[17/10/2008] Aria

Giss-Nasa: nuovi studi su scioglimento dei ghiacci e crescita del livello degli oceani

FIRENZE. Mentre i rilevamenti sull’estensione della banchisa artica (cioè sul ghiaccio marino galleggiante) sono costanti e approfonditi, ancora poco sappiamo sulle dinamiche legate alla calotta polare, cioè ai ghiacciai terrestri delle regioni artiche. Ciò in conseguenza del fatto che le osservazioni satellitari riescono ad illuminarci agevolmente su dati bidimensionali (esempio, appunto, l’estensione della banchisa galleggiante, cioè per convenzione quella superficie marina in cui la componente solida supera il 15%), mentre ancora le tecnologie disponibili per i rilevamenti a carattere tridimensionale hanno un carattere prevalentemente pionieristico.

Il fatto è che misurare l’estensione della banchisa può essere di enorme utilità per monitorare la sua reazione al surriscaldamento climatico, ma non fornisce nessuna indicazione riguardo al ritmo di aumento dei mari in conseguenza dello scioglimento dei ghiacci. E’ infatti noto a tutti come lo scioglimento di ghiaccio galleggiante non porta ad un aumento del livello marino, allo stesso modo in cui lasciando un cubetto di ghiaccio in un bicchiere d’acqua, il livello dell’acqua non salirà dopo che il ghiaccio si sarà sciolto. Questo per un principio semplicissimo: in un sistema che possiamo considerare chiuso (il bicchiere) contenente 1 decilitro di acqua e 1 cubetto da un decilitro di acqua ghiacciata, il sistema conterrà 2 decilitri di acqua sia prima sia dopo lo scioglimento del cubetto di ghiaccio. Ecco quindi che, se vogliamo analizzare la possibilità di una crescita del livello marino in conseguenza dello scioglimento dei ghiacci, dobbiamo andare ad osservare il comportamento di quei ghiacciai che sono addossati sulla terraferma.

Come sappiamo, il quarto Rapporto Ipcc (2007) ha parzialmente ridimensionato le previsioni (probabilistiche) di crescita massima del livello marino contenute nel precedente terzo Rapporto del 2001: se in precedenza si pensava che il livello del mare potesse crescere entro il 2100 di un range da 0,09 a 0,88 m, questi calcoli sono stati approfonditi fino ad ottenere previsioni di crescita da 0,18 a 0,59 m. Ciò dovrebbe avvenire in conseguenza dell’espansione termica degli oceani, più che in conseguenza dello scioglimento della calotta. Dati riguardanti l’effettivo contributo reso dallo scioglimento dei ghiacciai non sono ancora stati resi disponibili con precisione, al di là della nota constatazione che l’eventuale scioglimento dell’intera calotta porterebbe ad una crescita media dei mari di circa 6,5 metri.

Il Goddard institute for space studies (Giss), centro di ricerca della Nasa diretto da James Hansen, rilancia oggi degli studi pubblicati dalla rivista “Nature geoscience” riguardanti il possibile comportamento della calotta nei prossimi decenni. Il presupposto di partenza è che attualmente i mari stanno crescendo ad un ritmo medio di 3 mm/anno. Ma la sfida adesso è capire il comportamento futuro della calotta artica poichè – si legge – le previsioni per il futuro sono «basate su dati raccolti in un periodo di tempo molto breve, prevalentemente nell’ultimo decennio, e ciò non è sufficiente per darci un’idea più chiara riguardo a ciò che potrebbe accadere».

I modelli attualmente considerati attendibili «suggeriscono un lento responso della calotta al surriscaldamento globale», ma hanno forti difetti legati alla mancanza di analisi di prospettiva locale. Analisi che invece rivestono grande importanza perchè è solo a livello locale che si possono analizzare gli eventi che si sommano al “semplice” surriscaldamento climatico, come ad esempio la diminuizione dell’attrito tra ghiaccio e suolo causata dall’aumentato ritmo di scioglimento, che a sua volta incrementa la velocità di scivolamento dei ghiacci in mare.

Lo studio presentato dal Giss si basa sull’analisi di cosa è successo in passato, all’epoca della fine dell’ultima era glaciale, circa 9000 anni fa. All’epoca, il Canada settentrionale era ricoperto da uno strato di ghiaccio spesso migliaia di metri: in particolare, nella zona della baia di Hudson era presente uno strato ghiacciato il cui spessore raggiungeva i 2,5 km, chiamato dai glaciologi la piattaforma di Laurentide, che conteneva una quantità di acqua congelata che è stata stimata essere il doppio di quello oggi sovrastante l’intera Groenlandia. Prove geologiche hanno evidenziato che lo scioglimento della piattaforma (in conseguenza della fine della glaciazione) ha causato una crescita media del livello marino di circa 1,3 cm/anno, un ritmo «significativamente più veloce delle attuali previsioni di crescita del mare effettuate dall’Ipcc», che peraltro, come si legge, «non ha ancora fatto piena chiarezza sullo scioglimento della calotta».

Il raffronto tra il comportamento passato della piattaforma di Laurentide e la possibile dinamica futura della calotta artica ha senso perchè la crescita della temperatura locale di 9000 anni fa fu «simile a quella che la Groenlandia dovrebbe subire entro l’anno 2100. Questo implica un potenziale di scioglimento sostanzialmente più alto rispetto alle proiezioni dell’Ipcc (fino ad un fattore di 10 volte entro la fine del secolo)».

Ciò significa, in buona sostanza, che se la calotta polare dovesse avere lo stesso comportamento che ebbe 9000 anni fa la piattaforma di Laurentide, allora il livello dei mari crescerebbe ad un ritmo da 5 a 10 volte superiore rispetto a quello attuale che, come detto all’inizio, è attualmente stimato intorno ai 3 mm/anno. E il problema sta proprio nel fatto che... è probabile che le conseguenze dello scioglimento della calotta saranno simili a quello che avvenne in passato.

Va aggiunto che lo studio non ha preso in considerazione i possibili effetti feed-back, come appunto la già citata diminuizione dell’attrito tra ghiaccio e terreno. E va anche ripetuto, in chiusura, che mentre per gli aspetti inerenti il monitoraggio del Global warming la scienza climatologica sta raggiungendo un avanzato stato dell’arte, sono gli stessi studiosi ad avvisare che per quanto riguarda le conseguenze del surriscaldamento sullo scioglimento dei ghiacci la scienza è ancora ad un livello pionieristico.

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