedere un maggior coinvolgimento nelle decisioni energetiche. Al momento gli organi coinvolti nel processo autorizzativo dell’off-shore sono il ministero dei Trasporti, attraverso la Direzione dei porti e dunque le varie Capitanerie, il ministero dell’Ambiente per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale, e quello dello Sviluppo economico per la pianificazione della produzione di elettricità. Tutti questi soggetti devono decidere rapportandosi alle varie regioni».

Torna all'archivio