[17/11/2008] Parchi

Paesaggio, ambiente, parchi e altro

PISA. La manifestazione Dire-Fare che si è tenuta a Firenze alla Fortezza da Basso sul paesaggio non è certo stata di quelle che lasciano a bocca asciutta. Il tema del paesaggio infatti, è stato discusso in una serie fitta di incontri e in tutte le sue pieghe culturali, istituzionali, normative, economico-sociali. Alla vigilia dell’evento Eugenio Scalfari in un ampio articolo su Repubblica aveva denunciato lo stato disastroso dei nostri beni culturali e i rischi crescenti dovuti al fatto che alla loro gestione anziché lo stato siano sempre più chiamate le regioni e gli enti locali; soprattutto i comuni.

Di sicuro se avesse fatto un giro alla Fortezza anche lui sarebbe rimasto sorpreso che gran parte degli stand, delle pubblicazioni, delle tante iniziative in programma riguardassero il paesaggio. E lo riguardassero anche molto concretamente cioè sulla base di esperienze, progetti realizzati o programmati. Per carità, sappiamo benissimo – e non solo per le critiche che tanti comitati in Toscana muovono alla nostra regione- che i problemi e le difficoltà non mancano. E proprio di queste, infatti, si è discusso e senza peli sulla lingua.

E non è certo un caso che proprio lì si siano riunite Anci, Upi,Uuncem e Legautonomie toscane per chiedere un incontro con la presidenza della regione per un esame a tutto campo delle politiche del governo del territorio che riguardano vari e diversi assessorati specie nel momento in cui si sta discutendo della nuova legge regionale sulle aree protette e del recepimento del nuovo codice dei beni culturali.

E non è neppure una caso che per la prima volta le associazioni rappresentative degli enti locali abbiano concordato la partecipazione congiunta il 17-18-19 aprile a Parcolibri alla Stazione Leopolda di Pisa che quest’anno impegnerà la nostra regione sulla base di un Protocollo con Federparchi. Evento che riguarderà proprio questi temi che saranno affrontati nella dimensione europea.

A dare un’idea - tra i tanti dibattiti dei giorni scorsi - di quanto le cose siano cambiate e stiano cambiando rispetto anche a una serie di stereotipi duri a morire, compreso quello che solo lo stato romano ci salverà - è stato proprio l’incontro promosso dalla Confederazione italiana Agricoltori (Cia) introdotto da Rossano Pazzagli (curatore del libro sul paesaggio toscano uscito nella Collana sulle aree naturali protette dell’ETS) a cui ha partecipato anche Riccardo Conti.

Che l’agricoltura scenda in campo in difesa del paesaggio dopo la Convenzione europea sul paesaggio non può sorprendere naturalmente. Ma certo colpisce dopo tanti anni in cui l’agricoltura era sembrata e da molti considerata del tutto incompatibile con le politiche di tutela; ad esempio nei parchi, oggi essa giochi anche sul piano comunitario un ruolo di tutto rispetto. Basta pensare al secondo pilastro riguardante la ruralità che non è solo economia e produzione. Insomma quella che ieri poteva sembrare una patacca –il ruolo della agricoltura come momento anche di tutela della biodiversità e dell’ambiente non solo naturale- oggi è una realtà anche se non da tutti ancora pienamente condivisa. Come lo è del resto l’attività della pesca sempre più connessa –anche qui vedi le politiche comunitarie- alla economia ma anche alla tutela della biodiversità marina.

Quel che nel dibattito ha trovato conferma è che il governo del territorio –chiamato oggi a nuove importanti e difficili sfide anche in Toscana- non riguarda più –neppure in rapporto al paesaggio se dire no a tutto o accettare comunque una politica che non può opporsi a qualsiasi trasformazione. Da questo dilemma proprio in Toscana siamo usciti da lunga pezza e riproporlo oggi non ha senso o è un mero pretesto. Qualcuno nel dibattito ha ricordato che noi toscani prima diciamo no e poi vediamo. Ebbene anche in questa affermazione c’è uno stereotipo superato da tempo.

A molti ancora sfugge –mi pare- che la Toscana è stata tra le prime regioni italiane a dotarsi di parchi e aree protette ( assai prima ancora che fosse approvata la legge nazionale).

Ebbene i parchi – contrariamente ad una certa interessata vulgata che permane - non sono i presidi e gli avamposti di una politica di vincoli e quindi dei no; al contrario sono i territori dove ci si è cimentati con successo e per la prima volta -rispetto ad una vecchia tradizione urbanistica- per i si più impegnativi e coraggiosi.

Dunque oggi il confronto non è tra imbalsamatori del territorio e intraprendenti trasformatori d’assalto. Il nuovo governo del territorio deve sapere integrare, interconnettere, anche nella gestione concreta aspetti e profili non tutti riconducibili alla scala amministrativa dei tradizionali livelli istituzionali. Perché in quella filiera non ci stanno i bacini idrografici, i piani dei parchi mazzolati dal nuovo codice dei beni culturali che tra l’altro –mentre ci si affanna da tante parti a chiedere snellimenti e tempi più rapidi nelle decisioni- complicheranno ulteriormente le cose anche sotto questo profilo.
Insomma bisogna dire bene cosa vogliamo fare bene.

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