[30/10/2008] Acqua

La guerra del petrolio produce acqua inquinata

LIVORNO. La guerra in Iraq doveva essere di liberazione e portare il benessere, in realtà ha gettato quello che (nonostante la feroce dittatura di Saddam Hussein) era uno dei Paesi più laici e sviluppati del mondo arabo, in un Medioevo sanguinoso dove le bande integraliste scorrazzano e prosperano, in una colonia che gli Usa utilizzano per attaccare ed intimorire gli "Stati canaglia".

L´ultimo grido di allarme per una situazione quasi scomparsa dalle televisioni italiane dopo il ritiro del nostro contingente, viene da Juan Pedro Schaerer, capo della delegazione della Croce Rossa internazionale (Cri) in Iraq, che pur constatando lievi progressi negli ultimi mesi avverte che «Molti, troppi Irakeni non hanno ancora altra scelta che quella di bere dell´acqua inquinata e di vivere in condizioni insalubri. Ne risulta che un un numero maggiore di malati ha bisogno di essere curato da un sistema sanitario che ha già raggiunto i propri limiti».

La Cri è molto preoccupata per le famiglie che non sono collegate alla rete idrica che sono circa il 40%, soprattutto nelle campagne e nelle periferie urbane: «Devono acquistare l´acqua, al prezzo medio di 50 cents di dollaro per 10 litri, perciò, se sono troppo povere per acquistarla, la prendono dai fiumi e pozzi, che sono spesso inquinati. Lo stesso, le famiglie che sono approvvigionate da canalizzazioni che hanno regolarmente dei problemi dovuti alla mancanza di manutenzione e ad innumerevoli prelievi illegali sulla rete. Inoltre, siccome i rifiuti urbani non vengono raccolti e le acque reflue non vengono trattate, la salute di numerosi irakeni è costantemente in pericolo».

Sono sempre più le persone che contraggono malattie legate all´acqua e che intasano i disperati ospedali irakeni che si confrontano con una penuria cronica di materiali ed attrezzature mediche, ma anche con una carenza di disinfezione interna alle stesse strutture sanitarie, black-out elettrici frequentissimi, e soprattutto con il fatto che l´impoverimento della popolazione non permette a gran parte della gente di poter acquistare farmaci. L´intero sistema sanitario irakeno è esploso con il dopoguerra, «I trattamenti per malattie quali il cancro non sono spesso disponibili che in alcuni ospedali delle grandi città», denuncia la Cri.

L´acqua, i servizi igienici e le cure sanitarie sono diventate una vera e propria emergenza in Iraq e la Croce rossa (o meglio la Mezzaluna rossa) ha assistito almeno 4 milioni di persone nell´ultimo anno con un sistema di distribuzione di acqua e di igienizzazione, ma anche in dispensari ed ospedali. Attività che prevedono anche un gruppo di specialisti della Cri che riparano e gestiscono stazioni di pompaggio che alimentano centinaia di migliaia di persone di acqua potabile e che lo sgangherato governo locale e l´occupazione militare Usa non sembrano in grado di far funzionare.

La Croce Rossa sta ampliando il suo intervento in Iraq, dove la situazione igienico-sanitaria rischia di assumere connotati simili a quelli di alcuni Paesi dell´Africa sub-sahariana, ma Schaerer sottolinea che la situazione di numerose persone resta precaria. «Con tutta evidenza, si contano meno morti tra i civili di quando il conflitto era più forte. Nonostante ciò, ogni giorno, uomini, donne e bambini sono uccisi e feriti nel corso di attacchi condotti indiscriminatamente. La Cri ricorda a tutte le parti in conflitto che hanno, in virtù del diritto umanitario internazionale, l´obbligo di proteggere e di rispettare i civili».

Un obbligo che nessuno sembra rispettare perché, se è vero che in Iraq sono morti oltre 4mila soldati Usa e più di 300 dei loro alleati, dal 2003 ad oggi gli irakeni periti in questa assurda guerra del petrolio sono tra gli 88.000 e i 97.000, senza contare le vittime dell´acqua inquinata, della fame e di una sanità ormai da quarto mondo.

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