[06/11/2008] Rifiuti

Le bonifiche sono un’opportunità o un onere?

RIMINI. I tagli del ministro dell’Economia Giulio Tremonti non hanno colpito i fondi destinati alle bonifiche di territori che potrebbero conoscere una seconda fase di reindustrializzazione. E’ stata infatti mantenuta la disponibilità di oltre tre miliardi di euro che con una delibera Cipe (61/2008) erano stati messi da parte nella fase di passaggio tra il governo Prodi e l’attuale governo Berlusconi.

Una conferma importante per quel 3% del territorio italiano che, secondo Ispra, è costellato di siti produttivi che necessitano di bonifiche per poter avviare una successiva fase di reindustrializzazione. Ed è già stato pubblicato (il 6 agosto) il programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati, che potranno avvalersi di quegli stanziamenti previsti dalla delibera Cipe. Il punto sulla situazione è stato fatto oggi a Ecomondo, tra gli attori che adesso dovranno rendere operativo quel programma e individuare le aree che potranno avvalersi dei fondi. Sogesid, Sipa, Enea, Ispra gli enti che dovranno assistere i ministeri Ambiente e Sviluppo economico, affiancati in questa impresa.

La domanda sulla quale si sono confrontati i relatori è quella se le bonifiche sono da ritenersi un’opportunità o un onere, sia a carico delle istituzioni chiamate a coprire parte dei costi, sia da parte delle imprese. I fondi pubblici di oltre 3 miliardi di euro saranno destinati a coprire tre tipologie di attività: una parte destinata laddove non è possibile individuare le responsabilità dell’inquinamento o come anticipo per i siti orfani, quelli cioè dove esiste ancora un contenzioso riguardo alle imprese che se ne devono accollare le responsabilità; una quota parte (massimo il 30%) sarà destinata alla realizzazione di infrastrutture connesse alla realtà da deindustrializzare e una porzione sarà investita per sostenere l’intervento di bonifica nelle aree demaniali e nelle acque di falda.

La risposta a questa domanda sembra tendere per l’opportunità più che per l’onere, anche se la voce degli imprenditori non era presente in sala. Una opportunità resa possibile da «una nuova collaborazione tra Stato e imprese, per ottenere l’obiettivo di bonificare al meglio ma al minor costo» come ha sottolineato l’amministratore delegato e presidente di Sogesid, Vincenzo Assenza. E da una maggiore integrazione tra i ministeri Ambiente e Sviluppo economico che si attua con questo programma straordinario.

«Un programma che non modifica le competenze, che rimangono prioritarie per il ministero dell’Ambiente, e che non aggiunge competenze a quello dello Sviluppo economico» ha sottolineato Gianni Squitieri, amministratore delegato di Siap, la società di Sviluppo Italia impegnata sulle aree produttive. Ma che porterà attraverso gli accordi di programma specifici, cui è prevista la partecipazione sin dall’inizio delle aziende, a sbloccare una situazione matura, ma in stallo da troppo tempo.

«Con l’articolo 252 bis, (inserito nella revisione del testo unico 152/2006 ndr) si è fatto diventare norma una consuetudine, quella cioè di lavorare insieme. Naturalmente spetterà ai ministeri decidere l’orientamento finale di questo programma - ha continuato Squitieri - , ma il riferimento normativo e il fatto non scontato che sia stato mantenuto il fondo Cipe, indica che il progetto è maturo. E nonostante alcun ministro dell’ambiente negli ultimi dieci anni abbia mai messo tra le priorità il tema delle bonifiche, questo lasso di tempo non è trascorso invano, grazie al lavoro svolto dalla direzione Mascazzini».

Siap è la struttura operativa che realizzerà le istruttorie e fornirà il sostegno al ministero dello Sviluppo economico e alle aziende. Ci sarà poi la seconda fase, operativa, in cui Siap e Sogesid lavoreranno assieme per arrivare ad un programma condiviso. Nel frattempo è già avviato il processo di facilitazione del confronto tra apparato istituzionale e imprenditoriale per raggiungere una collaborazione fattiva. Saranno infine Ispra (che ha sostituito in un solo ente Apat, Icram e Infs) ed Enea (salvata nell’ultima versione approvata a Montecitorio del decreto Sviluppo) a dare il supporto tecnico ai ministeri di riferimento, Ambiente e Sviluppo economico.

Insomma gli strumenti per avviare le bonifiche e reindustrializzare molte aree del territorio, «evitando di andare ad occupare nuove aree» come ha sottolineato Edo Ronchi che ha dato la benedizione (da ex ministro dell’ambiente cui spetta la primogenitura della nuova regolamentazione delle bonifiche nel nostro paese), sembrano esserci tutti: adesso si tratta di vedere quali saranno quelle considerate prioritarie e dove quindi ricadranno i fondi. Che sono certo una buona base di partenza, ma che rappresentano una minima parte di quello che il risanamento del territorio inquinato di questo paese richiederebbe. Ed è quindi ancora più importante, quindi, che vengano spesi bene.

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