[28/11/2008] Urbanistica

Caso castello, che succede a Firenze?

FIRENZE. Cherchez la femme. Per capire cosa sta succedendo a Firenze, in questi giorni in cui le notizie si accavallano convulsamente, è necessario andare a cercare quale sia la matrice di fondo. E come molti ormai avranno capito, risalendo a monte nel complicato flusso di vicende urbanistiche e politiche che hanno posto la questione sotto i riflettori nazionali, ci si imbatte per forza nella questione della realizzazione del parco. Un parco di 80 ettari su un totale di circa 170 dell’area di intervento.

Territorio, quindi. Territorio ancora vuoto, per mille motivi legati alle caratteristiche (es. geologiche, storiche) dell’area. Suolo libero, peraltro in un’area che – sia pure nelle attuali condizioni di parziale degrado in cui versa attualmente – si qualifica come importante corridoio di connessione tra il sistema delle colline, la superficie composita del Sic “Stagni della piana fiorentina” (codice Bioitaly IT5140011) e il fiume Arno.

E intorno a questo territorio? Intorno c’è un’autostrada, due ferrovie, un aeroporto (con relativi progetti di ingrandimento). A poche centinaia di metri, a sud-ovest, la discarica di Case Passerini. In futuro, il nuovo termovalorizzatore, almeno stando alla pianificazione effettuata finora. A est, dopo la ferrovia, Firenze. E, dulcis in fundo, aggiungiamoci anche il progetto Fuksas per la “cittadella viola”, comprendente un nuovo stadio e una “downtown dello sport e dello shopping”, nelle previsioni. Progetto che non ha una localizzazione precisa finora, ma che tutti sanno che, se dovesse giungere alla realizzazione, ricadrebbe necessariamente sull’area di Castello. Perchè? Perchè nei confini comunali non ci sono altri spazi sufficienti per le superfici richieste dal progetto. E chi ci rimetterebbe, se gli spazi a Castello si dovessero rivelare troppo ristretti? Ci rimetterebbe il parco, baby, così va la vita. E poi, il governo ha tagliato l’Ici...

A Firenze, già in molti avevano storto la bocca, davanti alla evidente leggerezza con cui da anni veniva affrontata la questione legata al parco. Molti ricordavano dichiarazioni ufficiose dell’amministrazione per cui la prima opera realizzata sarebbe dovuta essere proprio l’area verde, e restavano perplessi davanti ai primi cantieri aperti, cioè quelli della scuola sottoufficiali carabinieri che tutto è meno che – decisamente - un parco.

Molti ipotizzavano da tempo una certa gestione spregiudicata della politica territoriale, a Firenze, con particolare focus proprio sul “caso Castello”. Si parlava di una eccessiva vicinanza di parte dell’amministrazione al gruppo dirigente della Fondiaria, di “politica dei caminetti” e di accordi tra (presunti) gentiluomini che sopravanzavano e contraddicevano le scelte pianificatorie adottate con documenti ufficiali. Si parlava dell’assoluta sfiducia che nutriva parte dell’amministrazione (sindaco Domenici in testa) nei confronti dell’utilità del parco, che nel parere del Sindaco rischiava di diventare un «ricettacolo dell’area metropolitana». Si parlava, come si può anche leggere nelle dichiarazioni di Ornella de Zordo (gruppo Unaltracittà/unaltromondo) sull’edizione di greenreport del lontano 16 ottobre 2006, di «amministrazioni locali» che «hanno firmato senza la minima riflessione tutto quanto veniva proposto da Ligresti», il cui gruppo Fondiaria è proprietario dell’area fin dai primi anni ’80.

In questo momento a Firenze sono attualmente sotto inchiesta (concorso in corruzione) due assessori: il titolare delle politiche per la sicurezza e candidato alle primarie per il comune, Graziano Cioni, e l’assessore all’urbanistica Gianni Biagi. Sono inoltre indagati Salvatore Ligresti e alcuni collaboratori. L’inchiesta, come ha dichiarato alla “Nazione” il procuratore Quattrocchi, nasce da altre indagini relative alle infrastrutture per la viabilità (sottopasso di viale Strozzi): «ad un certo punto è emerso che un rappresentante della pubblica amministrazione colloquiava con i soggetti privati con modalità e prospettive che non ci sono sembrate improntate al perseguimento dell’interesse pubblico».

E da qui si sono aperte, per l’amministrazione fiorentina, le porte dell’inferno politico: l’assessore Biagi ha ieri rassegnato le dimissioni («non sono un corrotto», «mai ricevuto compensi illeciti», «ho operato perchè a Castello ci fosse un vero pezzo di città con tutte le funzioni che un pezzo di città deve avere, non una periferia senza capo né coda»), Cioni invece resta al suo posto e prosegue anche nella competizione per le primarie. La posizione di quest’ultimo appare meno delicata, anche se l’inchiesta ha evidenziato come i suoi rapporti con Fondiaria non si siano limitati solo ad ambiti politici, vista l’assunzione del figlio dell’assessore nell’azienda di Ligresti, e l’affitto di una casa di proprietà della Fondiaria ad un’amica di Cioni.

L’opposizione di centro-destra chiede, dopo qualche giorno di attesa, le dimissioni dell’intera giunta e il commissariamento della città fino alle elezioni della prossima primavera. La Sinistra e i Verdi chiedono di rinviare l’approvazione del Piano strutturale, mentre solo i Comunisti italiani sostengono insieme al Pd la prosecuzione dei lavori del piano, in discussione da anni. E mettiamoci anche le commistioni tra le dubbie vicende avvenute recentemente nell’urbanistica fiorentina (il caso della società di progettazione Quadra, vicina ad alcuni dirigenti locali del Pd per ora sfiorati, ma non coinvolti, anche dall’indagine su Castello, la costruzione del Multiplex e in generale la nuova edificazione nella zona di Novoli) e l’inchiesta odierna.

In chiusura: occorre vedere le mani dei dirigenti e degli amministratori coinvolti. Ancora l’opinione pubblica non è in grado di sapere se esse siano sporche di denaro e cemento, o semplicemente se siano state ricoperte dal guanto della politica, quel guanto che, se indossato, porta spesso a rimestare nelle acque più torbide (soprattutto quando si affrontano questioni urbanistiche di così ampia prospettiva), ma può alla fine lasciare intonsa la mano che riveste se i piani approvati vengono poi rispettati. La questione fondamentale è questa: la pianificazione attuata prevede un parco di 80 ettari. E questo parco deve essere realizzato. Se le difficoltà sorte in questi anni riguardano aspetti legati all’implementazione del piano, e non sono stati superati i confini dell’illecito, allora l’inchiesta si concluderà con un nulla di fatto sul piano penale, e le manette lasceranno il passo a valutazioni di tipo politico. Se, invece, le mani di qualcuno sono sporche, potrà essere solo il proseguio dell’inchiesta a chiarirlo. Ma, intanto, un parco che è già pianificato non è ancora stato messo in realizzazione, primarie già fissate rischiano l’annullamento, e uno dei capisaldi più solidi della sinistra italiana (la leadership a Firenze) rischia seriamente di essere risucchiato nel gorgo, insieme a tutto questo giro di telefonate e contatti che ancora non abbiamo capito se erano trattative politiche o collusioni. Ci ha guadagnato qualcuno, in termini economici o per altre vie? Va chiarito. Di sicuro ci stanno perdendo, e molto, la città di Firenze e la credibilità della sua intera classe dirigente, a pochi mesi dal voto di primavera.

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