[18/11/2008] Aria

Le emissioni di gas serra continuano ad aumentare

LIVORNO. Mancano ormai due settimane alla conferenza dell´Onu di Poznan sui negoziati per gli impegni internazionali ed un rapporto Onu fresco fresco indica che le emissioni di gas serra continuano a crescere nei Paesi industriali.
Il segretariato della Framework convention on climate change dell´Onu (Unfccc), Yvo de Boer, sottolinea che «le emissioni dei 40 Paesi industrializzati firmatari della Convenzione (che ha 192 membri) nel 2006 erano ancora al di sotto del 5% rispetto al livello del 1990, e che hanno aumentato le loro emissioni del 2,3% tra il 2000 e il 2006».

«Se si tratta del gruppo più ristretto dei Paesi industriali che hanno firmato il protocollo di Kyoto, 183 membri di cui 37 sottomessi a quote obbligatorie – spiega l´Unfccc – le emissioni di gas serra nel 2006 erano del 17% al di sotto del livello ammesso nel quadro del Protocollo, ma sempre più importanti che nel 2000»

Secondo l´Unfccc la riduzione delle emissioni è avvenuta soprattutto grazie al declino industriale dei Paesi dell´est europeo dopo il crollo del socialismo reale, in particolare dopo il 1991 nell´Europa centro-orientale. Ma dopo l´assestamento post-comunista anche nelle economie in transizione dell´est europeo le emissioni di gas serra hanno ripreso a crescere del 7,4% tra il 2000 e il 2006.

Nessuno sa bene cosa sia successo tra il 2006 e il 2008, visto che moltissimi Paesi non hanno fornito i dati sulle emissioni all´Unfccc e la nuova relazione non include due inquinatori giganteschi: Cina ed India. I dati del 2006 rispetto al 1990 autorizzano a un certo ottimismo, ma il calo di pochi decimi di punto delle emissioni tra il 2005 e il 2006 per l´Unfccc è troppo piccolo per indicare una significativa tendenza al ribasso.

Secondo Sergey Kononov, che ha lavorato alle statistiche Unfccc, la percentuale di calo è così piccola che potrebbe essere stata causata da una delle politiche settoriali più efficaci, o semplicemente dal relativamente caldo inverno del 2005-2006.

Nel presentare i risultati più recenti, i funzionari dell´Onu hanno dichiarato di essere preoccupato perché il e il rallentamento della crescita economica potrebbe aggiungere ulteriore incertezza per i prossimi colloqui, visto che molti dei programmi in corso di sviluppo per ridurre le emissioni che causano il riscaldamento globale richiedono crediti e finanziamenti.

Yvo de Boer ha detto in una conferenza stampa a Bonn che «Questo è un momento critico per i ministri e politici. I prossimi negoziati sul clima sono il più complicato processo che il mondo abbia mai visto». De Boer è però fiducioso rispetto alle cifre fornite: «Quello che ho visto è stato un rallentamento della crescita delle emissioni da parte dei paesi industrializzati».

La discussione è anche su come la crisi economica e l´elezione di Barack Obama a presidente Usa incideranno sulle emissioni di gas serra: se è vero che Obama si è impegnato a mettere il cambiamento climatico al centro della sua amministrazione, è anche vero che il petrolio più conveniente potrebbe spingere le economie emergenti e più deboli a puntare ancora sui combustibili fossili piuttosto che alle energie rinnovabili ed a sviluppare eolico e solare. D´altro canto, la stagnazione economica significa meno produzione industriale, cioè un calo delle emissioni.

Anche de Boer sottolinea che «E´ chiaro che la crisi finanziaria e il successivo rallentamento della crescita economica avranno implicazioni sui negoziati sul clima, ci vorrà tempo per vedere come. In ogni caso, spero che il mondo si unisca sugli obiettivi climatici, basandosi su azioni politiche e non su un totale rifiuto economico».

L´Unfccc chiede che i Paesi escano dalla crisi rinnovando le loro economie e investendo nei posti di lavoro e nella crescita verdi, citando espressamente le posizioni di Obama appoggiate dalle Ong Usa e dalla Clinton Fundation.
Jeffrey D. Sachs, dell´Earth Institute della Columbia University, ha detto che la crisi finanziaria mondiale potrebbe portare ad un rallentamento della crescita delle emissioni, anche se è improbabile che la inverta.

La crisi potrebbe essere anche l´occasione per ristrutturare le industrie inquinanti, in particolare l´industria automobilistica Usa, costretta a produrre auto a bassi consumi ed emissioni.

Tutti sperano che la nuova amministrazione americana partecipi ai negoziati del Protocollo di Kyoto e sul post-Kyoto: «Credo che tutti siamo in attesa di una discussione tra Stati uniti e Cina – ha detto Sachs al The New York Times – i due più grandi emettitori ed i due Paesi che non si sono seduti al tavolo».

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