[05/12/2008] Comunicati

Pacchetto clima-energia: il dibattito resta accesso. Italia in minoranza

LIVORNO. Non sono mancate critiche al governo italiano che ha mantenuto anche ieri un atteggiamento di totale freno nei confronti degli accordi riguardo al pacchetto clima energia, che continua a puntare i piedi su cinque punti, considerati irrinunciabili per dare il proprio voto favorevole al prossimo vertice dell’11 e 12 dicembre. L’Italia vuole infatti che siano inclusi i settori industriali della carta, del vetro, della ceramica e la siderurgia, nell´elenco di quelli che avranno accesso gratuito ai permessi di emissione di Co2 e propone l´introduzione graduale del pagamento dei permessi nel settore termoelettrico. Chiede poi un uso più ampio dei crediti generati dai progetti realizzati all´estero e chiede una clausula generale di revisione dell´intero pacchetto nel 2010, sulla base dei risultati della Conferenza mondiale sul clima di fine 2009 a Copenaghen, oltre alla clausola di revisione nel 2014, sull´obiettivo di portare al 20% entro il 2020 i consumi di energia europei da fonti rinnovabili.

“Questa clausola di revisione va contro ogni buon senso legislativo e rischia di far venir meno la fiducia degli investitori e la certezza del rientro sugli investimenti nel settore delle rinnovabili” ha commentato Monica Frassoni, presidente dei Verdi europei “La posizione rappresentata al momento dal governo italiano rischia solo di rendere inefficace la politica energetica europea del futuro e di cancellare decine di migliaia di posti di lavoro potenziali nel settore delle rinnovabili”.

Parole critiche nei confronti dell’Italia le ha sostenute anche Umberto Guidoni (Ass. Unire la Sinistra, Pdci) nel suo intervento al dibattito europarlamentare di ieri: “C’è chi sostiene che la direttiva Europea del 20-20-20 imponga costi troppo elevati per l’economia dell’Unione europea. Fra questi c’è il governo italiano che ha presentato stime di costi quasi doppi (18 Miliardi €/anno contro 9 Miliardi €/anno valutati dalla Commissione) senza prove, peraltro, convincenti”. e dopo aver ricordato che “l’aumento di efficienza energetica e l’utilizzo diffuso di fonti rinnovabili sono la ricetta per uscire dalla crisi economica” ha sottolineato che “non possiamo permettere che la miopia di alcuni Stati membri e gli interessi particolari di pochi blocchino un processo fondamentale per il futuro dei cittadini europei”. Mentre in Italia le commissioni Industria e Territorio-Ambiente di Palazzo Madama (e con analoghi contenuti anche la commissione esteri) hanno votato una risoluzione che impegna il Governo ( e nei fatti lo appoggia sulla sua linea)ad operare nelle prossime settimane in sede comunitaria per assicurare meccanismi di flessibilità del pacchetto clima energia e di porre clausole di revisione basate anche sulla nozione di costo efficacia delle misure previste e sul principio di equità. E chiede inoltre all´Esecutivo di far pesare nel Consiglio europeo “i costi che ogni Paese dovrà sopportare e di sottolineare i riflessi che il ´´pacchetto´´ avrà sulla crisi economica in atto”.

Di tutt’altro tenore le raccomandazioni che, sempre ieri, ha adottato a Bruxelles, la Commissione temporanea sul cambiamento climatico, istituita dal Parlamento europeo per formulare proposte sulla futura politica dell´Ue in materia di cambiamento climatico, coordinare la posizione del Parlamento nell´ambito dei negoziati internazionali del dopo Kyoto e di proporre delle azioni adeguate in materia, tenendo conto, tra l´altro, del loro impatto finanziario.

“Gli effetti negativi del mutamento climatico potrebbero essere più rapidi e più gravi del previsto” hanno dichiarato i membri della commissione Clim. Il ruolo dell´Unione europea e degli altri paesi industrializzati è dunque cruciale in questa corsa contro il tempo e, seppure ritenuto un problema difficile, bisognerà far prova di “spirito visionario” e proporsi come pionieri di un così difficile terreno. “La lotta contro il cambiamento climatico è e resterà la priorità dell´Unione europea, anche in questo momento economicamente difficile” ha dichiarato il redattore della relazione Karl-Heinz Florenz (PPE-DE). Risulta quindi indispensabile adottare misure politiche a lungo termine e chiedere ai cittadini europei di essere attenti agli sprechi energetici, coinvolgendosi direttamente nella lotta contro il surriscaldamento della Terra.

Tra le misure proposte nel rapporto: la riduzione di gas a effetto serra del 20% entro il 2020 e dell´80% entro il 2050; la creazione di un fondo europeo per il clima o di fondi nazionali equivalenti; una campagna d´informazione più mirata nei confronti dei cittadini per incoraggiarli a ridurre le loro emissioni in modo economico.

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