[26/11/2008] Energia

Rinnovabili, Per Ernst & Young il potenziale c´è anche in Italia, la volontà politica no

LIVORNO. Tra pochi giorni il vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea dovrà decisere se perseguire la strada delineata dalla Commissione per contenere i cambiamenti climatici, e se il pacchetto clima energia sarà approvato si proseguirà con la definizione delle direttive che daranno le regole agli stati membri per il cosiddetto tre venti: 20% di riduzione dei consumi, 20% di aumento dell’efficienza e il 20% di energia rinnovabile entro il 2020. L’Italia lamenta gli alti costi che dovrebbe sostenere per rispettare gli obiettivi e cerca di frenare, soprattutto in un periodo di crisi economica quale quello attuale e minaccia di fare ostruzionismo.

Ma la possibilità di arrivare all’ambizioso obiettivo europeo del 20% da fonti rinnovabili sui consumi energetici al 2020 non è considerato così difficile da raggiungere. Basta volerlo e si può ottenere anche con un buon margine. Lo dice l’European renewable energy council (Erec), l’organizzazione che sta dietro l’industria delle rinnovabili europee, che ha presentato il documento “Renewable energy technology roadmap 20% by 2020” basato sugli scenari di crescita annuale delle diverse tecnologie e lo sostiene anche uno studio di Ernst & Young.

L’industria delle rinnovabili elettriche si dice in grado di poter soddisfare tra il 33 e il 40% dei fabbisogni elettrici europei al 2020, quello delle rinnovabili termiche potrà coprire il 25% della domanda di calore e quella dei biocombustibili il 10% della domanda di carburanti, previsioni fatte sulla base del livello di efficienza energetica raggiunto e sulla crescita dei consumi totali.

Quindi il target europeo di contributo da rinnovabili sui consumi finali di energia primaria che si prevede di raggiungere è pari ad una quota che va dal 20,9% al 22,8%: che è come dire che l’obiettivo è fattibile. Purchè si mettano le aziende in condizioni di avere gli strumenti necessari, ovvero un quadro normativo chiaro e incentivi, in altre parole che si dia quanto prima fiato alla nuova direttiva sulle rinnovabili. Secondo l’Erec,inoltre, la crisi non può giustificare un azione di freno nei confronti delle scelte in questo settore, anzi le politiche per l’energia pulita e per la lotta contro i cambiamenti climatici sono da considerarsi una strategia chiave per affrontarla.

Sulla stessa lunghezza d’onda lo studio di Ernst & Young che presenta un quadro differenziato nazione per nazione, ma che dimostra che le potenzialità ci sono.
Persino per l’Italia (che si era classificata settima a settembre per attrattività negli investimenti sulle tecnologie rinnovabile sempre su uno studio dell’agenzia statunitense) e per il Portogallo, a patto che vi sia però la volontà politica di sostenere quegli obiettivi, che per il nostro paese significano un incremento del ricorso alle fonti energetiche rinnovabili pari al 17% rispetto alla situazione attuale.

Le nazioni che non dovrebbero avere particolari problemi sono considerate la Finlandia, la Svezia, la Romania e la Spagna che avranno energia da vendere ai paesi vicini. La Germania, che parte da una importante base grazie all’energia solare installata dovrà impegnarsi di più sull’eolico e lo stesso dovranno fare la Gran Bretagna e l’Olanda.

Secondo Helmut Edelmann, che è l´autore della ricerca, la spesa che l´Europa deve mettere a bilancio per conseguire i risultati previsti è nell´ordine dei 500 miliardi di euro: non pochi data l’attuale situazione di crisi economica, ma il problema si può aggirare- suggerisce Edelmann – con l´introduzione di un sistema di scambio simile a quello del protocollo di Kyoto, nel quale i paesi europei in grado di produrre energia rinnovabile in eccesso possano cederla ad altri. Altra cosa da risolvere, secondo Edelmann, sono gli incentivi di governo, che variano molto da paese e paese e che potrebbero dirottare in modo decisivo gli investimenti privati verso le nazioni che applicano le condizioni più favorevoli. Quindi in definitiva le potenzialità ci sono, quello che conta è come le politiche verranno orientate.

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