[27/10/2008] Comunicati

Il silenzio delle donne nell´era del cambiamento climatico

LIVORNO. Dal 19 al 22 ottobre si è tenuto nella capitale delle Filippine, Manila, il terzo "Global Congress of Women in Politics and Governance" , l´alleanza globale femminile voluta da Iucn, Undp e Unep per far sentire la voce delle donne nei negoziati sul cambiamento climatico.

Il tema del Congresso di Manila era "Gender in Climate Change Adaptation and Disaster Risk Reduction" e le oltre 350 partecipanti in rappresentanza di rappresentanti di governi, agenzie per lo sviluppo e la società civile. hanno lanciato un appello ad agire al più presto, ma non hanno potuto non sottolineare l´urgente necessità di correggere le attuali disparità tra i sessi nella lotta contro gli effetti del cambiamento climatico e la ricerca di soluzioni per l´adattamento e la riduzione del rischio di catastrofi che colpiscono soprattutto le fasce di società più deboli, a cominciare dalle madri e dai bambini.

Eppure la voce delle donne è spesso esclusa dalla ricerca di soluzioni, sempre più il genere femminile è escluso dalle discussioni e dai progetti, come se l´esperienza delle donne, quotidiana e più strettamente legata alle risorse primarie come la disponibilità di acqua, nei Paesi in via di sviluppo, non fosse basilare per combattere il global warming. E´ chiaro invece che ridurre il divario di genere aiuterebbe a combattere meglio il cambiamento climatico.

La variante "donna" troppo spesso non viene tenuta di conto nelle politiche ambientali e di sviluppo sostenibile, per questo l´Iucn sta preparando il primo manuale pratico " gender and climate change for decision-makers" che verrà presentato alla prossima conferenza Unfccc di Poznań, in Polonia, che si terrà da primo al 12 dicembre.

Faith Birol, economista capo dell´International energy agency, ha spiegato che «La macroeconomia è chiara riguardo ai costi di prevenzione, l´adattamento è un buon affare adesso, molto meno dopo: l´1% del Pil se agiamo subito, tra il 5 e il 20% se aspettiamo... Dobbiamo considerare la terra come se fossimo destinati a rimanere.. Il mondo ha meno di un decennio per cambiare il suo corso».

Le donne hanno davanti, e stanno già vivendo, altre difficoltà: il cambiamento climatico impoverisce le comunità ed erode le già spesso limitate libertà femminili. Già oggi una persona su 19 di quelle che vivono nei Paesi in via di sviluppo è destinata ad essere colpita dagli effetti di un disastro climatico, se si pensa che solo uno su 1.500 persone nei Paesi Ocse è davanti allo stesso rischio si capisce quale sia il divario nel pianeta.

Poveri, donne e bambini sono i più esposti alle conseguenze di siccità, inondazioni, tempeste, ma le donne sono anche la fetta di umanità che più allevia queste catastrofi, e puntare sulla loro educazione, nutrizione e salute è investire nel benessere del pianeta.

Eppure in molte parti del mondo il cambiamento climatico sta facendo retrocedere lo sviluppo umano ed ha nei diritti delle donne la sua prima vittima sociale. in Africa sempre più famiglie perdono le loro terre a causa della siccità e le persone malnutrite potrebbero arrivare a 600 milioni nel 2060. 1,8 miliardi di persone potrebbe dover convivere con la penuria d´acqua entro il 2080 in Africa, Cina e sud-est asiatico a causa del prosciugarsi dei grandi fiumi. L´aumento del livello del mare scaccerà dalle coste 70 milioni di persone in Bangladesh, 6 milioni in Egitto e 22 in Vietnam, mentre i piccoli Stati insulari del Pacifico rischiano danni catastrofici che potrebbero cancellarli dalla carta geografica e politica del pianeta.

Cicloni e tempeste tropicali distruggeranno un numero sempre maggiore di piccole imprese nei Paesi tropicali. Le donne sono le vittime più numerose in ogni grande catastrofe naturale, ma presto si troveranno a far fronte alla scomparsa della base stessa della vita, ad un´estinzione di massa che cancellerà dal pianeta il 20 - 30% delle specie animali e vegetali e ad un aumento delle grandi malattie che già colpiscono i Paesi poveri, come la malaria che già uccide un milione di persone all´anno. Anche il cambiamento climatico non è un processo neutro: le donne sono, in generale, più vulnerabili ai suoi effetti, non solo perché rappresentano la maggioranza dei poveri del mondo, ma anche perché sono in proporzione più dipendenti dalle risorse naturali minacciate e perchè le tecnologie e le politiche per contrastare il global warming sono saldamente in mano ad uomini che hanno priorità "maschili". La partecipazione delle donne al processo negoziale internazionale sul clima è molto bassa, sia nel Sud che nel Nord del mondo, devono urgentemente essere sviluppate competenze e risorse per ovviare ad un problema di esclusione sempre meno sostenibile.

L´uguaglianza di genere, come la povertà, è un problema trasversale ai cambiamenti climatici e deve essere riconosciuto come tale. In realtà, la discriminazione sessuale e la povertà sono interdipendenti e si rafforzano a vicenda nel creare ostacoli al cambiamento sociale, rendendo più difficile la lotta al cambiamento climatico che ha bisogno di un´umanità che sappia ragionare di complessità e non di semplificazioni e pregiudizi.

Torna all'archivio