[13/11/2008] Comunicati

Il Worldwatch institute al G20: ecco come fare il Global Green Deal

LIVORNO. Gardner e Michael Renner, due ricercatori del Worldwatch institute, suggeriscono ai potenti della terra, al G20 che si riunirà a Washington, come uscire con Global Green Deal dall´attuale crisi finanziaria, costruendo economie ambientalmente e socialmente sostenibili. «L´attuale tempesta perfetta economica è devastante dal punto di vista ambientale e sociale e richiede una risposta multi-fronte – scrivono Gardner e Renner - Infatti, la sfida per la leadership politica globale, compreso il presidente eletto Usa Obama, non è solo quella di ridare il calcio di inizio dell´economia globale, ma di farlo in modo da creare posti di lavoro, stabilizzare il clima, aumentare la produzione alimentare utilizzando meno acqua e pesticidi e generare prosperità con una maggiore equità di reddito. I leader politici di successo saranno quelli che sapranno individuare le sinergie tra il groviglio di problemi odierni ed usarle per rafforzare a livello mondiale potenti coalizioni globali costituite da business, lavoro ed organizzazioni comunitarie. Questo approccio di ampio respiro richiederà un o schema di idée suggestivo che richiama il New Deal Americano del 1930, ma ancora più audace per scopi e visione».

I due ricercatori richiamano il recente rapporto Unep sulla "green revolution" e dimostrano che non solo questa trasformazione globale dell´economia o può essere fatto all´interno dei limiti posti dall´ambiente del pianeta, dal tasso di rinnovamento delle sue risorse e dalla capacità di assorbimento dei rifiuti. «Questo momento storico ci appella non solo a porre riparo alla nostra iper-produttività, che mette in difficoltà l´economia, con l´obiettivo di un nuovo approccio adattato a realtà di un mondo densamente popolato e ambientalmente stressato, un Global Green Deal che sposta l´attenzione dalla crescita allo sviluppo ed orientato a fornire meno consumi superflui che non garantiscono nessuno dei veri bisogni insoddisfatti».

Secondo Gardner e Renner questo Global Green Deal dovrebbe darsi alcuni obiettivi strategici: Transizione verso un´economia verde, facendo delle energie rinnovabili il punto centrale del sistema energetico, eliminando gradualmente e sistematicamente la dipendenza dai combustibili fossili, puntando su eolico e solare che producono molti più posti di lavoro di nucleare, carbone e petrolio. Avviare una efficiency revolution: fare di più con meno e creando ricchezza in modo più sicuro per l´ambiente attraverso il risparmio energetico e di material. Alcuni analisti europei asseriscono che è possibile aumentare di 10 volte la produttività delle risorse. Trasporti, alloggi, industria ed utilities hanno ampi margini di risparmio ed efficienza energetici. Una "dematerializzazione" delle attività economiche richiederebbe meno miniere e disboscamento, e quindi consentirebbe minori impatti ambientali.

Investire in infrastrutture verdi: rivoluzionare la rete elettrica, creare un sistema di trasporti non più incentrato selle auto e potenziare il trasporto ferroviario e pubblico, incoraggiare la realizzazione di strutture "compatte", non estensive, stimolerebbe l´economia creando milioni di posti di lavoro, liberandoci da un inutile alto livello di utilizzo di materiali ed energia.

Far circolare i materiali: secondo Walter Stahel, un analista del Product life institute l´attività mineraria, l´estrazione petrolifera, la pesca utilizzano sempre meno forza lavoro ed a creare più inquinamento.
Una "circular economy" esalterebbe sostenibilità, "riparazione", riciclo e rigenerazione e darebbe più valore alle risorse di base, generando più lavoro. Si favorirebbero così le imprese che massimizzano la durata e la funzionalità dei loro prodotti e non quelle che puntano semplicemente a massimizzare vendite ed usa e getta.

