[27/11/2008] Energia

I veri costi del carbone: 360 miliardi di euro nel 2007

LIVORNO. Secondo il rapporto "The true cost of coal" reso noto oggi da Greenpeace e realizzato con il contributo dell´istituto indipendente olandese "CE Delft" «nel 2007 il carbone è costato al mondo circa 360 miliardi di euro». "I veri costi del carbone" è stato presentato a Varsavia perché la Polonia, che dipende al 90% dal carbone per la produzione di energia elettrica, ospiterà fra pochi giorni a Poznan la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici.

Il rapporto monetizza gli impatti sulla salute, gli incidenti in miniera e i costi per la società dovuti al contributo del carbone ai cambiamenti climatici. Greenpeace sottolinea che «altri fattori come la distruzione di ecosistemi, la contaminazione di acqua e suolo, e la violazione di diritti umani non rientrano nell´analisi. La stima di 360 miliardi di euro è dunque da considerarsi un limite inferiore».

Secondo il rapporto «il 99% dei costi esterni stimati si deve al contributo del carbone ai cambiamenti climatici: scarsità idrica, ondate di calore, eventi meteorici estremi e altri fenomeni in atto colpiranno milioni di persone nel mondo».

"The true cost of coal" sottolinea che «Con oltre un terzo delle emissioni mondiali di CO2 provenienti dalla sua combustione, il carbone è già oggi il combustibile più sporco, ma agli attuali trend di crescita il suo contributo ai cambiamenti climatici potrebbe aumentare del 60% al 2030. Le emissioni di CO2 del carbone ammontano oggi a circa 11 miliardi di tonnellate. Il prezzo del carbone sui mercati internazionali tiene conto dei costi di estrazione, trasporto, tasse e profitti, ma non riflette affatto i costi esterni sull´ambiente e sulla salute delle persone. Se anche questi costi venissero contabilizzati nel prezzo del combustibile, la competitività economica di nuove centrali a carbone verrebbe ridotta notevolmente».

Il rapporto di Greenpeace presenta anche 12 storie, testimonianze gli impatti che il ciclo di produzione e impiego del carbone ha sulla salute, su comunità ed ecosistemi in 12 Paesi nel mondo: Colombia, India, Russia, Indonesia, Cina, Tailandia, Sud Africa, Polonia, Stati Uniti, Germania, Australia e Filippine.
Secondo Francesco Tedesco, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace, «Il carbone ha supportato la rivoluzione industriale nell´800, ma ora è il momento di avviare una rivoluzione energetica pulita per affrontare la crisi finanziaria di oggi e la crisi climatica di domani. Il rapporto Energy [R]evolution di Greenpeace mostra che fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica hanno le potenzialità per dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 e salvare il Pianeta da una crisi climatica irreversibile. Avviare una rivoluzione energetica pulita richiederebbe una spesa di 14,7 mila miliardi di dollari al 2030, ma permetterebbe di risparmiare 18 mila miliardi per l´acquisto di combustibili fossili, con un saldo economico positivo nel medio periodo e milioni di nuovi posti di lavoro creati nell´industria delle rinnovabili».

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