[03/05/2006] Urbanistica

Capo d´Arco, promemoria di Legambiente per il futuro sindaco di Rio Marina

RIO MARINA (Livorno) – A Rio Marina si prospettano elezioni comunali a forte valenza politica: il centro-destra ripresenta come sindaco l’ex sottosegretario e senatore Cdu Francesco Bosi e l’Unione come capolista il vicepresidente della Camera Mussi. Legambiente prende la palla al balzo e butta nel mezzo dello scontro elettorale una ingombrante questione edilizia, chiedendo «a chi si appresta ad amministrare Rio Marina, sia in maggioranza che all’opposizione, ed al futuro presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, di intervenire subito per riportare la vicenda di Capo d’Arco (nella foto la scogliera incriminata) nell’alveo della correttezza amministrativa e della conformità delle leggi e degli strumenti urbanistici».

Si tratta di un piano di iniziativa privata trasformato secondo Legambiente «in uno di interesse pubblico per consentire – scrivono gli ambientalisti - di costruire così altri 15mila metri cubi di cemento su una costa completamente privatizzata». Per il Cigno verde un piano di Iniziativa Pubblica come quello di Capo d’Arco non si può approvare «senza prima sanare gli abusi che ci sono su un tratto di costa compresa addirittura nel Parco Nazionale». Infatti, in uno dei comparti del piano è prevista la realizzazione, su una scogliera del parco nazionale, di "cabine" che sembrano miniappartamenti. Ma nell’area, dicono a Legambiente, ci sono «abusi con richieste di sanatorie in corso ed addirittura delle opere abusive realizzate sul Demanio Marittimo, che per legge non possono sanate ma devono essere demolite o acquisite al patrimonio comunale» e secondo il piano regolatore vigente, «prima dovrebbe essere rilasciata una improbabile concessione in sanatoria sul Demanio e in un Parco Nazionale e poi, dopo aver detratto dai 1.000 mc. richiesti sugli scogli quanto realizzato abusivamente ed eventualmente sanato, il Consiglio Comunale potrebbe adottate il Piano Particolareggiato con la previsione corretta dei volumi. Altrimenti il piano non può essere approvato».

Poi Legambiente dice che la valutazione degli effetti ambientali (Vea) allegata al Piano adottato dal Comune è incompleta «perché riguarda solo i 3 comparti inizialmente proposti dai privati e che non prende in nessuna considerazione i 4 nuovi comparti aggiunti nel Piano particolareggiato di iniziativa pubblica».

Il bombardamento su Capo d’Arco si conclude con l’accusa all’amministrazione di aver prodotto «atti non conformi con le norme tecniche di attuazione del PRG del 1995» riguardanti la previsioni sulla costa, in quanto mancherebbe il piano di dettaglio previsto dalla direttiva regionale sulla fascia e quindi per Legambiente il piano «non è conforme alle norme del Piano Regolatore e anche per questo dovrebbe essere oggetto di una nuova adozione». Gli ambientalisti seminano un dubbio finale: «sembrerebbe che i perimetri dei comparti del Piano adottato non corrispondano con quelli riportati nel Prg vigente del 1995. Se così fosse il Comune andrebbe ad approvare delle previsioni edificatorie massicce anche in aree che non sono inserite nei Comparti edificabili del Piano! Occorre verificare se questa difformità è reale, perché, se risultasse vera, questo sarebbe sufficiente ad invalidare tutto il Piano».

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