[23/10/2008] Parchi

Parco, siti e altre amenità elbane

PISA. L’Arcipelago toscano se non altro ha il merito di tenere sempre viva e vivace la discussione sul parco, i suoi problemi, le sue prospettive e le sue difficoltà. Il che non guasta neppure quando si torna a bomba anche su cose che potremmo ormai archiviare.
In questi giorni, ad esempio, si sono incrociate due discussioni che si prestano a valutazioni distinte ma non più di tanto, zeppe di luoghi comuni a cominciare dal mucchio di soldi che divorerebbero i parchi nazionali (lascio perdere il resto sulla casta etc) e non hanno certo il pregio delle novità e ancor meno di una corretta informazione e adeguata conoscenza delle questioni di cui si parla.

Ma anche lì si può trovare qualche preoccupazione giusta e cioè il ruolo delle comunità locali. Intendiamoci, proprio all’Arcipelago la questione è stata usata a piene mani negli anni scorsi per dire no al parco. E il referendum pure e in varie parti d’Italia. Non dimentichiamo che proprio a partire dall’Arcipelago vi fu qualcuno –poi divenuto ministro - che pensò addirittura alla elezione diretta del parco. Tanto per semplificare e facilitare le cose!
Ma che le comunità e le istituzioni locali abbiano un ruolo preciso e non marginale è esigenza fondamentale che certamente le Fondazioni di cui si favoleggia non permetterebbero in ugual misura. Ed è vero anche che un parco nazionale presenta sotto questo profilo qualche difficoltà in più rispetto ad un parco regionale e tuttavia l’approvazione da parte della regione del piano del parco agevola le cose nella giusta direzione.

E lo vediamo proprio in ordine alla questione dei siti comunitari sui quali è intervenuto l’assessore regionale Betti che presenta anche un profilo sul quale vorrei richiamare l’attenzione. Che i siti riguardino ambienti di pregio e che meritino perciò di essere inclusi e non certo esclusi dal perimetro del parco mi pare persino cosa ovvia, a prescindere dalle complicazioni comunitarie che deriverebbero da decisioni di tipo diverso.

Quello che forse non è finora emerso con chiarezza è che sia i Sic che le Zps vengono decise dall’Unione europea non tenendo conto – a prescindere - dei contesti nazionali nei quali i parchi e le aree protette sono oggi presenti in forza e gestiscono territori tanto ampi da ospitare mediamente metà dei siti. Non solo, ma i soli siti che generalmente funzionano sono quelli situati all’interno dei parchi nazionali e regionali. C’è qui un punto delicato che riguarda il rapporto tra politiche nazionali e politiche comunitarie che per quanto riguarda i parchi appare per molti versi irrisolto.

Si potrebbe dire semplificando un po’, ma non troppo, che sui parchi sono più avanzate le politiche nazionali di quella comunitaria quando per l’ambiente è quasi sempre vero il contrario.
La vicenda dell’Arcipelago apre come si vede uno squarcio su un orizzonte niente affatto locale che sarebbe bene non ignorare.

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