[10/11/2008] Comunicati

Pisa, l´omeopatia tra gli insegnamenti del corso di laurea in farmacia

LIVORNO. In una fase in cui si mettono alla gogna le Università solo per il fatto che in alcune si organizzerebbero corsi poco seguiti e su materie che sembrerebbero assai poco significative, forse anche il fatto che il comitato di indirizzo del corso di laurea in Farmacia dell’Università di Pisa abbia deciso di inserire, dal prossimo anno, un modulo di insegnamento dedicato alla Omeopatia nel programma del corso di analisi dei farmaci, potrà sembrare controcorrente.

Ma lo è assai meno se si considerano i numeri che ormai caratterizzano sia il ricorso a questa pratica medica, che alle rispettive terapie. E se si valuta anche lo sforzo che da parte degli operatori che ruotano attorno a questo complesso e poco conosciuto mondo stanno facendo per perseguire la pratica di integrazione.

Il numero delle persone che ricorrono alle cosiddette medicine complementari (omeopatia, agopuntura, antroposofia ecc) è stimato - in una recente ricerca del Censis - in poco più di tredici milioni di cittadini, ovvero il 23,4% della popolazione, corrispondenti a quasi un quarto dei cinquantasei milioni di italiani censiti nel 2001. Tra tutte le medicine complementari, la medicina omeopatica risulta essere la più utilizzata e i dati del Censis ne confermano un trend costantemente in crescita negli ultimi sette anni (incremento dello 0,2%).

La notizia dell’inserimento dello studio dell’omeopatia nel prossimo corso di laurea in farmacia è
è stata data nell’ambito della presentazione del libro di Ioannis Konstantos, “Materia Medica Omeopatica Clinica”, che si è svolta sabato pomeriggio all’Hotel Granduca di San Giuliano Terme di fronte ad una platea, che gli organizzatori dichiarano gremitissima, di medici omeopati e della medicina tradizionale.

Segno anche questo che l’integrazione fra le due pratiche mediche senza negare l’una l’importanza e la valenza dell’altra è cosa che comincia ad essere possibile. La Toscana su questo ha precorso i tempi e, con una legge approvata all´unanimità il 13 febbraio 2007, la medicina omeopatica (assieme da altre pratiche mediche cosiddette alternative) è stata integrata nel servizio sanitario pubblico regionale. Non esiste infatti ancora una legge nazionale in tal senso, anche se il fatto che il parlamento abbia ripreso la discussione della proposta di legge che aveva visto chiudersi l’iter già arrivato a buon punto per la caduta del governo, fa ben sperare che anche il nostro paese si adegui ben presto al resto d’Europa.

Solo con una norma di riferimento certa sarà possibile infatti dare ai cittadini la possibilità di scegliere il metodo di cura, senza rischiare però di incorrere in falsi medici improvvisati. Ed evitare quello che Simonetta Bernardini, presidente di Siomi (società italiana di omeopatia e medicina integrata) definisce «l’abusivismo terapeutico», quello cioè che vorrebbe curare il raffreddore con gli antibiotici e l’attacco di appendicite acuta con l’omeopatia.

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