[09/12/2008] Recensioni

La Recensione. La città rinnovabile di Peter Doege

Il mondo si sta riscaldando con le conseguenze che ormai sappiamo: ghiacci che si sciolgono, il livello del mare che si alza, alluvioni e siccità, ecosistemi e biodiversità che si alterano, fame e malattie che si diffondono.
Più della metà della popolazione del pianeta vive nelle città che sono il sistema più complesso che la società umana abbia mai creato. Talmente complesso che assomiglia sempre più a un organismo biologico basato su delicati meccanismi metabolici: si alimenta di materia, energia e informazione; metabolizza e produce beni, altre informazioni e rifiuti solidi, emissioni di Co2 e di altri gas climalteranti.

Ogni città – che è in continua evoluzione - come ogni organismo ha caratteristiche che la rendono unica anche se la tendenza del XX secolo è stata verso l’uniformazione formale: edifici e layout urbani uguali ovunque e pianificazioni urbanistiche conformate a sistemi energetici fondamentalmente improntati sulle fonti fossili.

Parte proprio dal ruolo delle fonti energetiche fossili nello sviluppo e nell´esistenza delle città Peter Droege - attualmente presidente del World council for renewable energy per l’Asia e il Pacifico – nella sua “Guida a una rivoluzione urbana per una città rinnovabile”. L’opera infatti è un manuale di istruzione rivolto a tutti (amministratori, politici, aziende, architetti, cittadini) per una rivoluzione (che in alcuni centri urbani del mondo è iniziata ma è ancora in fase di sviluppo, e che invece in Italia sembra sempre più rallentata dalle decisioni governative) delle città e dell’attuale modello economico (visto che – come afferma l’autore del libro – i centri urbani sono glorificati quali motori dell’economia globale).

Il testo di Peter Droege vuole esser una guida per il distacco dalle fonti energetiche fossili e nucleari e da altre fonti insostenibili di produzione di energia, un supporto per passare all’uso di risorse rinnovabili e sostenibili quali soluzioni per alimentare le moderne comunità urbane grandi o piccole.

Non è tuttavia un invito a riformare le città a livello istituzionale, culturale e politico mirato unicamente a una mera sostituzione di natura tecnologica. E neanche è un invito ad affrontare i cambiamenti climatici solo attraverso strategie amministrative di adattamento e mitigazione.

Perché l’idea di Città rinnovabile che l’autore ha è un´altra: “le Città rinnovabili sono quelle popolate da individui capaci di apprezzare i fenomeni metereologici locali. Sono progettate per rispondere positivamente alle dinamiche climatiche locali e sfruttarle a proprio vantaggio, ovvero a utilizzare le fonti idriche ed energetiche disponibili sul territorio riducendone al minimo gli sprechi”.

Ma per arrivare a questo non c’è e non ci potrà mai essere un´unica soluzione in campo. Anche perché ogni area geografica, ogni paese e ogni quartiere nel mondo rappresenta una realtà diversa con potenzialità e criticità differenti. Secondo Peter Droege occorre però rendersi conto che le battaglie si svolgono nelle città e non solo su un fronte. Perché “le città sono i laboratori in cui mettere alla prova le strategie per la sostenibilità ambientale sociale ed economica”.

Tutte le forme di energia rinnovabile sono contenute all’interno del contesto in cui una certa comunità vive e opera. Si esprimono attraverso varie tecnologie: interventi progettuali, edilizi e costruttivi, istallazioni idrauliche, eoliche, geotermiche, solari termiche e fotovoltaiche, impianti a biocombustibile e pompe di calore. Un ruolo fondamentale nella “rivoluzione” lo giocano le istituzioni locali e centrali attraverso i propri programmi di pianificazione e amministrazione delle infrastrutture, dei trasporti e attraverso i piani di sviluppo edilizio. Così come i cittadini attraverso le loro scelte a partire dalla istallazione di un pannello fotovoltaico fino ad arrivare all´acquisto degli elettrodomestici (immessi sul mercato da imprese che agiscono più o meno secondo i principi della sostenibilità). Così come le imprese produttrici di beni o di servizi e quelle edili.

Il principio dell’efficienza energetica è alla base della pianificazione e delle performance su cui si fonda l’agenda di tutte le nuove città, mentre quello della conservazione dell’energia è il principio guida dei comportamenti civili dei cittadini. E un sistema di generazione distribuita e in parallelo un programma per il contenimento delle emissioni con una chiara ripartizione di responsabilità e competenze è l’obiettivo a cui tendere. Ma per poterla realizzare concretamente è necessario attuare in tempi brevi e con fermezza politiche efficaci, un’efficiente struttura commerciale e un mercato solido e dinamico.

In tale ambito – sostiene l’autore – città e comunità urbane svolgono un ruolo chiave: non per niente numerose iniziative e normative per incrementare l’efficienza energetica e contenere le emissioni sono nate all’interno di realtà locali o perché destinate a tali realtà. In Austria svariate cittadine si sono rese quasi autosufficienti in termini energetici e sono sorte reti di paesi ampiamente alimentati da energie rinnovabili. Inoltre molte città hanno iniziato ad abbracciare questa inversione di rotta attuando programmi e iniziative di vario tipo. Per esempio le pionieristiche disposizioni sul solare di Berlino, i programmi sulle fonti rinnovabili di Londra, i piani solari di Oxford, le innovazioni di Monaco di Baviera, le ordinanze solari approvate in Spagna, i primi tentativi di promuovere il solare a Città del Capo, le articolate strategie pro-rinnovabili del Melbourne, le nuove normative energetiche applicate a Shanghai, i programmi per la realizzazione di Solar City sostenuti dal governo australiano e lentamente introdotti da Adelaide, ma anche in due città della Corea del Sud sostenuti in concerto da gruppi ambientalisti, settori industriali ed enti nazionali e le ormai consolidate politiche attuate da San Francisco e Sacramento in California. Anche gli architetti e gli urban designer si fanno promotori dei nuovi valori costruendo in modo sostenibile.

Dunque in tutto il mondo governi e municipalità, settori industriali, figure professionali e comunità stanno espandendo i propri programmi per favorire un incremento dell’efficienza energetica, sostenere e implementare progetti infrastrutturali fondati sulle fonti rinnovabili sia autonomamente o in cooperazioni con altri.

L’Italia in tutto questo come si muove? In un periodo di crisi economica che investe tutto il globo il governo italiano vede bene di tagliare gli incentivi agli interventi di ristrutturazione edilizia per la riqualificazione energetica, di non rendere obbligatorio allegare nel contratto di compravendita il certificato di efficienza energetica dell’abitazione, che dà l’ultima parola alle Soprintendenza sui piani paesaggistici delle regioni, che investe sulle grandi opere, che a livello nazionale non ha un piano energetico, che favorisce la ricerca verso il nucleare e non verso le fonti rinnovabili e che a livello europeo propone di non rispettare le tre 20 perché troppo dure da affrontare per le imprese italiane. Insomma un governo che non spinge, non agevola e non investe nella creazione di Città rinnovabili. E figuriamoci verso una riconversione del sistema economico.

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