[04/12/2008] Aria

Isac-Cnr: 2008 in Italia settimo anno più caldo dal 1800. Piovosità nella media

FIRENZE. Chiuso con la fine di novembre l’anno meteorologico 2008, è tempo dei primi bilanci. Un’analisi condotta dall’istituto di Scienze dell´Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr, su dati relativi agli ultimi due secoli, indica il 2008 come il settimo anno più caldo dal 1800 ad oggi, in Italia. Lo scarto medio dell’anno trascorso è di +1,02° C rispetto alla media 1961-1990, presa come periodo di riferimento. Il record resta appannaggio del «memorabile 2003, che ha segnato un’anomalia di 1,56° sopra la media del periodo di riferimento. L’anno più freddo in assoluto resta sempre il 1816 (-2,27° C)».

Spostando l’attenzione sulle precipitazioni, si nota come le forti piogge di quest’autunno (in novembre la piovosità è stata del 67% superiore alla media) non hanno inciso «più di tanto sulla media annuale, che anzi è perfettamente in linea con la media del periodo di riferimento 1961-1990». Se facciamo invece riferimento alla piovosità degli ultimi due secoli si nota che il 2008 si classifica «al 120° posto per piovosità, in una classifica guidata dal 1826 (+41% di precipitazioni) e chiusa dal 1945, un anno torrido, nel quale piovve il 30% in meno della media degli ultimi 208 anni».

L’autunno che è appena terminato (ricordiamo che l’anno meteorologico va dal 1° dicembre al 30 novembre) si classifica al 30° posto tra gli autunni più caldi (0,6° in più rispetto alla media 1961-1990). In generale, il 2008 «ha avuto solo due mesi con temperature inferiori alla media» e le temperature stagionali sono state «sempre sopra la media».

Ecco quindi che, nonostante l’inverno passato abbia visto molti operatori turistici tirare un sospiro di sollievo, e nonostante ad esso siano seguiti una primavera che ci è sembrata fresca e piovosa, un’estate calda e secca ma non fuori della norma e un autunno fresco e molto piovoso, al momento dei bilanci emerge l’ennesimo anno ampiamente fuori dalle medie per quanto riguarda la temperatura. Riguardo alla piovosità (si veda anche l’immagine) si denota un costante trend in diminuizione dall’inizio delle misurazioni considerate attendibili, al di là del dato confortante di quest’anno.

Ricordiamo che i dati della temperatura e quello della piovosità, pure apparentemente scollegati, sono in realtà due facce della stessa medaglia, per quanto riguarda il nostro paese proiettato nel mar Mediterraneo. Come infatti sappiamo, il clima sulla penisola è fortemente influenzato dalla dinamica dell’anticiclone delle Azzorre (oceano atlantico) e del cosiddetto “anticiclone Libico”, più caldo e secco, situato a nord del deserto del Sahara. Su scala planetaria l’effetto del surriscaldamento globale sulle precipitazioni è – come pure sappiamo – legato al posizionamento degli anticicloni, cioè delle aree di alta pressione, e non ha invece influenza sulla maggiore o minore quantità di eventi meteorici.

Ecco però che – focalizzandosi sull’Italia – va considerato come la tendenza ad una più forte risalita delle aree anticicloniche (a sua volta causata in buona parte dal surriscaldamento globale, che tende ad stimolare i meccanismi di trasporto di calore dall’equatore alle aree temperate, come la Cella di Hadley) causa una maggiore insistenza degli anticicloni sull’area geografica in cui è situato il Belpaese, e conseguentemente un minore apporto precipitativo alle nostre latitudini.

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