[01/12/2008] Comunicati

Crisi ambientale e crisi dell’ordine economico globale, preoccupano per il futuro

FIRENZE. Governi e gruppi di potere hanno consentito che il sistema produttivo/energetico insieme alle forti oscillazioni dei prezzi delle materie aggravassero la crisi ambientale mentre i sistemi delle corporation-associate e bancario fossero fuori controllo.
Consumismo e mercato, oggi in grave crisi di domanda, sono stati popolati da “illusioni” che si sono impossessate del quotidiano.
Ha prevalso l’anima “canaglia” dell’economia che, come fenomeno ricorrente nella storia, è spesso legata a grandi e improvvise trasformazioni sociali, redistribuzione della ricchezza a favore di pochi e con ogni mezzo.

Così l’economia ha dominato la politica, diventata talvolta strumento banditesco nelle mani di nuovi e spregiudicati attori per appropriarsi delle risorse.
Opacità dei processi finanziari, concentrazione del potere nelle mani di ristrette oligarchie hanno preso il sopravvento.

La democrazia è stata come sospesa in nome della “mano invisibile” del mercato, mentre le disuguaglianze di censo, di origine, di accesso ai diritti hanno prevalso, dando vita a nuove gerarchie e oscure Costituzioni materiali favorevoli ai pochi ricchi.
Ora che bruscamente, l’età dell’oro è finita rimangono le grandi e incredibili disparità di ricchezza e reddito aggravate dalla crisi economico - sociale (nella sola Ocse sono previsti, in due anni, oltre 8 milioni di disoccupati in più) che accentueranno la crisi ecologica.

Forse è una trasformazione che ha pochi paragoni, sicuramente molto vasta e profonda.
Quando e a quali condizioni la politica (come governo dell’interesse pubblico) tornerà al “potere” non è prevedibile. Occorreranno grandi capacità per un nuovo patto tra governanti, classi povere, classi medie e lavoratori, per una mobilità sociale verso l’alto e regole che assicurino a donne e uomini uguaglianza di fronte alle opportunità storicamente determinate.

Con la turbolenta caduta dell’illusione neoliberista c’è da augurarsi che - di fronte al vuoto dei suoi sostenitori (accademici od oligarchi che fossero) nell’affrontare la crisi (i cui esiti sono ignoti e, mentre la Fed ha già annunciato la stampa di denaro “fresco” per coprire la montagna di titoli “spazzatura”, c’è da preoccuparsi che il peggio debba ancora venire), pur avendo avuto in mano, per decenni, le leve del potere economico, politico e militare - tutto questo diventi, nell’immaginario collettivo globale, il “muro di Berlino” della destra mondiale. E non venga sprecata l’occasione per dar vita a pragmatiche politiche riformatrici dell’economia e del mercato, libere dall’ideologia (il che non vuol dire senza principi e regole, tutt’altro!), come avvenne invece, purtroppo, nel 1989 dopo il crollo del regime sovietico.

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