[12/11/2008] Acqua

Depurazione: non c´è spazio per la demagogia

FIRENZE. Il gruppo Udc in regione, prendendo spunto dalla recente sentenza della Corte Costituzionale sulle tariffe di depurazione previste dalla “legge Galli”, che ha stabilito che non può essere chiesto agli utenti un pagamento per servizi non resi, incalza l’amministrazione regionale. Visto che la sentenza pare coinvolgere anche in Toscana un gran numero di utenti non allacciati alla rete di depurazione, che in alcuni casi mancano o non funzionano, i consiglieri Carraresi, Del Carlo e Titoni hanno perciò chiesto alla Giunta regionale «se esiste un censimento delle aree non dotate del servizio di depurazione e cosa intende fare l’esecutivo nei confronti degli Ato per ridurre le tariffe agli aventi diritto e rimborsare le somme non dovute».

La risposta è venuta dall’assessore di competenza (servizio idrico integrato), Marco Betti: «Non è compito della Regione applicare la sentenza. Devono applicarla obbligatoriamente le Autorità di ambito territoriale ottimale. La sentenza- ha continuato l’assessore- determina un taglio consistente delle risorse economiche previste nei Piani di ambito per gli interventi sulla fognatura e sugli impianti di depurazione. Se si vogliono realizzare tutti gli interventi le tariffe a carico degli utenti serviti sono destinate ad aumentare». Secondo i primi calcoli fatti in Regione si parla di una riduzione degli introiti per i gestori della Toscana per circa 20 milioni di euro complessivi l’anno, pari al 7% del fatturato.

Poi l’assessore si è espresso anche in merito ai rimborsi: «la sentenza non indica chiaramente quale sia il periodo di retroattività, ma i competenti uffici giuridici degli Ato e della Regione stanno esaminando il problema». Secca invece la replica di Giuseppe Del Carlo: «Per quanto ci riguarda la sentenza ha valore retroattivo». Il consigliere Udc si è poi molto meravigliato del fatto che gli Ato non abbiano già un censimento delle aree e delle utenze. «E’ l’ennesima dimostrazione che queste strutture non funzionano».

Noi su questo tema ci siamo già espressi dicendo che la situazione è complessa e non lascia spazio a scorciatoie demagogiche. Secondo la norma attuale se qualcuno non paga o paga meno vuol dire che qualcun altro pagherà di più. Ma il punto è un altro. In questo quadro è impossibile sostenere gestione corrente e investimenti con la sola tariffa come prevede la legge. E’ necessario un ricorso a risorse aggiuntive probabilmente attraverso più canali, uno dei quali può essere rappresentato dalla fiscalità generale. Ma a valle di questa considerazione si pone un’esigenza e un interrogativo. Intanto è necessario rivedere l’assetto normativo e poi dove si trovano i finanziamenti?

Quali priorità favorire quando quotidianamente si “raschia il barile” un po’ in tutti i settori? Del resto, però è necessario restituire all’ambiente acque depurate e di buona qualità se vogliamo rispettare gli obiettivi che ci pone l’Europa. Ma per far questo ci vogliono investimenti e una minore pressione sulla risorsa idrica che implica una diversa gestione. “Risparmiando” (qualcuno sostiene obbligatoriamente) oggi, speriamo solo che non si debba pagare di più domani.

Torna all'archivio