[25/11/2008] Comunicati

La conferenza di Poznań e la sua portata nella storia

ROMA. Lunedì prossimo, primo dicembre, si apre a Poznań in Polonia la 14ma Conferenza della Parti (COP-14) che hanno sottoscritto la convenzione quadro della Nazioni Unite sui cambiamenti del clima (Unfccc). Per dodici giorni il principale tema in discussione tra i rappresentanti di quasi duecento paesi di tutto il mondo sarà come andare «oltre Kyoto».

Malgrado l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, difficilmente a Poznań verranno prese decisioni rilevanti. L’appuntamento per definire gli strumenti concreti con cui la società delle nazioni cercherà di prevenire e adattarsi ai cambiamenti climatici è per il COP-15 che si terrà Copenaghen il prossimo anno. Tuttavia Poznań non sarà una delle solite tappe interlocutorie. Per tre novità, che da Rio de Janeiro in poi (1992, elaborazione della Convenzione sul Clima) non si sono mai verificate in occasione delle precedenti Conferenze delle Parti.

La prima novità è che il mondo è chiamato a definire la sua politica sul clima da qui alla fine del secolo nel pieno di una crisi economico/finanziaria che, secondo molti, non ha precedenti dal dopoguerra a oggi. A Poznań capiremo come le due crisi globali, quella economico/finanziaria e quella ambientale, si stanno intrecciando tra loro. Se l’angoscia della crisi economico/finanziaria sta erodendo la lucidità e la determinazione per affrontare quella che molti considerano la più grave minaccia che penderà sul capo dell’umanità per l’intero XXI secolo. O se, al contrario, la crisi economico/finanziaria darà nuova consapevolezza e nuovo vigore per contrastare il cambiamento del clima accelerato dall’uomo.

La seconda novità è che i delegati presenti a COP-14 avranno fra le mani dati forse attesi, ma mai visti prima. Nonostante il Protocollo di Kyoto, infatti, le emissioni antropiche globali di gas capaci di alterare il clima sono aumentate, tra il 2000 e il 2007, a un ritmo davvero inusitato: l’incremento medio annuo è stato del 3,5%, quattro volte superiore a quello degli anni ’90 del secolo scorso. Il risultato è che oggi l’umanità sversa in atmosfera il 38% in più di gas serra rispetto al 1990. Persino i paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto e si sono impegnati ad abbattere le emissioni del 5,2% entro il 2012 rispetto ai livelli del 1990, le hanno invece aumentate, in questa prima decade del XXI secolo, del 2,3%. In sintesi: i gas serra stanno aumentando in atmosfera a una velocità superiore persino a quella prevista dal meno ottimista degli scenari Ipcc.

La terza novità è invece squisitamente politica. Poznań è la Conferenza destinata a registrare un cambiamento che, ancora una volta, non ha precedenti nella breve storia della politica del clima. È la conferenza in cui George W. Bush teorico e (ahimé) praticante di una politica scettica e unilaterale si conceda dal tavolo negoziale per lasciare il posto a Barack H. Obama teorico e (si spera) praticante di una politica attiva e multilaterale di contrasto ai cambiamenti climatici. Il presidente eletto ha riconfermato l’impegno di rivoltare come un guanto la posizione americana sul clima, trasformando la più grande economia del pianeta da vagone piombato a locomotiva del treno che si accinge ad andare «oltre Kyoto». Obama ha riconfermato sia che gli Usa si pongono come obiettivo il taglio dell’80% delle loro emissioni entro il 2050, sia che intendono procedere attraverso negoziati multilaterali per stabilire una politica globale condivisa tra tutte le nazioni.

Obama non è solo. L’Europa non solo sta resistendo al revisionismo degli ultimi scettici (Italia e Polonia in testa) ma sta riconfermando l’intenzione di conservare la leadership nella politica ambientale globale. Non a caso il governo del Regno Unito si è dato il medesimo obiettivo di Obama (-80% delle emissioni entro il 2050). Queste posizioni stanno modificando anche la politica di attesa dei paesi di nuova industrializzazione. La Cina e l’India, a esempio, hanno lasciato intendere che faranno la loro parte se i paesi di antica industrializzazione si assumeranno le loro responsabilità storiche. In definitiva, su Poznań incomberanno le nubi nere e minacciose della crisi economica e dei dati scientifici, ma l’orizzonte politico si sta tingendo di rosa. Vedremo quale clima prevarrà.

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