Lavorare ad una più equa distribuzione della ricchezza nazionale e globale: secondo la International labour organization, nei due terzi dei Paesi del mondo la disparità dei redditi è cresciuta di 10 volte, con un rapporto 9 ad 1 tra i redditi dei manager e quelli di operai ed impiegati. Un amministratore delegato di una delle 500 principali imprese Usa nel 2007 guadagnava in media 10, 5 milioni di dollari, 344 volte di più di un qualsiasi lavoratore americano ed i 50 top U.S. hedge- and private-equity fund managers arrivavano in media a 588 milioni, 19.000 volte di più di un operaio o un impiegato. Solo trent´anni fa un amministratore delegato di un´impresa guadagnava "solo" da 30 a 40 volte più di un lavoratore. Se poi questi guadagni si paragonano a quelli dei lavoratori nei Paesi in via di sviluppo o alle centinaia di milioni di poveri che sopravvivono con meno di due dollari al giorno, la distanza si fa siderale, come se i super-ricchi abitassero su un altro pianeta.
Secondo Gardner e Renner «Le origini dell´attuale crisi si trovano un "un eccesso di attività finanziarie rispetto alla crescita della ricchezza reale", come ha detto il professor Herman Daly dell´università del Maryland. Tuttavia il global credit crunch rischia di portare alla fame, ed anche legittime esigenze interne delle imprese potrebbero innescare la disoccupazione di massa. Questo solleva una questione fondamentale: può essere mobilitato il capitale necessario per attuare uno sforzo veloce per un "salvataggio verde"?. Nonostante la contrazione economica, la risposta potrebbe essere affermativa. I 700 miliardi di dollari destinati dagli Usa al salvataggio finanziario, più alter ingenti somme "marshaled" da altri Paesi, suggeriscono che i governi possono aumentare considerevolmente i capitali in situazioni di emergenza. Un vasto numero di pools of capital potrebbe essere sfruttato per finanziare il Green New Deal, se entreranno in vigore i giusti incentivi».
Ecco cosa dove propongono di prendere i soldi i ricercatori del Woldwatch:

Spesa militare: Un rapporto dello Stockholm international peace research Institute fissa le spese militari del 2007 alla cifra record di 1,3 trilioni di dollari, in termini reali il 45% in più di dieci anni fa. Da soli gli Usa spendono 700 miliardi di dollari l´anno per mantenere il Pentagono e fare la guerra in Iraq ed Afghanistan. Meno guerre vorrebbe dire poter destinare gran parte di queste spese al Global Green Deal.
Fondi sovrani: le nazioni ricche di petrolio ed I governi con forti eccedenze commerciali hanno messo da oparte nel solo 2008 riserve per 2 – 3 trilioni di dollari. Perché non si danno incentivi per investirli nel Global Green Deal?

Tobin tax: Il commercio mondiale di valuta ammontava nel 2007 a 3,7 trilioni all´anno, perché non si istituisce su queste transazioni speculative la Tobin tax per raccogliere le entrate per il Green Deal? Anche una minima imposta sugli scambi potrebbe sia portare molti miliardi, sia inibire la destabilizzante speculazione valutaria atto.

Sovvenzioni ai combustibili fossili: sono stimate in 150 250 miliardi di dollari all´anno che vanno a compagnie petrolifere già ricchissime che producono prodotti dannosi per ambiente e clima. Perché non si eliminano questi incentivi e li si sposta verso il Global Green Deal? Per tassare la "manna" petrolifera dovrebbero essere utilizzati sia la carbon tax che le quote di emissioni di gas serra.

Costi assicurativi: il costo dei fenomeni climatici estremi e delle catastrofi naturali è in costante aumento e rappresenta una "minaccia strategica" per il settore assicurativo. Tra il 1980 e il 2004, è arrivato a 1,4 trilioni di dollari, dei quali solo 340 miliardi assicurati. L´industria ha quindi un grande interesse a incentivare fortemente la stabilizzazione del clima, una parte importante del Global Green Deal.

Buoni del tesoro: i bonds vengono utilizzati per molti scopi e potrebbero essere anche dedicati ad investimenti verdi . Per esempio, dal 2006 la Cina ha finanziato centinaia di progetti di risparmio energetico anche con l´emissione di treasury bonds.

Capitali privati: le industrie energetiche investono ogni anno molte centinaia di miliardi di dollari in progetti per combustibili fossili, una quota di questi capitali dovrebbe essere reindirizzata verso il risparmio energetico e le energie rinnovabili.

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