[04/12/2008] Comunicati

Pacchetto Ue clima-energia, voto rinviato e Italia sempre più isolata

LIVORNO. La Francia si giocherà in questo mese l’ultima carta per chiudere il proprio semestre di presidenza europea con una medaglia al proprio attivo, ovvero l’approvazione del pacchetto energia-clima. Le tappe sono ormai serrate e a partire da oggi, con il Consiglio dei ministri dell´Ambiente e dello sviluppo sostenibile che si riunisce a Bruxelles proprio per fare il punto sul pacchetto legislativo energia-clima e per prepararsi alle negoziazioni internazionali di Poznan e al vertice dell’11 e 12 dicembre, la diplomazia francese farà di tutto per ottenere la garanzia di successo.

Jean-Louis Borloo, vicepremier e ministro francese dell´Ecologia, dell´energia, dello sviluppo sostenibile e della pianificazione territoriale, e Nathalie Kosciusko-Morizet, segretario di Stato francese per l´Ecologia, co-presiedono questo Consiglio Ambiente che si svolge in un momento chiave delle negoziazioni in materia di lotta al cambiamento climatico: con un accordo ancora non chiuso con i paesi più recalcitranti, quali l’Italia, e un segnale da inviare alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Poznan.
Proprio nei giorni (11 e 12 dicembre) in cui il Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo dovrà stabilire delle soluzioni appropriate per giungere a un accordo globale prima che il Parlamento si pronunci su questi temi il 16 dicembre e si possa quindi ritenere finito il lavoro.

L’europarlamento, riunito da ieri in una sessione plenaria aggiuntiva, ha deciso infatti con una riunione dei capigruppo (e pare di comune accordo con la presidenza francese) di spostare il voto della plenaria sul pacchetto clima energia (che riguarda quattro testi legislativi, sulla riduzione delle emissioni di Co2 nell´industria e nei settori non industriali, sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sulla nuova tecnologia di “cattura e sequestro geologico” del Co2) durante la prossima sessione a Strasburgo, dal 15 al 18 dicembre, e non più, come si era convenuto in un primo tempo, durante la “minisessione” di Bruxelles di questi giorni, quando si terrà, invece, solo il dibattito in aula.
Secondo ambienti vicini al Parlamento, il motivo dello slittamento sarebbe motivato dal fatto che un voto dell´assemblea prima del vertice Ue dei capi di Stato e di governo dell´11 e 12 dicembre avrebbe reso più difficile il raggiungimento di un compromesso con gli Stati membri, dal momento che qualunque eventuale richiesta di modifica del testo approvato avrebbe richiesto una seconda lettura, impossibile prima di alcuni mesi e quindi entro la presidenza dell’Eliseo.

Nel frattempo la diplomazia francese può continuare a trattare, mostrando attenzione a tutti, ma cercando di fatto di chiudere un accordo con Berlino (che pare il vero ago della bilancia) sulla possibilità di esentare alcuni settori dell´industria - acciaio, chimica di base, cemento - dal pagamento dei diritti di emissione che l´Ue intende imporre a partire dal 2013.

Proprio questo elemento, ovvero la realizzazione di una borsa europea delle emissioni di Co2 (Ets), in cui scambiare a pagamento e vendere all´asta i diritti ad inquinare, resta però lo scoglio più difficile da superare per un compromesso a 27 sul pacchetto clima ed energia. Lo stesso ministro dell´ambiente francese Jean-Louis Borloo, lo ha ammesso all´avvio del consiglio ambiente di oggi.

“Stiamo cercando di creare un sistema di progressività e solidarietà finanziaria” ha detto, ovvero un meccanismo che tenga conto delle differenze esistenti tra i 27 paesi membri, rilevando che i livelli delle emissioni di Co2 per uno stesso tipo di industrie possono quadruplicare da un paese all´altro.

Infatti sul resto, ovvero sulla parte del pacchetto clima che prevede di portare al 20% entro il 2020 la quota di consumi energetici europei da fonti rinnovabili, l’Italia è rimasta il solo paese ad opporsi e “a causa del blocco di questo solo paese la presidenza francese della Ue non è riuscita a chiudere ieri sera il compromesso” ha detto il relatore al paralamento europeo Claude Turmes (Nella foto), al termine di una riunione triangolare tra Consiglio, Commissione e Europarlamento, che si è chiusa ieri sera.
Con buona pace dello sbandierato accordo con la Francia che proprio ieri il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, dichiarava di aver raggiunto. Ministro italiano che a stretto giro di posta si difende così: “Il relatore al Parlamento europeo Claude Turmes si direbbe che punti a far saltare l’accordo. In un momento in cui si sta lavorando con fatica e impegno per superare le molte imperfezioni di un provvedimento che era segnato da un’impronta eco-ideologica ed era assolutamente privo di qualsiasi criterio di sostenibilità economica, le affermazioni del relatore appaiono improprie e controproducenti. L’Italia sta lavorando assieme a tutti gli altri partner europei per individuare soluzioni praticabili e amiche dell’ambiente”.

“La richiesta di una clausola di revisione per le rinnovabili al 2014 – continua Prestigiacomo - punta proprio a questo: a delineare obiettivi concretamente raggiungibili per i singoli paesi, sulla base delle concrete capacità di implementazione del sistema delle rinnovabili. Questo è un modo serio di affrontare i problemi se si vuole davvero migliorare l’ambiente e non fare demagogia dell’ultima ora. La nostra richiesta punta a mitigare l’impatto anti-ambientale del solito criterio UE, quello di parametrare gli obiettivi dei singoli paesi non sull’inquinamento pro-capite ma sul Pil pro-capite. Per cui a pagare non è chi inquina di più. Non comprendiamo davvero perché l’applicazione del principio “verde” del “chi più inquina più paga” sia così indigesto al “verde” Turmes” ".

“Ciò dà l´idea della difficoltà di quanto stiamo cercando di fare” - ha detto Borloo, che ha ammesso che la riunione di oggi è “un passaggio cruciale” sulla strada di un accordo a 27 con il quale la presidenza francese di turno della Ue intende chiudere il proprio semestre.

Secondo il negoziatore di Greenpeace, Frauke Thies, l´Italia sta “cercando di destabilizzare la direttiva sulle rinnovabili nell´interesse delle compagnie produttrici di energia e contro gli interessi dei cittadini europei, dell´economia e del clima”. Come dargli torto?

Torna all'archivio