[03/12/2008] Comunicati

Il quarto rapporto Ipcc, questo sconosciuto (11)

FIRENZE. Come visto nella decima parte, i principali scenari proposti nel quarto rapporto si differenziano tra loro in funzione dei possibili tipi di evoluzione che la società umana potrebbe intraprendere. Differenti prospettive di sviluppo demografico, di crescita economica, di delocalizzazione produttiva, di gestione dei flussi di energia e materia sono state incrociate tra loro fino a predisporre degli scenari ipotetici, ognuno caratterizzato, come abbiamo visto, da diversi tassi di emissioni di gas climalteranti.

Ad ogni scenario corrisponde quindi un range di emissioni, come sappiamo. Dato per appurato il contributo che la crescita dei gas serra ha sulla crescita della temperatura media globale, e calcolati (con la minima approssimazione ottenibile, come abbiamo visto) i forcing sulla temperatura causati dai gas, ecco che possiamo produrre delle stime di crescita della temperatura associate ad ogni scenario proposto.

Nell’immagine si possono appunto vedere le ipotesi di crescita della temperatura superficiale media (e di conseguenza del livello medio degli oceani) associate ai sei principali scenari ipotizzati, che come abbiamo visto la volta scorsa sono B1, A1T, B2, A1B, A2 e A1FI. In alto, la riga iniziale si riferisce a quell’incremento delle temperature medie che si avrebbe – al 2090/2099 – se le emissioni rimanessero costanti ai livelli del 2000. La stima vede un valore più probabile di crescita di 0,6°, con un likely range (intervallo contenente le stime che godono di attendibilità superiore al 66%) che va da 0,3 a 0,9° di crescita. Questo scenario è puramente ipotetico, naturalmente, in quanto abbiamo visto che, secondo il quarto rapporto, «esistono ampio accordo e molte prove sul fatto che, con le correnti politiche di mitigazione del cambio climatico, le emissioni globali di gas serra continueranno a crescere nelle prossime decadi».

Questo valore, quindi, costituisce un “rumore di fondo” cui andranno a sommarsi le evoluzioni della temperatura associate ai vari scenari. Ecco quindi che, secondo lo scenario più favorevole (B1, che come abbiamo visto è lo scenario che ipotizza «cambiamenti più rapidi nelle strutture economiche verso un’economia di servizi e informazione»), la crescita della temperatura potrebbe andare da 1,1 a 2,9° C entro il 2090-2099 rispetto alla media 1980-1999, con un valore più probabile di 1,8 gradi di crescita. Come si vede nell’immagine, gli altri scenari ipotizzano incrementi ben più significativi: si va da + 1,4/3,8° (A1T, con valore più probabile di +2,4°) fino ai +2,4/6,4° dello scenario A1FI, il peggiore, che prevede un valore più probabile di incremento di temperature medie di 4°.

Questa parte del quarto rapporto è molto importante in quanto è riferendosi ad essa che spesso sentiamo espressioni come “la temperatura crescerà di x gradi entro il 2100”. Come si può notare, in realtà il quarto rapporto non fa che ipotizzare dei range, probabilistici, senza porre maggiore o minore probabilità agli scenari a cui essi sono associati. Ecco quindi che sostenere che la crescita della temperatura “andrà da 1,8 a 4 gradi entro un secolo”, come solitamente leggiamo sulla stampa generalista, non è che un riassunto sintetico di una questione che è molto più sfaccettata. Se prendiamo in considerazione i valori estremi (considerando anche che i sei modelli presentati sono solo i principali tra le centinaia che sono stati calcolati) possiamo, per esempio, affermare con cognizione di causa che “probabilmente (likely) la temperatura media crescerà entro il 2090-2099 di un range da 1,1 a 6,4° C rispetto alla media 1980-1999”.

Si tratta quindi di tenere presente che una realtà complessa come il quarto rapporto non produce delle semplicistiche previsioni per il clima tra cento anni, cosa che come sappiamo è peraltro impossibile se l’obiettivo è produrre previsioni deterministiche. Il metodo operativo è invece stabilire delle relazioni di causa ed effetto intorno a delle ipotesi di emissione, che derivano dalle possibili evoluzioni che potrebbero caratterizzare la nostra società nel corso del XXI secolo. Ricordiamo però che, come recentemente ha affermato il climatologo Giampiero Maracchi sulle pagine di greenreport, gli scenari dell’Ipcc hanno il difetto di affrontare le possibili evoluzioni climatiche utilizzando in buona parte modelli lineari, che non tengono sufficientemente conto della complessità di un sistema (definito “caotico”, poichè la sua evoluzione non è - appunto - calcolabile attraverso il ricorso a sistemi lineari) come l’insieme terra-acqua-atmosfera.

Anche le previsioni inerenti la possibile crescita del livello medio marino, visibili nell’ultima colonna a destra dell’immagine, rivestono un forte carattere di aleatorietà, come si può leggere nel quarto rapporto: «essendo troppo limitata la comprensione di alcuni importanti effetti relativi alla crescita del livello marino, il rapporto non valuta l’attendibilità, né fornisce una stima più probabile o un tetto massimo per la crescita del livello marino». Le ipotesi di crescita che vediamo nell’immagine, cioè quell’incremento del livello degli oceani da 18 a 59 centimetri di cui spesso leggiamo, sono quindi da considerarsi meno attendibili rispetto alle previsioni di crescita della temperatura. Inoltre, come scritto nell’immagine stessa, esse non considerano alcuni aspetti feed-back legati allo scioglimento dei ghiacci polari terrestri, che potrebbero costituire ulteriori elementi di crescita del livello marino.

Elencate quindi le possibili evoluzioni su scala globale delle temperature medie e le associate previsioni di crescita dei mari, nella prossima parte sposteremo l’obiettivo sulle possibili conseguenze che il surriscaldamento climatico potrà avere a livello regionale nel sistema planetario.

(11-continua)

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