[31/10/2008] Comunicati

Debitori di biocapacità

LIVORNO. Il "Living planet report 2008" del Wwf analizza anche la "biocapacità" dei vari Paesi in una economia sempre globalizzata ed interdipendente che sfrutta senza remore i servizi ambientali forniti dalla natura sesso oltre le loro capacità di rigenerazione. «Quando la Cina importa del legname dalla Tanzania - si legge nel rapporto - quando l´Europa importa dei manzi allevati con la soja brasiliana, la biocapacità utilizzata per fornire queste risorse consumate dalle loro popolazioni è mobilitata al di fuori delle loro frontiere».

Il problema della biocapacità è che non è diffusa nello stesso modo nel pianeta: da soli 8 Paesi (Usa, Brasile, Russia, Cina, Canada, India, Argentina ed Australia) rappresentano il 50% della biocapacità mondiale, e questo incide molto sull´impronta ecologica di tutti gli altri.

L´ecological footprint di un Paese è infatti determinata dai suoi livelli di consumi e dalla densità della sua popolazione, non dalla sua biocapacità.
L´Italia ha un´impronta ecologica superiore di oltre il 150% alla sua biocapacità.

Tre degli 8 Paesi con la più forte biocapacità, Usa, Cina ed India, sono "debitori ecologici", cioè la loro impronta nazionale supera la loro biocapacità interna. Brasile, Russia, Canada, India, Argentina e Australia sono ancora "creditori ecologici" anche se la loro impronta ecologica pro-capite non è certo bassa.

Secondo il rapporto del Wwf i tre Paesi con la più forte biocapacità pro-capite sono Gabon, Canada e Bolivia, e tra questi solo nel ricco Canada l´impronta ecologica pro-capite e superiore alla media mondiale, ma ancora molto inferiore alla biocapacità disponibile nell´immenso e poco popolato Paese.

Il Congo, che è al settimo posto come biocapacità media, con 13,9 ettari per persona, ha un´impronta ecologica di 0,5 ettari pro-capite, è al quarto posto nel mondo per minor consumo di risorse naturali pro-capite. Ma mentre i Paesi poverissimi restano fermi o retrocedono, aumentano i Paesi "debitori" di biocapacità.

Nel 1961, la biocapacità della maggioranza dei Paesi era superiore alla loro impronta ecologica e il pianeta disponeva di "riserve" ecologiche per sostenere lo sviluppo. Nel 2005, numerosi Paesi e l´intera umanità nel suo complesso, sono diventati "debitori ecologici", il problema è che la cassaforte è stata già svuotata e non si possono più chiedere prestiti alla banca dei servizi e, come succede per la crisi finanziaria, stiamo mangiandoci gli interessi e senza investire sulla biocapacità interna.

Ma i "debitori ecologici" (Italia compresa) non possono più pensare di poter mantenere il loro livello di consumi se non combinano lo sfruttamento delle loro risorse con il loro recupero e ripristino e se non la smettono di erodere i servizi ambientali, sui quali si basa l´economia reale e la vita della gente, se non la smmettono di trattare aria, acqua e suoli come una immensa discarica.

«La biocapacità - spiega il "Living planet report 2008" - è influenzata tanto dagli eventi naturali che dalle attività umane. Così il cambiamento climatico può diminuire la biocapacità delle foreste perché un clima più secco e più caldo accresce il rischio di incendi forestali e l´invasione di parassiti. Ugualmente, certe pratiche agricole possono ridurre la biocapacità aumentando l´erosione dei suoli o la loro salinità. Il sovrasfruttamento e l´impoverimento delle risorse naturali possono provocare la perdita definitiva dei servizi ecosistemici, aumentare la dipendenza di un Paese in rapporto alle sue importazioni ed impedire certe opzioni di sviluppo. Al contrario, una gestione prudente della biocapacità permette ai Paesi di conservare le loro opzioni per l´avvenire e di fornire una protezione contro futuri chocs economici ed ambientali. In un mondo in sovrasfruttamento ecologico, la ripartizione ineguale della biocapacità solleva questioni politiche ed etiche sulla condivisione delle risorse del pianeta. Però, è chiaro che i Paesi "debitori ecologici" devono sempre di più far fronte al rischio di una dipendenza crescente in rapporto alla biocapacità degli altri Paesi. Invece, i Paesi "creditori ecologici" possono considerare le loro ricchezze biologiche come un punto fermo che gli conferisce un vantaggio concorrenziale importante in un ambiente mondiale incerto».

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