[20/10/2008] Rifiuti

Rifiuti toscani, Cispel: poco tempo per scongiurare l´emergenza

PRATO. Si è tenuta stamani la conferenza sulla gestione dei rifiuti nelle aree metropolitane, organizzata da Cispel-confservizi Toscana insieme all’associazione Utilitas e alla camera di commercio di Firenze. Dati, esperienze e stato dell’arte del trattamento dei rifiuti nell’area Firenze-Prato-Pistoia sono stati messi a confronto con altre realtà per vari versi analoghe: le aree metropolitane di Vienna, di Lille, di Bilbao e di Dusseldorf.

Partiamo da quei dati che, tra quelli presentati, si pongono come più significativi: di fronte a una media Ue di 580 kg/abitante/anno (dati Rapporto Apat 2006), la produzione di rifiuti urbani pro-capite nell’area FI-PO-PT è stata di 703,58 kg/abitante. Valore ben più alto degli altri: Lille 678 kg/ab/anno, Dusseldorf 623, Bilbao 590, Vienna 556. Per quanto riguarda il trend di produzione, si ha che pure per questo aspetto è l’area metropolitana della Piana a essere caratterizzata dal maggiore incremento, con circa il 2% in più (1,96%) nel 2006 rispetto al 2002. Vienna e Bilbao, sia pure in quantità minore, hanno pure avuto incrementi nella produzione (+1,02% e +1% netto, rispettivamente), mentre nelle aree di Dusseldorf (-0,83%) e di Lille (-1,10%) è avvenuta una diminuizione.

Fatta salva la diversa gestione degli assimilati nei vari Paesi, la percentuale di raccolta differenziata (attualmente il 33,33% in Toscana) raggiunge valori simili a Vienna (34,70%), più bassi a Dusseldorf (25,74%, anche se nella città tedesca parte degli imballaggi viene recuperata “a monte”, da aziende non coinvolte nella gestione del ciclo dei rifiuti, fattore che distorce l’effettivo computo relativo alla differenziata), mentre si assesta su valori ancora minori a Bilbao (21,94%) e a Lille (21%).

Va chiarito che esistono significative differenze anche riguardo agli aspetti legislativi: secondo il presidente di Cispel toscana, Alfredo de Girolamo, negli altri paesi europei analizzati nello studio «non esistono obiettivi vincolanti per legge per la raccolta differenziata dei materiali». Questo perchè «negli altri paesi europei l’attenzione dei soggetti pubblici e delle aziende è concentrata sul tasso di recupero generale di materia e di energia, di cui la raccolta differenziata è una parte». Fa eccezione, a questo riguardo, l’area di Bilbao, dove dal 2016 saranno imposti obiettivi di Rd del 31%, valore che è comunque ben lontano dagli obiettivi del 55% previsti dal piano dell’Ato Toscana nord, e del 65% previsto, al 2012, dalla legge nazionale.

I dati sopra citati vanno incrociati con la capacità massima di trattamento degli impianti di termovalorizzazione nelle varie realtà, e qui si evidenziano differenze ancora più sostanziali: la dimensione media degli impianti «oscilla dalle 240.000 tonnellate (Bilbao) alle 450.000 totali dei tre impianti di Vienna». Una volta messo in funzione, l’impianto di Case passerini dovrebbe trattare al massimo 137.000 tonnellate, valore che porterebbe la capacità di trattamento degli impianti della Piana a 365.760 tonnellate . Per quanto riguarda il valore pro-capite, si ha che un cittadino di Dusseldorf ha “a disposizione” una capacità di trattamento di 0,77 t/abitante, contro le 0,42 t/ab di Vienna, le 0,32 di Lille, 0,21 di Bilbao, e le 0,24 tonnellate per abitante dell’area FI-PO-PT.

