[04/11/2008] Comunicati

Greenpeace accusa il Giappone di violare i diritti umani: rilasciate Satao e Suzuky

LIVORNO. Dopo 138 giorni sono ancora agli arresti domiciliari Junichi Sato e Toru Suzuki, i due attivisti giapponesi che a maggio svelarono la corruzione ed il traffico di carne di cetacei che sta dietro il cosiddetto "programma di ricerca scientifica" sulla caccia alla balena sostenuto dal governo di Tokyo. I due attivisti di Greenpeace documentarono come, al ritorno dall´Antartide, i balenieri spedivano a casa centinaia di scatole con carne di balena contrabbandata.

Sato e Suzuki prelevarono uno degli imballaggi, che secondo la bolla di accompagnamento avrebbe dovuto contenere cartone, e trovarono carne di balena affumicata per un valore di oltre 2.300 euro. Poi mostrarono la carne alla stampa e consegnarono tutto alla magistratura giapponese, ma i magistrati, invece di indagare sul contrabbando, hanno deciso di processare gl attivisti di Greenpeace. Il processo dovrebbe tenersi all´inizio del 2009 e i due rischiano 10 anni di galera.

Greenpeace non ci sta e praticamente dichiara l´apertura delle ostilità contro il Giappone. Il terreno di scontro non sarà più il Santuario delle balene dell´Oceano Antartico, ma direttamente l´impero del sol levante, dove concentrerà tutti i suoi sforzi per assicurarsi che sotto accusa finisca la caccia alle balene e non gli attivisti di Greenpeace. Jun Hoshikawa , direttore di Greenpeace Giappone, spiega che «Per anni ci siamo messi tra l´arpione e la balena, ne abbiamo salvate centinaia. Le nostre azioni hanno messo la caccia baleniera in cima alla lista dell´agenda politica. Ma, se vogliamo far finire questa caccia, dobbiamo portare il cambiamento a Tokyo».

Lo scontro si annuncia aspro e molto scomodo per il governo giapponese: Greenpeace prende spunto dal sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell´Uomo, e il 10 dicembre porterà a Tokyo una numerosa delegazione di persone che denunceranno che «l´arresto di Junichi e Toru è un atto di intimidazione politica e si autoaccuseranno per complicità in attività contrarie alla caccia baleniera». Visto il tipo di approccio che ha Greenpeace in Giappone si attendono proteste spettacolari e clamorose.

Intanto al primo ministro nipponico sono già arrivate 250 mila firme sotto un appello che chiede di ritirare le accuse e rilasciare gli attivisti e gli ambientalisti puntano a raccogliere decine di migliaia di sostenitori pronti a autodenunciarsi alle autorità Giapponesi. Sara Holden, responsabile della campagna mare di Greenpeace International, sottolinea che «L´accusa a Junichi e Toru è politica, se il governo giapponese vuole fare prigionieri politici, allora ci saranno molti prigionieri. Chiunque sia contro la caccia alle balene, dai capi di Stato agli studenti delle scuole superiori, dovrebbe dichiararsi complice e aiutarci a far sì che questo processo si concluda con la condanna della caccia ai cetacei e non di Junichi e Toru. Greenpeace, inoltre, farà ulteriore pressione sui governi come l´Italia che ogni anno condannano solo formalmente la caccia alle balene ma che non agiscono concretamente. Se gli Stati amici delle balene avessero investito, come l´Australia, in una reale volontà politica opponendosi alla caccia alle balene nell´Oceano Antartico, tutto questo sarebbe finito già da anni».

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