[05/12/2008] Comunicati

I sussidi che fanno male al Pianeta

LIVORNO. Ogni anno carbone, gas e petrolio ottengono sussidi pubblici per un totale di 200 miliardi di dollari, pari al 64% della spesa pubblica globale destinata all’energia, a fronte del misero 3,2% che va alle rinnovabili per una spesa complessiva di 10 miliardi di dollari. La stima è nel rapporto dello Unfccc, la Conferenza Onu che si occupa dei cambiamenti climatici, del 2007 e a sottolinearla alla vigilia della giornata internazionale dedicata ai mutamenti climatici, sono Legambiente e la Campagna per la riforma della Banca Mondiale (Crbm), con il dossier “I sussidi che fanno male al Pianeta”.

Sette casi studio dalle fonti fossili al nucleare alla ricerca, che dimostrano il meccanismo perverso dei sussidi, che costituisce uno dei principali ostacoli alla promozione di un sistema sostenibile. Da un lato infatti perpetua un modello con “danni collaterali” devastanti, soprattutto nei Paesi più poveri, dall’altro contribuisce a bloccare l’emergere delle energie rinnovabili, di sistemi sostenibili per la mobilità e di politiche per l’efficienza energetica, assicurando alle fonti tradizionali una convenienza economica che altrimenti non avrebbero.

L’Italia, ad esempio, ogni anno foraggia con il meccanismo del Cip6 sussidi destinati soprattutto al settore petrolifero e in minima parte quello delle rinnovabili. Solo nel 2006, attraverso questo meccanismo, sono stati prelevati direttamente dalle bollette oltre 4 miliardi di euro per finanziare l’elettricità prodotta da combustibili fossili. Una distorsione che a più riprese si è tentato di eliminare, ma che continuerà a produrre i suoi effetti fino al 2020.

“Bisogna subito porre fine al finanziamento con fondi pubblici e per la lotta alla povertà di investimenti nel settore dei combustibili fossili, a cominciare dai CIP 6 e dagli sconti ai grandi consumatori di energia elettrica e gas” ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Quello che si dovrebbe fare secondo Cogliati è aumentare “gli investimenti in tecnologie rinnovabili e di efficienza energetica anche nei Paesi più poveri, favorendo progetti di piccola scala, distribuiti sul territorio come solare, eolico e mini idroelettrico (quello inferiore a 10MWndr)” .

Protrarre lo schema di dipendenza dalle fonti fossili significa anche perpetuare i danni provocati a monte, nello sfruttamento delle risorse, per la maggior parte localizzate nel Sud del mondo. Non esistono cifre ufficiali sull’entità dei fondi pubblici che finiscono per essere destinati dai governi dei Paesi industrializzati alle società petrolifere, ma nel 2007 l’organizzazione statunitense Oil Change international ha stimato che tra il 2000 e il 2007 le società private nel settore del petrolio hanno beneficiato di oltre 61 miliardi di dollari di sussidi. Gli Stati Uniti hanno versato più soldi pubblici con 15,5 miliardi di dollari, segue l’Unione europea, che attraverso la Banca europea per gli investimenti (Bei), e la Banca europea per la ricostruzione lo sviluppo (Bers), avrebbe garantito almeno 16,5 miliardi di dollari. Tra le forme di incentivi ci sono infatti anche i cospicui finanziamenti a petrolio, carbone e gas garantiti attraverso le agenzie di credito all’esportazione o le istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale o, appunto, la Bei, e spesso destinati a progetti, discutibili, nei Paesi in via di sviluppo.

“Chiediamo che in Italia venga introdotta una moratoria sugli investimenti nel settore dei combustibili fossili per le operazioni finanziate e garantite dall’agenzia di credito all’export (Sace)” - ha dichiarato Elena Gerebizza della Crbm e ha continuato sostenendo che - “i nostri rappresentanti presso la Banca Mondiale, la Banca europea per gli Investimenti e nella Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo devono spingere affinché queste istituzioni pubbliche non eroghino più sussidi in favore dei combustibili fossili”.

Altro fronte aperto è quello della ricerca. Per quanto riguarda l´Italia, il dato più allarmante è il drastico calo delle sovvenzioni pubbliche alla ricerca sulle fonti pulite, crollate dai 144 milioni di dollari spesi nel 1984 ai 67 milioni dollari previsti nel 2006. Una riduzione che è andata di pari passo con l´ aumento delle sovvenzioni per la ricerca sulle fonti fossili, passata dai 15 milioni di dollari ottenuti nel 1984 ai 53 del 2006.

Il documento integrale "I sussidi che fanno male al Pianeta" è scaricabile al link:
http://www.legambiente.eu/documenti/2008/1006_nucleare/index.php

Torna all'archivio