[23/10/2008] Comunicati

Crisi, dall´Anci poche proposte e ancor meno sostenibilità ambientale

FIRENZE. Si è aperta la XXV assemblea dell´Associazione nazionale comuni italiani con la relazione del presidente Leonardo Domenici (Nella foto). Documento ampio che ha abbracciato molti temi: dalla crisi globale, agli incidenti sul lavoro, dal welfare alla necessità di nuove regole. Non è stato dimenticato il tema della scuola e quello della sicurezza, le riforme, il federalismo fiscale, la revisione costituzionale, il rapporto tra i livelli istituzionali, il ruolo dei partiti e degli amministratori. E’ stato giustamente riconosciuta la funzione dei comuni «il Comune è l´architrave fra cittadini ed istituzioni; invariabilmente, il comune e chi lo rappresenta, è l´istituzione che il cittadino sente a sé più vicina, con cui dialoga, di cui avverte costantemente la presenza, a cui i cittadini rivolgono spesso quelle domande, rispetto alle quali Noi non siamo in grado di dare una risposta, perché non ne abbiamo i mezzi o perché riguardano altri ambiti di competenza», ruolo anche sottolineato dallo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Certamente i temi non sono stati tutti affrontati allo stesso modo, è ovvio, ma complessivamente abbiamo avvertito più analisi dei dati che proposte concrete. Senza pretendere soluzioni, manca, a nostro avviso, l’indicazione della strada da imboccare. E talvolta anche l’analisi non è completa. Citiamo solo il caso dell’approfondimento sulla crisi globale, che ha portato effetti sull’economia reale e che creerà maggiore domanda di sostegno sociale. Giustamente è stata paragonata ad una crisi epocale «L´attuale crisi finanziaria cambierà il mondo, si modificheranno le abitudini, i comportamenti, le scelte di tanti. E´ una svolta epocale, pari a quella dell´11 settembre del 2001. Come allora il crollo delle Twin Towers ha cambiato improvvisamente categorie fondamentali del vivere e agire con gli altri, facendo irrompere prepotentemente nelle nostre società l´insicurezza e la paura; oggi, in questo ottobre 2008, sempre lì, l´immagine dei dipendenti o dei top managers che escono mestamente ed attoniti dalle sedi degli ex colossi finanziari ci dà il senso del materializzarsi di un´altra paura».

L’analisi prosegue con scenari corretti in cui si ricercheranno nuovi equilibri, nuovi rapporti tra Stato e mercato, nuove regole nel rapporto tra pubblico e privato. Si ipotizza poi che «forse le nostre società hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità». Su questo a nostro avviso si potrebbe avere anche maggiore certezza. Crisi economica che colpirà tutti, ma dal basso, appunto dai comuni, non arriva nessuna proposta sulla necessità di cambiamento dell’attuale modello di sviluppo, energivoro, consumatore di risorse, e grande produttore di materia (e ovviamente di scarti), basato poi paradossalmente su una finanza immateriale, centrata su scambi “eterei”. E i nodi sono venuti al pettine. Nessun accenno all’economia ecologica, basata su uno sviluppo sostenibile che consentirebbe di affrontare le due crisi in atto. Due, certo, perché oltre alla crisi economica-finanziaria ci sarebbe anche la crisi ambientale, anche se qualcuno tenderebbe a negarla o nella migliore delle ipotesi a dimenticarla.

Non sono ammesse politiche dei due tempi: perché risolvendo, illusoriamente, solo la prima, si andrebbe ad aggravare la seconda. Il classico cane che si morde la coda. Questo è, a nostro avviso, il vero argomento di confronto. Leonardo Domenici non ha toccato però nemmeno i temi ambientali dal punto di vista settoriale, eppure spunti il presidente Anci ne avrebbe avuti dato che è sindaco di Firenze: la qualità urbana, la mobilità sostenibile, l’urbanistica e poi magari ci sarebbe stati i temi cari ai piccoli comuni, veri presidi del territorio che richiedono tutele per poter espletare al meglio la loro funzione. Che sarà importante anche domani, almeno in uno Stato come il nostro. La materia ambientale è stata appena citata in una specie di difesa di ufficio «è indispensabile fare ricorso a piani strutturali di lungo periodo. Non si può fare ricorso alla politica delle emergenze ed agire in base a piani straordinari di dubbia efficacia. I Comuni, le grandi città sono pronti a dare il loro contributo in modo chiaro e costruttivo. Un punto deve essere fermo: non vogliamo rimanere schiacciati fra coloro che non vogliono intervenire con politiche strutturali e pluriennali e le iniziative a pelle di leopardo delle Procure che imputano agli amministratori locali responsabilità che sembrano figlie più di valutazioni politiche che di oggettive responsabilità penali». Sinceramente, senza entrare troppo nel merito, ci pare un po’ poco.

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