[24/10/2008] Comunicati

Nelle città poco armoniose aumenta l´ineguaglianza

LIVORNO. Il rapporto che Onu-Habitat ha presentato a Londra si intitola "State of the World´s Cities 2008/2009 - Harmonious Cities", ma l´armonia urbana è in realtà solo una speranza: «Il numero di persone che vivono dentro bidonville, che si eleva attualmente a un miliardo di esseri umani, potrebbe crescere a causa della crisi del credito», spiega la pubblicazione.

Il rapporto mette l´accento sulla crescita dell´ineguaglianza all´interno delle stesse città, un fenomeno che però non è inevitabile, come dimostrano le esperienze virtuose di gestione urbana condotte da alcuni Paesi. Anna Tibaijuka, direttrice esecutiva di Onu-Habitat, ha spiegato «Di fronte alla crisi del credito, che non altro che la fine di un lungo processo, i governi devono farsi carico del compito di fornire delle abitazioni meno care alla gente che ha bassi guadagni, perché il mercato non può farlo. Non si può avere una società armoniosa se la gente non ha alloggi sicuri. L´accrescimento delle ineguaglianze reali e percepite ed il precipitarsi di nuove popolazioni verso le bidonville sono una ricetta per più disordini e sollevamenti sociali».

"State of the World´s Cities" si concentra sull´esistenza parallela, in numerose città del pianeta, di quartieri ricchi di beni e servizi e di baraccopoli prive dei servizi di base. Le città dove si registra il maggior tasso di ineguaglianza di reddito (misurata con il Gini coefficient levels), un vero e proprio baratro che divide ricchi (a volte ricchissimi) e poveri si trovano in Sudafrica e poi in Brasile, due Paesi da lungo tempo ormai governati da partiti di sinistra ma che devono fare i conti con l´eredità tremenda dell´apartheid, della dittatura e del sottosviluppo. Tra le città più ingiuste socialmente ci sono quelle di Colombia, Argentina, Cile, Equador, Guatemala e Messico. Anche in Africa, con l´emergere di una borghesia nera e l´aumento dell´urbanizzazione, alcune città come la capitale del Mozambico Maputo, quella del Kenya Nairobi e Abidjan in Costa d´Avorio stanno seguendo lo stesso percorso di ineguaglianza sempre più evidente.

Il rapporto sottolinea che «Le disuguaglianze urbane in questi campi sono molto diverse nelle varie regioni, ma non solo sono in aumento, stanno diventando più radicate, il che fa pensare che i fallimenti nella distribuzione della ricchezza sono in gran parte il risultato di natura strutturale o difetti sistemici». Il fenomeno sembra ancora non acuto in Asia, anche se l´ineguaglianza urbana sta crescendo ad Hong Kong, New Delhi in India, Ho Chi Minh City in Vietnam, Davao nelle Filippine e Colombo nello Sri Lanka.

Nonostante la crescita rapidissima ed il fiorire di una nuova classe di ricchissimi capitalisti, le città cinesi sarebbero ancora tra le più egualitarie, «mai Shenzhen per esempio, ha raggiunto lo stato di Bangkok (Thailandia) e di Manila (Filippine) nella regione». Comunque, in Cina la nuova grande ineguaglianza è tra i redditi cittadini e quelli rurali. Le città di Bangladesh, India, Pakistan ed Indonesia presentano una ineguaglianza sociale interna meno vistosa, ma solo perché la forte povertà interessa quasi tutta la popolazione.

Secondo il rapporto, le metropoli indiane sono però destinate a vedere estendere l´ineguaglianza urbana a causa delle liberalizzazioni, dell´industrializzazione e della mancanza di investimenti nei servizi pubblici destinati alle popolazioni più vulnerabili. Il documento prevede anche «una crescita della povertà nei Paesi industrializzati». Eduardo Lopez Moreno, che ha redatto il rapporto per Onu-Habitat, spiega che «In molte città del mondo, la ricchezza e la povertà coesistono in stretta prossimità: ricchi e ben serviti quartieri e agiate comunità residenziali sono spesso situati vicini ad inner-city o periferiche slum communities che mancano anche dei più elementari servizi». Un benessere ed un divario così marcato che, dice Lopez, i quartieri ricchi sono sempre più difeso «da recinzioni elettrificate e alte mura, spesso pattugliate pattugliato da società di sicurezza private armate e con cani killer».

E´ l´ennesima dimostrazione che crescita economica, liberismo e industrializzazione spinta quasi sempre non vanno d´accordo con la giustizia sociale e la pianificazione urbanistica e dell´uso delle risorse. Fortunatamente qualche esempio positivo non manca: l´attuazione di politiche in favore dei più poveri hanno permesso alla non certo progressista Malaysia di far calare incessantemente, a partire dagli anni ´70, le ineguaglianze, garantendo comunque una crescita che l´ha fatta entrare nel club delle tigri economiche asiatiche. E secondo il rapporto anche lo sfortunato Rwanda, uscito da una devastante guerra civile, ha dimostrato che può essere ottenuta una crescita che dia benefici a tutti. «Questi Paesi - dice il rapporto - hanno dimostrato che è possibile crescere economicamente senza aumentare i livelli di disuguaglianza, e che la riduzione delle disuguaglianze è, in effetti, una strategia "pro-sviluppo" che favorisce la crescita».

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