[04/12/2008] Energia

Gli eurodeputati italiani e il pacchetto europeo, tra benaltrismo e prese di distanza

STRASBURGO. La maggior parte dei gruppi politici intervenuti nel dibattito al Parlamento europeo su cambiamento climatico e pacchetto 20-20-20 ha chiesto di approvare un accordo il 17 dicembre a Strasburgo, alcuni eurodeputati hanno addirittura detto che il pacchetto clima-energia che terrorizza il nostro governo non è abbastanza ambizioso, mentre un´esigua minoranza dubita sull´attendibilità dei fondamenti scientifici utilizzati.

Gli italiani intervenuti sono stati molti ed hanno tentato di smarcarsi dalle posizioni del governo italiano che (ad esclusione della Lega Nord) non sono sostenute in Europa nemmeno dal Partito Popolare a cui fa riferimento gran parte del Popolo delle Libertà italiano. a

Unico fuori dal coro è stato Alessandro Foglietta, del Gruppo "Unione per l´Europa delle nazioni" (destra), il 20- 20- 20 «esprime un impegno ambizioso che porrebbe l´Europa in una posizione di leadership assoluta in questa battaglia globale» Ma poi ha evidenziato «il contrasto tra il carattere di universalità di questo target e l´approccio unilaterale dei vincoli europei. Occorre avere il coraggio di ammettere che una nostra prova di virtuosismo potrebbe rivelarsi al contempo, inutile sul piano ambientale e rovinosa per la nostra industria, se svincolata dall´evoluzione del negoziato multilaterale». Naturalmente Foglietta vuole anche lui salvaguardare l´ambiente, ma però con strumenti «più efficaci e ampiamente condivisi. Queste due condizioni, devono essere necessariamente cumulative e l´una senza l´altra rende vano ogni sforzo e può addirittura avere conseguenze irrimediabili per la nostra industria. Non possiamo prescindere da un´analisi costi/benefici».

Per il benaltrista Foglietta questo «non significa assolutamente ponderare o mettere in discussione l´importanza della salvaguardia del pianeta, ma occorre che gli strumenti siano attentamente valutati anche in termini di aggravi economici o burocratici per le nostre imprese e per i bilanci pubblici, nonché in termini di competitività delle produzioni europee, con particolare attenzione a quelle di piccole e medie dimensioni». Soprattutto «in questo momento che vede l´economia mondiale ostaggio di una congiuntura economica negativa e che impone una nuova analisi dell´impostazione che daremo al pacchetto». All´eurodeputato di An non và giù la revisione dei criteri di calcolo dei target nazionali e ritiene più importanti i meccanismi di flessibilità: «solo così potremo sperare di esser ancora competitivi a livello mondiale. In questo momento, è più che mai necessario evitare contrapposizioni strumentali tra difensori dell´industria e paladini dell´ambiente».

Per Umberto Guidoni (sinistra unitaria europea) sbaglia «chi sostiene che la direttiva europea del 20/20/20 imponga costi troppo elevati per l´economia dell´Unione europea e fra questi c´è il governo italiano che ha presentato stime dei costi quasi doppi, senza prove convincenti. Simili posizioni sottovalutano il futuro prezzo dei combustibili fossili e ignorano gli ingenti vantaggi derivanti dalla rapida diffusione delle energie rinnovabili, come la sicurezza dell´approvvigionamento ma, soprattutto, la creazione di nuovi posti di lavoro, in un momento di recessione in cui migliaia di lavoratori sono espulsi dai processi produttivi. L´aumento di efficienza energetica e l´utilizzo diffuso di fonti rinnovabili, sono la ricetta per uscire dalla crisi economica. Concentrare grande parte dei fondi pubblici per salvare le banche significa riproporre quello stesso modello economico tutto basato sulla finanza, che ha creato la crisi che stiamo cercando di combattere». Guidoni propone un cambio di strategia: «la direttiva UE punta all´innovazione e tenta di affrontare in tempo gli sconvolgimenti creati dai cambiamenti climatici ormai in atto, un problema che peserà sempre di più sulla vita dei cittadini europei e sull´economia degli Stati membri. Ecco perché, gli investimenti pubblici non devono andare a sostegno dei settori tradizionali, ma devono concentrarsi sulle attività che portano innovazione in campo energetico e ambientale. Tra i fattori chiave per la crescita del settore delle energie rinnovabili guidoni mette «lo sviluppo delle reti di distribuzione e l´accesso prioritario a queste reti. Tra gli anni ´60 e ´80, le enormi spese per le infrastrutture di rete per i grandi sistemi centralizzati furono sostenute con grandi investimenti pubblici. Questo deve valere anche per garantire il futuro del sistema energetico basato sulle rinnovabili. Occorre quindi gestire impianti di generazione di energie rinnovabili con nuove tecnologie: c´è bisogno di investimenti, di ricerca e di sviluppo di tecnologie. E´ urgente approvare questo pacchetto alla plenaria di dicembre, come si aspettano i cittadini europei. Non possiamo permettere che la miopia di interessi di alcuni Stati e di alcuni interessi economici possa bloccare questo processo».

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