[20/10/2008] Aria

Pacchetto clima, Prestigiacomo: «Chiederemo a partner Ue clausola di revisione»

LIVORNO. Una clausola di revisione nel 2009 delle stime di costi e benefici del pacchetto-clima. E’ quello che il ministro all´Ambiente Stefania Prestigiacomo ha confermato oggi a Lussemburgo che «chiederà ai partner europei». Finalmente, ha ribadito a margine dei lavori del Consiglio dei ministri dell´Ambiente, «si apre un negoziato, in cui noi non siamo soli».

L’Italia, dunque, o meglio l’attuale governo del Belpaese, ha le idee piuttosto chiare su quale sia il rapporto tra economia ed ecologia. La prima deve crescere sempre e comunque e anche a scapito della seconda. L’ecologia peraltro è sinonimo di ambiente che siccome poi, per ragioni di marketing, va protetto almeno a parole, troveremo il sistema per compensare a colpi di spot pubblicitari.

Dissipazione di risorse, scarsità di materie prime, impatti sull’aria e sull’acqua sono altro, cose di cui si devono occupare appunto gli altri. L’Italia povera e piccola e indifesa che nulla può contro i mali del mondo e che se anche rispettasse il pacchetto clima dell’Ue contribuirebbe per un niente e metterebbe però in ginocchio la sua industria, gioca a fare l’intelligente della situazione. Quella che ha capito tutto: «Siamo armati di buone intenzioni - aveva detto il ministro prima dell´avvio della sessione ministeriale che negozierà il pacchetto europeo sulla tutela del clima - Questo pacchetto così com´é a noi non va bene. Sulle cifre, poi, siamo aperti ad un confronto, ma siamo anche assolutamente certi dei numeri che abbiamo reso noti».

Stern e l’Ipcc e la maggioranza dei paesi dell’Ue, sostanzialmente, sono dei poveri mentecatti che non hanno capito che tutta questa pantomima non serve a niente. Sono Cina, Usa e India a dover metter mano al portafogli e investire per abbattere le emissioni (se proprio lo vogliono fare), non noi che non abbiamo colpe di questa situazione che poi sarà davvero così catastrofica? E’ il governo dei furbi e di quelli che la vogliono sapere sempre più lunga degli altri e che non hanno, beati loro, mai dubbi.

L’idea che è passata e sta passando anche grazie a un atteggiamento dei media piuttosto ambiguo, è che l’Ue ci stia fregando e che bisogna reagire. Vedremo se l’Italia la spunterà, di certo se così fosse vorremmo capire con che faccia poi l’Europa andrà a chiedere agli Usa o all’India o alla Cina di assumersi le responsabilità che in Ue alcuni stati, tra cui l’Italia appunto, non vogliono assumersi. Confidiamo in Obama, che sul tema dovrebbe avere le idee chiare, ma le preoccupazioni non mancano.

Il governo italiano di cose vere infatti ne dice soprattutto una che sanno peraltro tutti: per affrontare un problema globale come quello del clima, serve una governace globale che non può fare a meno dei Paesi più grandi e più inquinatori del nostro. Ma se noi non diamo neppure l’esempio e lo aspettiamo dagli altri (Usa a parte) che non hanno raggiunto il nostro livello di benessere, che tipo di reazione pensiamo di ricevere? Come minimo una lunga serie di dubbi sulla falsa riga di quella che ha presentato il nostro governo…

Lo storico delle idee Paolo Rossi scriveva ieri sul Sole24Ore che ci sono tre ragioni per sperare e da contrapporre ai catastrofismi intellettuali alla moda. Due esempi quelli delle democrazie che crescono nel mondo e i tanti Stati che aboliscono la pena di morte. Se questo è vero, ed in parte lo è, l’Italia ci pare sia tra quei paesi che invece lanciano messaggi opposti. A partire dalla scuola, dalla ricerca, dalle ricette contro la crisi, dall’energia, dalla lotta ai cambiamenti climatici fino al lavoro, alla precarietà, alle pensioni. E’ tempo di reagire, perché come dice il filosofo della politica Michael Walzer sempre sul Sole24Ore di ieri «osteggiare gli autori di inaccettabili disastri sociali ed economici (oltre che ambientali aggiungiamo noi, ndr) è un vero e proprio obbligo morale».

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