[16/10/2008] Acqua

Servizio idrico integrato: niente pagamento tariffa per depurazione se depuratore manca o è inattivo

LIVORNO. Se la fognatura è sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o se questi sono temporaneamente inattivi la tariffa del servizio di depurazione non è dovuta alla società che gestisce il servizio idrico integrato perché la tariffa ha “natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo”.

La Corte di Cassazione infatti, con la sentenza di questo mese dichiara incostituzionale l’articolo 155 primo comma del testo unico ambientale ( disposizione sostanzialmente analoga dell’articolo 14 primo comma della legge 34/96) nella parte in cui prevede che la quota della tariffa del servizio di depurazione sia dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”. In altre parole la Corte cancella le parole dal testo, perché il disposto “irragionevolmente” impone agli utenti di versare la quota anche in mancanza del servizio. E ciò è contrario ad alcuni principi fondamentali contenuti nella Carta Costituzionale (in particolare dell’articolo 3 quello dell’uguaglianza) e alle ragioni che hanno ispirato la legge del 1996.

Quando fu sollevato il giudizio di legittimità costituzionale dal giudice di pace di Gragnao il testo unico ambientale (Dlgs 152/06) non era in vigore ma lo era la legge 34/96.

Il testo originale prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione – tariffa i cui proventi affluiscono in un fondo vincolato e sono destinati esclusivamente alla realizzazione e alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione - è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. La disposizioni del testo unico è praticamente uguale a quella del 1994 con la sola differenza che la prima prevede che i proventi della quota di tariffa riferita al servizio di depurazione siano destinati esclusivamente alla realizzazione e alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione, la seconda - come visto - ne prevede la destinazione a un fondo vincolato per l’attuazione del piano d’àmbito.

La tariffa dunque, in tutte le sue componenti (servizio acque potabili, servizio fognature e servizio di depurazione) ha la funzione di coprire i costi del servizio idrico integrato. E’ espressiva del costo industriale del servizio rappresentato dalla integrazione dei servizi di captazione, adduzione, distribuzione, collettamento e depurazione. E deve assicurare la copertura integrale dei costi di intervento ed esercizio.

L’interpretazione della legge dunque porta la Corte a ritenere che la tariffa del servizio idrico integrato si configuri in tutte le sue forme come il compenso di una attività commerciale complessa. Un compenso che trova fonte nel contratto d’utenza e non in un atto autorizzattivo direttamente incidente sul patrimonio dell’utente.

Infatti a fronte del pagamento della tariffa l’utente dovrebbe ricevere un servizio corrispondente sia nella somministrazione della risorsa idrica sia nella fornitura del servizio idrico integrato.

La norma infatti è censurata dalla Corte, perché imponendo l’obbligo di pagamento in mancanza della controprestazione, «prescinde dalla natura di corrispettivo contrattuale della quota e, pertanto, si pone ingiustificatamente in contrasto con la ratio del sistema della legge n. 36 del 1994” , che, come si è visto, è invece fondata sull’esistenza di un nesso di reciprocità “che correla il pagamento della tariffa stessa alla fruizione del servizio per tutte le quote componenti la tariffa del servizio idrico integrato, ivi compresa la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione».


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