[27/10/2008] Comunicati

Tendenze e previsioni sulle emissioni di gas serra in Europa al 2008

FIRENZE. Mentre è battaglia politica aperta in Europa sui provvedimenti da adottare per cercare di rientrare nei parametri di Kyoto, vissuti dai governi di alcuni Paesi (vedi il nostro) come ulteriore aggravio e limite alle possibilità di ripresa in un momento di recessione, sta per uscire in forma completa (prossimo novembre) il nuovo rapporto dell’ Agenzia europea dell’ambiente (Eea), dal titolo “Tendenze e previsioni sulle emissioni di gas serra in Europa al 2008”.

Il documento esamina le emissioni storiche nel periodo tra il 1990 e il 2006 e analizza le previsioni sulle emissioni future durante il periodo di impegno del protocollo di Kyoto (2008-2012). Vediamo qualche anticipazione. Intanto si registrano delle differenze tra l’UE a 15 stati e membri e quella a 27. Le previsioni degli Stati membri per il periodo di Kyoto indicano che l´UE a 15 potrebbe ridurre le emissioni di oltre l´11% rispetto all’anno di riferimento. Ciò si otterrebbe con una combinazione di politiche e misure nazionali (esistenti e pianificate), attività dei pozzi di assorbimento dell´anidride carbonica e crediti per le riduzioni delle emissioni al di fuori dell’Unione.

«I risultati in termini di emissioni rimangono eterogenei nell’UE a 15. Alcuni Stati membri non sono ancora in linea con i loro obiettivi di Kyoto. Tuttavia, se si tiene conto dei risultati eccezionali attesi da altri Stati membri, nel suo insieme l´UE a 15 dovrebbe rispettare il proprio impegno di Kyoto», dichiara con visione ottimistica Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell´Agenzia europea dell´ambiente- Inoltre, le prospettive sarebbero migliori per alcuni Stati membri se nelle loro previsioni tenessero pienamente conto delle restrizioni applicate alle emissioni nei settori rientranti nel Sistema dei permessi negoziabili delle emissioni di CO2 nell´UE».

Guardando avanti, sebbene le previsioni indichino che nell´Ue a 27 le emissioni continueranno a diminuire fino al 2020, l´obiettivo di riduzione del 20% rispetto al 1990, rimarrà fuori portata senza l’attuazione di misure supplementari come ad esempio il pacchetto sull´energia e sui cambiamenti climatici nell´Unione, proposto dalla Commissione europea nel gennaio 2008, dichiarano dall’Agenzia per l’ambiente. Traducendo non c’è tempo da perdere, anzi bisogna accelerare ed intensificare l’uso dei meccanismi di Kyoto rispetto a quello attualmente previsto. Ma ovviamente ci sono differenze tra Stati e Stati ed è necessario dare onere al merito. L´obiettivo generale di Kyoto per l´UE a 15, ossia ridurre le emissioni dell´8%, corrisponde a obiettivi differenziati per ciascuno Stato membro. Nel 2006 quattro Stati membri (Francia, Grecia, Svezia e Regno Unito) avevano già raggiunto un livello inferiore al loro obiettivo di Kyoto. Altri otto Stati membri dell’UE a 15 (Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo) prevedono di conseguire i loro obiettivi, ma le previsioni di tre Stati membri (Danimarca, Italia e Spagna) indicano che non realizzeranno i loro obiettivi di riduzione. E il nostro governo chiede ancora tempo e di discutere.

Il “decisionismo” pare che venga adottato a corrente alternata. Intanto il rapporto “Impacts of Europe’s changing climate” analizza le conseguenze previste dal cambiamento climatico: rischio aumentato di inondazioni e di siccità, perdita di biodiversità, minacce per la salute umana e per settori economici quali l’energia, il trasporto, l´agricoltura, ed il turismo. Secondo lo studio le aree più vulnerabili del nostro continente sono le regioni montuose, le zone litoranee, il Mediterraneo e l´Artico. Quindi il rapporto sottolinea e ribadisce che oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra, occorre realizzare misure di adattamento per moderare gli effetti del cambiamento climatico. Entro fine anno un contributo in tal senso dovrebbe arrivare dal “Libro bianco sull’adattamento ai mutamenti climatici” della Commissione europea, che inquadrerà la strategia di adattamento europea. «Questo rapporto chiarisce in modo stringente che molte regioni e settori in Europa sono vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico- ha continuato il Direttore esecutivo dell´Eea- Deve iniziare la realizzazione di azioni di adattamento e migliorare lo scambio di informazioni sui dati, l´efficacia ed i costi relativi», ha concluso Jacqueline McGlade.

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