Da questi dati sembra quindi che rispetto ad altre realtà europee, in Toscana si abbia una quantità di raccolta differenziata maggiore, ma anche una maggiore produzione di rifiuti urbani pro-capite e una minore capacità di recupero energetico. Ma soprattutto, come detto più volte, si riscontra un netto deficit riguardo alla filiera del riciclo: sono ancora insufficienti, cioè, quegli impianti di trattamento e trasformazione che permettano di rendere realmente efficiente (e conveniente) la pratica della raccolta differenziata, fornendo alle industrie materia ottenuta senza intaccare il capitale naturale. Aspetti che – come spesso ricordiamo su greenreport – restano spesso in ombra davanti alle querelle riguardanti il rapporto tra raccolta differenziata, interramento dei rifiuti e loro termovalorizzazione, che sembrano rivestire un maggior fascino davanti all’opinione pubblica e in generale nell’agorà politica.

In questo senso Cispel chiede di «realizzare rapidamente gli impianti, di rendere meno complesso il sistema burocratico e di parlare più di recupero e riciclaggio e meno di raccolta differenziata», oltre che «di far perno su una forte iniziativa pubblica nel settore», anche davanti agli aiuti di stato che sono stati messi in campo da vari organismi decisionali, in Europa e in America, per far fronte alla crisi finanziaria e ai suoi risvolti sull’economia reale. L’associazione delle imprese di servizio pubblico evidenzia un «cambio di passo» svolto dall’assessore Bramerini rispetto alle precedenti amministrazioni, che sembravano aver «abdicato alla loro funzione di guida» mentre adesso non è più «il tempo di mettere la testa sotto la sabbia» e la pianificazione sembra essere ripartita, anche in direzione di una semplificazione amministrativa grazie alla prospettata riduzione del numero degli Ato rifiuti.

In chiusura, lo stesso assessore all’ambiente della regione Toscana, Annarita Bramerini, ha indicato nella «dimensione provinciale degli impianti» uno dei fattori che non hanno permesso di affiancare a una «buona pianificazione» una gestione altrettanto virtuosa. La riduzione degli Ato rifiuti a tre è intesa proprio «per recuperare competitività», anche davanti ai processi di aggregazione che stanno interessando molte utilities, soprattutto nel centro-nord Italia. Riguardo agli aspetti politici più generali, la Bramerini ha definito l’auspicata evoluzione del ciclo di raccolta differenziata e del riuso di materia come un’operazione «virtuosa nei confronti dell’ambiente», per il motivo detto sopra e cioè per il fatto che così «le aziende evitano di chiedere al mercato materia prima». L’assessore ha però ammonito che «parlare di riduzione dei rifiuti senza associarla alle politiche micro- e macro-economiche significa affrontare il problema dalla coda e non dalla testa».

Per evolvere il sistema, occorre anche spingere verso una effettiva liberalizzazione del mercato del riuso, attualmente inficiato da una situazione di sostanziale monopolio. Inoltre, secondo l’assessore Bramerini «al decreto Ronchi è seguita una super-fetazione normativa che non ha giovato»: ad esempio, «il Governo centrale sta attualmente cercando di riformare la legge 152, cosa che causa incertezza per noi organismi regionali, per i cittadini, per le attività commerciali». Altro problema è che la discussione è troppo incentrata sui rifiuti urbani (2,5 milioni di tonnellate/anno, in Toscana), mentre il problema del trattamento dei ben più numerosi (7,2 milioni di t/anno) rifiuti speciali passa spesso sotto traccia. Secondo l’assessore «occorre un sistema impiantistico che eviti di dover interrare i rifiuti speciali e anche che essi vadano a giro per il paese, come nel caso dei residui di cartiera toscani che vengono portati a Brescia».

Infine, per quanto riguarda i finanziamenti, l’assessore ha espresso un impegno sia sul fronte dell’elargizione di fondi pubblici (citando le difficoltà in cui si trovano le regioni in conseguenza dell’aumento delle richieste che esse ricevono dagli enti locali per i tagli da parte del governo), sia sul fronte delle pressioni effettuabili sul sistema creditizio. Riguardo al rapporto tra politica e gestione dei rifiuti, la Bramerini ha parlato di «gioco di squadra» e ha ammonito che «considerare la gestione dei rifiuti come terra di conquista elettorale è molto pericoloso, e la Regione non accetterà il gioco dello scarica-barile: il non decidere – ha concluso - è un lusso che non possiamo permetterci».

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